Alfons Mucha il pittore conosciuto per le romantiche ragazze ornate di fiori, massimo esponente dell’arte liberty, nella sua carriera dipingerà a Praga una monumentale opera di impegno sociale che racconta l’Epopea Slava.

Alfons Mucha e l’Art Nouveau

Alfons Mucha nasce il 24 luglio 1860 in Moravia, nella Repubblica Ceca. Massimo esponente dell’Art Nouveau, dipingerà a Praga 20 tele monumentali che raccontano la storia della l’Epopea Slava. Si formò a Brno, Praga e successivamente Vienna. Ma è a Pargi che conquistò il suo sviluppo artistico. Infatti a Parigi Mucha venne in contatto con l’ambiente moderno e cosmopolita di quegli anni, ambellico del mondo dell’arte e delle nuove tendenze. Lì conobbe i grandi nomi dell’arte e dello spettacolo, tra cui l’attrice Sarah Bernhardt. E proprio dall’incontro con Sarah Bernhardt, la vita  e l’arte di Mucha avranno  una svolta. Infatti dopo il manifesto publicitario per il dramma Gismonda, l’attrice stipula con Mucha un contratto della durata di sei anni, fino al 1900. Durante questo periodo Mucha disegnò manifesti, scenografie teatrali, costumi e gioielli. Qui divenne quasi un antesignano grafico pubblicitario, facendo circolare l’arte fuori dai musei, per renderla viva per le strade e nelle case della borghesia.

L’Epopea Slava di Mucha

Nella primavera del 1904 Mucha s’imbarcò sul transatlantico La Lorraine, diretto a New York. Qui, grazie all’attività di ritrattista e di insegnante, Mucha accumulò una cospicua somma di denaro. Denaro che gli permise realizzare il ciclo di dipinti patriottici che stava progettando già da tempo: la famosa Epopea Slava.

Il progetto dell’Epopea slava trovò aiuti finanziari anche del ricco imprenditore americano Charles Richard Crane, che condivise il pensiero storico patriotico di Mucha. Dice l’artista che con questo lavoro avrebbe voluto:

Realizzare qualcosa di veramente bello, non per la critica, bensì per il miglioramento dell’animo slavo.

Mucha si dedicò con totale dedizione all’Epopea slava a partire dal 1911. Il ciclo comprendeva ben venti dipinti di grandissime dimensioni che dovevano abbracciare tutte le vicende storiche dei popoli slavi.

Per poter dipingere queste gigantesche tele l’artista affittò uno studio e un appartamento nel castello Zbiroh, nella Boemia occidentale. Per poter riportare con la massima cura la Storia, Mucha studio diversi libri e si consultò con diversi studiosi di storia slava. Inoltre si recò di persona nei luoghi della storia, in Croazia, Grecia, Serbia, Montenegro, Bulgaria, Polonia e Russia, così da poter studiare costumi e tradizioni di quei popoli. Durante i suoi viaggi, Mucha fece numerose fotografie e disegni del popolo slavo, che tuttavia ai suoi occhi appariva arretrato  e superstizioso.

Mucha - Epopea Slava foto da web
Mucha – Epopea Slava foto da web

Le venti tele a Praga

Le venti tele dell’Epopea slava erano pronte nel 1928. Nello stesso anno l’artista le donò alla città di Praga, in occasione del decimo anniversario della proclamazione della repubblica cecoslovacca. Ma il ciclo suscitò molte polemiche da parte della critica. Fu messo in discussione sia lo stile, giudicato fuori moda, sia lo spirito nazionalista delll’artista, considerata la raggiunta indipendenza della Cecoslovacchia nel 1918.

Tutta la serie dei venti quadri di grandissime dimensioni , circa 8×6 metri l’uno, sono testimonianza del suo impegno culturale e politico. Le tele raccontano i principali avvenimenti della storia slava fra il III e il XX secolo utilizzando un linguaggio che risente degli influssi Art Nouveau.

La storia ceca in particolare, viene rivista in chiave allegorica, religiosa, militare e culturale. Abbiamo quindi i primi quadri che descrivono gli albori della storia slava con una forte valenza simbolica. A partire dal due slavi come Adamo ed Eva nel sesto secolo, seguono i racconti incentrati sui leggendari e importanti re dell’età medievale. Altri quadri seguono l’emergere della consapevolezza religiosa nel popolo slavo.

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Alfons Mucha Adamo ed Eva nella terra di origine slava foto da web

Infatti nella tela “Lodate il Signore nella vostra lingua natale” viene descritta la scena del nono secolo dove due monaci greci, Cirillo e Metodio, traducono alcune parti della Bibbia e della liturgia cristiana in lingua slava. La lingua è quella che sarà detta appunto Cirillico e che contribuirà alla conversione del popolo. In questa importante opera, intrisa di un forte simbolismo, si ritrova anche la rappresentazione dell’abolizione della servitù della gleba in Russia ottenuta nel 1861.

Esposizione a Praga

Forse anche a causa delle dimensioni gigantesche, l’Epopea all’inizio viene esposta solo parzialmente nel Palazzo dell’industria, poi in una scuola di Praga. LE opere furono nascoste durante l’occupazione nazista, e l’intero ciclo è stato conservato nel castello di Moravsky Krumlov. Solo nel 2012 è stato trasferito nel Veletržní Palác, a Praga e oggi possono essere osservate e apprezzate per la loro monumentalità, i loro colori e le loro atmosfere uniche.

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