Elton John e l’amore per Nikita, il futuro radioso che si avvertiva nelle note degli Scorpions, i lucchetti gettati a terra dai Pink Floyd e il concerto senza precedenti di David Hasselhoff: ripercorriamo assieme la storia del muro di Berlino raccontata dalla musica

onstage.it
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Trent’anni fa si sentivano le urla di libertà di David Hasselhoff, si riusciva ad intravedere il bacio rubato di David Bowie accanto al muro di Berlino, sotto gli spari dei fucili, e si percepiva sulla pelle il vento del cambiamento degli Scorpions.

Il muro di Berlino, simbolo per eccellenza della guerra fredda, era caduto. Al suo posto solo rocce distrutte, infiniti sorrisi e abbracci di riconciliazione. Il tutto accadeva con in sottofondo le note di Bach suonate magistralmente dal violoncellista russo Mstislav Rostropovich all’altezza esatta del Check Point Charlie, mentre Berlino tornava ad essere una città unita.
Non più un luogo dall’anima lacerata, ma punto felice, che voleva a tutti i costi ricucire quella ferita di cemento.

Giovani che festeggiano la caduta del muro di Berlino radioliberatutti.it
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E si sa, non c’è nulla che possa curare un’anima ferita tanto quanto la musica; una via di fuga che permette di ricongiungersi con l’essenziale.

Ed oggi, nel trentesimo anniversario della caduta del muro, diventato simbolo di rivendicazione politica, di libertà, punto fondamentale per artisti e giovani, vogliamo riproporne la storia, prima e dopo la caduta, attraverso 7 canzoni che lo hanno raccontato alla perfezione.

DAVID BOWIE: “HEROES” (1977)

La storia di due amanti separati dal muro, in una Berlino che stava perdendo la speranza, ma che ancora lottava e non si scoraggiava.

David Bowie nel 1977 dà vita a uno dei capolavori più famosi ed emozionanti della storia della musica, e lo fa proprio a Berlino, luogo che per lui simboleggia la rinascita artistica spirituale.

Il brano, registrato in uno studio a Berlino Ovest nei pressi del muro e scritto insieme a Brian Eno, rende omaggio a due innamorati che, eludendo i controlli della polizia diventano simbolo di lotta.

DAVID HASSELHOFF: “LOOKING FOR FREEDOM” (1978)

Rimasta in cima alle classifiche tedesche per 8 settimane quell’anno dell’89, Looking for Freedom è l’inno per eccellenza della caduta del muro.

Scritta originariamente dall’ex calciatore Horst Nussbaum, la canzone viene assegnata alla star di Supercar David Hasselhoof.

Il pezzo a giugno viene cantato dal famosissimo attore sulle rovine del muro, in un concerto monumentale e strepitoso, simbolo di quella libertà, di quella giustizia e di quella unione tanto agognate e finalmente conquistate.

LUCIO DALLA: “FUTURA” (1980)

Un amore ostacolato dal muro, una ricerca di pace, il desiderio di un figlio che nascerà senza paura: ecco Futura, la canzone scritta da Lucio Dalla nel ’79 che racconta una storia di speranza.

L’aneddoto sulla nascita della canzone è poetico e divertente al tempo stesso, ed è lo stesso cantautore bolognese a raccontarlo in un’intervista:

Il testo di Futura nacque come una sceneggiatura, poi divenuta canzone. La scrissi una volta che andai a Berlino […] Mi sedetti su una panchina e mi accesi una sigaretta. Poco dopo si fermò un altro taxi. Ne discese Phil Collins che si sedette nella panchina accanto alla mia e anche lui si mise a fumare una sigaretta. In quei giorni a Berlino c’era un concerto dei Genesis, che erano un mio mito. Tanto che mi venne la tentazione di avvicinarmi a Collins per conoscerlo, per dirgli che anch’io ero un musicista. Ma non volli spezzare la magia di quel momento. Rimanemmo mezz’ora in silenzio, ognuno per gli affari suoi. In quella mezz’ora scrissi il testo di Futura, la storia di questi due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest che progettano di fare una figlia che si chiamerà Futura”.

NEYL YOUNG: “AFTER BERLIN” (1982)

Won’t you help me make my way on home, after Berlin?“.

Una richiesta di aiuto, una domanda lecita perché sì, è vero: la visione della vita cambia dopo Berlino, dopo la vista di quel muro.

Neil Young in After Berlin cerca di trasmettere attraverso la sua voce la sensazione sulla pelle inspiegabile mentre si attraversa quel blocco di cemento che pare infinito.

Il cantante canadese si ritrova in una Berlino in cui ti rinchiudono fuori o ti rinchiudono dentro, dove torni ad essere un bambino che, cantando la stessa canzoncina nella testa, ha bisogno di essere riportato a casa.

ELTON JOHN: “NIKITA” (1985)

Ecco un’altra intramontabile storia d’amore in musica: Elton John ammira la guardia sovietica Nikita da lontano, tentando più volte di avvicinarsi a lei.

A causa del muro, per i due non è possibile stare insieme, ed il cantante è costretto ad osservarla dalla sua auto, senza muovere un passo, avendo solo la possibilità di immaginare ciò che potrebbe essere.

Oh Nikita / You will never know anything about my home / I’ll never know how good it feels to hold you / Nikita I need you so / Oh Nikita is the other side of any given line in time / Counting ten tin soldiers in a row

SCORPIONS: “WIND OF CHANGE” (1991)

La canzone che esprime al meglio lo stato d’animo e l’arcobaleno di emozioni che ha invaso chi, il 9 novembre del 1989, era lì, davanti al muro, e lo vedeva crollare mattone dopo mattone.

Il vento del cambiamento è dato dalla cortina di ferro abbattuta in Russia prima degli anni 80, e dalla caduta tanto attesa del muro.

Ed ecco che l’animo di ogni persona viene pervaso dalla voglia di cambiare ciò che fino a quel momento aveva scritto le pagine della storia.

Gli Scorpions regalano quella che per un ventennio sarà una delle canzoni più famose in terra tedesca, uno di quei brani che riescono a spiegare la frustrazione e poi il senso di sollievo e liberazione delle persone che, le conseguenze del muro, le hanno sentite sulla propria pelle.

The future’s in the air / I can feel it everywhere / Blowing with the wind of change

PINK FLOYD: “A GREAT DAY FOR FREEDOM” (1994)

“On the day the wall came down / they threw the locks onto the ground / and with glasses high we raised a cry / for freedom had arrived”

E, per chiudere, i Pink Floyd, che scelgono di omaggiare quell’evento così sperato e atteso con il famosissimo A great day for freedom.

Un brano che, scritto 5 anni dopo l’evento, riesce a raccontare sia le grandi speranze per un futuro più luminoso, il senso di voglia di libertà e spensieratezza, sia la disillusione, la realizzazione che forse, quei desideri di cambiamento, erano troppo ambiziosi.

I Pink Floyd hanno dedicato al muro di Berlino anche le tre canzoni contenute in The Wall, un’interessantissima climax di rabbia e delusione per gli eventi successivi alla caduta, che culmina nell’abbattimento di mattoni finti sulle note di Outside of the Wall, durante il monumentale concerto della band del 1990 a Berlino.

La caduta del muro di Berlino credit globenews.it
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Oggi, dopo trent’anni da quel giorno così importante, che ha cambiato il corso della storia, dobbiamo ricordare per non commettere gli stessi sbagli, e la musica è qui per dimostrarci che si può cambiare, è qui per ricordarci ciò che non deve essere dimenticato.

É qui perché quel muro non è caduto, ma è stato buttato giù, e attraverso tutte le voci citate in questo articolo, non dobbiamo dimenticare che è stata la volontà e la forza delle persone ad abbatterlo e, in un momento storico come quello attuale, è giusto ricordare che i muri, in qualsiasi epoca, è sempre meglio distruggerli piuttosto che costruirli.