Esce al cinema “Napoli-New York”, il nuovo film di Gabriele Salvatores che racconta in tono fiabesco la storia di un viaggio dall’Italia all’America sulla base di un soggetto scritto da Pinelli e Fellini. In occasione di quell’evento vi proponiamo alcuni film sull’immigrazione italiana da riscoprire

Napoli- New York, quando i migranti eravamo noi

Napoli-New York
Napoli-New York, fonte myredcarpet.eu

In mondo di oggi in cui si parla ogni giorno del problema dell’emigrazione dall’Africa all’Italia ci si dimentica di quando i migranti e gli emarginati eravamo noi. A ricordarci quel periodo di sogni, dolori e speranze in cui anche noi abbiamo cercato la terra promessa arriva nelle sale cinematografiche “Napoli-New York” di Gabriele Salvatores. I protagonisti della storia narrata dal film sono infatti i piccoli Carmine e Celestina che nella poverissima Italia del dopoguerra decidono di lasciare Napoli alla volta di New York dove Celestina cercherà sua sorella vivendo una serie incredibile di avventure.

Salvadores per realizzare il suo film si è ispirato ad un soggetto di Federiccio Fellini e Tullio Pinelli, ritrovato in un baule pieno di cose da buttare, e al mondo della favola per raccontare in senso fiabesco il viaggio verso la speranza che anche noi abbiamo fatto alla ricerca del nostro eldorado. Un tema affrontato dai film che in questa carrellata vi proponiamo di riscoprire.

La nostra sequenza cinematografica inizia con “Uno sguardo dal ponte” di Sidney Lumet del 1962. Ralf Vallone interpreta un migrante italiano in America la cui ossessione per la nipote sfocerà in una tragedia iniziata con la denuncia di un collega e migrante italiano irregolare di cui il protagonista è geloso. Lumet ha tratto questo dramma familiare dall’omonima piece teatrale di Arthur Miller, già interpretata con successo da Vallone a teatro a Parigi per la regia di Peter Brook, regalandoci un affresco duro e toccante degli anni in cui i poveri migranti in cerca di fortuna eravamo noi. Da notare una scena in cui lo stesso Ralf Vallone bacia un uomo sulla bocca in segno di sfida che all’epoca desto molto scandalo e scalpore.

Martin Scorsese e gli italoamericani

“Niente cibo, niente casa, dormivamo a poco sotto i ponti. Ma nonostante tutto siamo italoamericani! E siamo qui”. È una frase che Catherine Scorsese, la madre di Martin Scorsese, pronuncia nel documentario del figlio del 1974 “Italianamerican”. Il grande regista americano, autore di cult come “Toro scatenato” e “The Irishman” ha da sempre raccontato nel suo cinema il mondo degli italoamericani che rappresentà la sua identità personale tra malavita, affetti, vita di strada e voglia di riscatto. In “Italianamerican” indaga a fondo nelle sue radici realizzando un documentario che vede come protagonisti i suoi genitori. Dopo il successo di “Mean Streets” Scorsese racconta le sue origini, la vita degli italoamericani e la storia di chi in America si è rifatto una vita. Non manca una critica agli Usa per aver marginalizzato gli emigranti ed instaurato la paura contro gli stranieri e all’Italia per aver costretto i suoi figli ad andarsene.

Il nuovo mondo di Crialese

La nostra carrellata cinematografica si conclude con “Nuovomondo” di Emanuele Crialese del 2006. In questo film viene raccontata con poesia e metafore la storia della famiglia Mancuso e del suo viaggio verso l’eldorado dell’America per fuggire dalla povertà della Sicilia dei primi del 900′.La terra promessa non è per tutti e per entrarci dovranno superare esami fisici e psicologi ad Ellis Island, il luogo di arrivo di tanti immigrati europei ai primi del 900′ che sbarcavano a New York in cerca di fortuna.

Parlando del film, come riportato in un’intervista di Recensito, Crialese ha detto: “Ho voluto raccontare una storia basata sulla sopravvivenza di persone che si volevano togliere di dosso una “casta”; bisogna considerare il fatto che in Sicilia si viveva male, ma si viveva. Il lavoro nel nuovo mondo non era migliore che in Italia. L’America, invece, era il posto in cui si diceva che tutti erano uguali, in cui se lavoravi o se ti impegnavi avevi il rispetto della società; dunque per questi emigranti era una questione di orgoglio, era una questione di riscatto sociale. Ora noi siamo l’America per le popolazioni del nord Africa o quelle dell’Est. L’America qui, dunque, non è solo da intendersi come un paese dal punto di vista materiale ma proprio inteso come sogno. Ora l’Italia è l’America”.

Stefano Delle Cave

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