La qualificazione ottenuta contro la Grecia ha dato lustro al lavoro svolto da Mancini, già alla pari di grandi ex c.t azzurri, ma alla ricerca del primo trionfo della sua Nazionale dopo la disfatta di due anni fa
È una Nazionale dirompente, quella di Mancini, che cala un meraviglioso settebello sul tavolo dei Euro 2020.
La Grande Bellezza
L’Italia s’è desta, dopo un sonno durato quasi 2 anni. Contro Grecia e Lichtenstein la Nazionale azzurra ha trovato la qualificazione e il primato nel gruppo J che la proietta di diritto verso Euro 2020.
Atto dovuto? Sì, perché il cratere lasciato nel cuori di tutti i tifosi azzurri in quella nefasta notte del 13 novembre 2017 doveva essere ricolmato con nuove speranze di rinascita. Tradotto, con il potenziale che ha questa selezione doveva per forza di cose comandare in lungo e in largo nelle qualificazioni, rialzando finalmente la testa con una qualificazione dal significato profondo.
Già perché gli azzurri non solo hanno vinto, ma pure convinto in questi due anni, ritrovando qualità, tecnica, grinta, cuore, ma soprattutto quello spirto guerrier che aveva smesso di ruggire in un desolante San Siro.
Stando ai meri numeri, la nuova Italia ha cancellato dal proprio vocabolario la parola “sconfitta”, inanellando solo vittorie in questo glorioso 2019 (8 su 8).
Merito di un allenatore esperto, ma altrettanto attento ai giovani come Roberto Mancini, diventato il capitano di una nave che ora vede sempre più nitida la possibilità di riscrivere la storia da protagonista ai prossimi Europei.
The winner takes it all
Come dice la canzone degli ABBA “Il vincitore prende tutto”. L‘Italia intera ha vinto, ma chi merita la copertina su tutti i giornali non può che essere il tecnico Roberto Mancini.
L’ex allenatore dell’Inter è riuscito a reggere la pressione del peso della maledetta eliminazione, ma ha fatto anche di più che dare equilibrio a questa nuova creatura. Rischiando di passare per nuovo visionario, astratto e confuso, il c.t jesino ha voluto puntare molto sui giovani, bacino dal quale questa nazionale deve pescare e ogni anno ripartire per mantenersi sempre allo stesso livello delle altre big europee.
Sensi, Zaniolo, Kean : tre fiori sconosciuti, ma di belle speranze raccolti subito dal c.t e buttati subito nella mischia per ridare colore e freschezza ad un’Italia scolorita, priva di identità.
Un mix tra giovani spensierati (ma di talento) e colonne d’esperienza che hanno fruttato un atteggiamento e un perseguimento degli obiettivi davero incoraggiante, soprattutto in chiave futura.
Non solo, ma anche un continuo superare i propri limiti per Mancini, ormai entrato nella storia di questa Nazionale prima ancora di vincere qualcosa: 11 vittorie su 17 partite, 9 vittorie consecutive, per dei numeri che già lo accostano ad un certo Vittorio Pozzo.
Come ha detto lo stesso c.t in conferenza “mi mancano solo 2 Mondiali“, ma se la strada è questa, caro mio Roberto, chi ti impedirà di eguagliarlo?