Nessun accusato nel processo per il ferimento del 29enne Jacob Blake. Il mondo NBA, molto vicino al caso, ha espresso il suo disappunto.

Bucks: “l’uso della forza deve finire”

Le tensioni razziali nel 2020 sono state uno dei temi che hanno condizionato maggiormente gli Stati Uniti e il mondo intero. Un argomento scottante che non poteva non interessare il mondo NBA. La lega si è fatta portavoce dei cittadini americani, indignati per quanto accadeva nel proprio paese. Risale infatti alla scorsa estate la storica presa di posizione dei Milwaukee Bucks, alla notizia del ferimento avvenuto a Kenosha (Winsconsin) dell’afro-americano Jacob Blake. Al 29enne vennero infatti scaricati 7 colpi di pistola da un poliziotto, scatenando l’indignazione di una comunità già segnata dagli strascichi dell’uccisione di George Floyd. I Bucks, per dare un segnale forte alla nazione, decisero di non calcare il parquet nella gara-4 dei playoff contro i Magic. Alla franchigia del Winsconsin si unì la solidarietà della lega, optando per la sospensione delle partite per tre giorni.

Nella giornata di ieri, il processo su questo spinoso caso di cronaca ha partorito un’inaspettata sentenza: nessun accusato tra i 3 poliziotti coinvolti. Alla notizia non si è fatto attendere un comunicato piuttosto seccato dei Milwaukee Bucks:

“Le occasioni ripetute in cui l’uso eccessivo della forza o le escalation quando è coinvolta la comunità nera devono finire. Continueremo a impegnarci per cambiare le forze di polizia affinchè questi incidenti non esistano più”

Jacob Blake: il messaggio di LeBron

Non è mancato il sostegno dei giocatori alla campagna portata avanti dai Milwaukee Bucks. Tra i tantissimi messaggi sui social, LeBron James ha espresso il suo disappunto invitando, comunque, la nazione americana a farsi forza e a lottare per il cambiamento:

“Quello che è successo a Kenosha oggi è un colpo al cuore e allo stomaco – non solo per quella comunità, ma per tutti quelli che sono stati parte di questo processo e hanno visto questi risultati per troppo tempo. E non solo per la comunità nera ma anche quella bianca, che vede momenti come questo succedere a noi, alla famiglia, a Blake stesso … Ma dobbiamo continuare a rimanere forti, credere gli uni negli altri e spingere per un cambiamento più grande e per il bene superiore”

Matteo Curreri

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