Un’inchiesta su infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo in Lombardia. Che coinvolge imprenditoria e politica. Una lunga lista di arresti, 24 in tutto, e una maxi operazione che coinvolge nomi noti. Come il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, e Mario Mantovaniex vicepresidente della Regione. Entrambi di Forza Italia. Ma non sono i soli.

Il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza credits: Huffington Post

La ‘Ndrangheta torna a far parlare di sé in Lombardia. Precisamente nella provincia di Monza e Brianza. L’ultima maxi operazione in ordine di tempo è quella che ha portato ad arrestare ben 24 persone. Coinvolti imprenditori e politici. Tra questi ultimi troviamo il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, che milita in Forza Italia. Mazza è accusato di corruzione: avrebbe favorito gli affari con un imprenditore legato alle cosche, in cambio di voti. Il primo cittadino dice che chiarirà tutto; intanto è ai domiciliari. Il suo legale puntualizza che a Mazza non viene contestata alcuna aggravante mafiosa. E informa che il primo cittadino si trova in uno “stato di prostrazione” e “sta valutando” se autosospendersi dall’incarico.

Ma non è il solo. Vediamo chi sono i politici e gli imprenditori coinvolti in quello che è solo uno dei casi di ‘Ndrangheta in Lombardia; un rapporto iniziato negli anni Cinquanta, quando l’organizzazione criminale calabrese ha iniziato ad infiltrarsi nella regione, con elementi di spicco provenienti dalla Locride.

‘Ndragheta in Lombardia: gli arresti e le accuse 

L’inchiesta lombarda sulla ‘ndrangheta è coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano e ha portato a 27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 interdittive. Indagato per corruzione l’ex vicepresidente della Regione Mario Mantovani (FI), attualmente consigliere regionale. A Mantovani, già arrestato due anni fa in un’altra inchiesta, non vengono contestati reati di mafia.

Lunga la lista dei soggetti colpiti dalle misure cautelari, 27. E lunga anche la lista dei capi d’accusa contestati. Dall’associazione di tipo mafioso all’estorsione, alla detenzione e al porto abusivo di armi. Senza trascurare lesioni, danneggiamento, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. E poi corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale.

L’inchiesta e la maxi operazione contro la ‘Ndrangheta

L’inchiesta dei carabinieri è partita nel 2015 come costola dell’indagine “Infinito”, che nel 2010 aveva colpito le “Locali” ‘ndranghetiste in Lombardia. Porta la firma dei Pm monzesi Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo, ma non solo. Tra i procuratori troviamo anche Ilda Boccasini.

Ed è stata proprio lei, Il procuratore aggiunto, a riassumere la situazione in Lombardia. Con queste parole:

“C’è un sistema fatto di omertà e di convenienza da parte di quelli che si rivolgono all’anti Stato per avere benefici. E’ facile per le cosche “infiltrarsi nel tessuto istituzionale”

Ma cosa è venuto alla luce grazie a questa inchiesta? Un sistema “do ut des” a cui, purtroppo, le nostre orecchie sono ormai abituate a sentire. 

A legare a “doppio filo” politica e ‘ndrangheta, sarebbe stato un imprenditore edile di Seregno. Il ruolo di quest’ultimo: intrattenere rapporti con politici del territorio, instaurando rapporti fatti di reciproci scambi di favori con esponenti della criminalità organizzata. Un ruolo “determinante” anche per l’elezione del sindaco arrestato, secondo le ricostruzioni degli inquirenti. Il suo interesse era quello di ottenere dai politici una convenzione per realizzare un supermercato nel monzese.

E poi ci sono i presunti esponenti della ‘ndrangheta arrestati stamane. Secondo le indagini, si occupavano di traffico di droga ed estorsioni. Le indagini hanno portato all’identificazione del sodalizio legato alla Locale della ‘ndrangheta di Limbiate (Monza) composto da soggetti prevalentemente originari di San Luca (Reggio Calabria), che secondo l’accusa aveva avviato in provincia di Como un ingente traffico di cocaina, ed è ritenuto responsabile di alcuni episodi di violente estorsioni nella zona di Cantù (Como).

Federica Macchia