Prosegue la nostra rubrica dove andiamo ad analizzare la stagione 2020 dei protagonisti delle Next Gen Atp Finals di Milano del 2019. Dopo Jannik Sinner, Alex De Minaur e Casper Ruud stavolta è il turno del 22enne francese Ugo Humbert. Il mancino di Metz si presentò al Palalido da numero 56 della classifica mondiale ma non riuscì a raggiungere le semifinali dell’ appuntamento milanese. Infatti perse al quarto set le prime due partite disputate contro lo svedese Mikael Ymer e l’americano Frances Tiafoe, prima della bella ma inutile vittoria ai danni del nostro Jannik Sinner (sempre al quarto set), futuro vincitore di quell’edizione.
C’è da dire che il giovane francese non arrivò a quelle Finals nel migliore dei modi soprattutto mentalmente. Soltanto un mese prima infatti, prima di disputare il Challenger di Mouilleron-le-Captif, aveva comunicato la separazione dallo storico coach Cèdric Raynaud. I due avevano lavorato insieme per ben cinque anni e scalato la classifica mondiale, conquistando tra le altre cose nel luglio dello stesso anno gli ottavi di finale di Wimbledon. In attesa di scegliere il nuovo allenatore, ad accompagnare Humbert negli ultimi appuntamenti della stagione fu il preparatore fisico Cyril Brechbuhl.
Il primo titolo Atp e l’ingresso in Top 50
Quando in off season si pensa ormai che Humbert abbia scelto come suo nuovo allenatore Eric Winogradsky, ex coach di Gasquet e Tsonga, ecco qui che il tennista di Metz decide di partire per la trasferta australiana proprio con Brechbuhl, da considerare ormai il suo nuovo allenatore. In Francia ci si chiede insistentemente se ques’ultimo abbia un bagaglio tecnico sufficiente per prendere in mano uno dei più promettenti tennisti del panorama mondiale. All’inizio i risultati sono strabilianti.
Dopo aver iniziato la stagione al Challenger di Bendigo, il giovane francese conquista sul cemento di Auckland il primo titolo Atp, battendo al tie-break del terzo set il connazionale Benoit Paire. Questo successo gli garantisce l’ingresso in Top 50. Nei tornei successivi i risultati però non sono eccezionali. Se riesce a conquistare una buona semifinale a Delray Beach, non possono passare inosservati il primo turno ad Acapulco ma soprattutto il primo turno a Melbourne, dove viene sconfitto rispettivamente dall’americano Taylor Fritz e dall’australiano John Millman. Al momento dell’interruzione Humbert si assesta al numero 42 Atp, suo best ranking.
Il post lockdown: tra luci ed ombre arriva il secondo titolo Atp
Alla ripresa delle attività il francese delude. Colleziona infatti solamente un primo turno a Cincinnati ed uno scialbo secondo turno a New York, dove viene eliminato dal nostro Matteo Berrettini. Le buone notizie paradossalmente arrivano dai tornei sulla terra rossa, la superficie più indigesta. Vince infatti due belle partite a Roma contro il sudafricano Kevin Anderson e il nostro Fabio Fognini prima di perdere onorevolmente contro il canadese Denis Shapovalov. Ad Amburgo raggiunge i quarti di finale, dopo aver estromesso agli ottavi il numero 5 del mondo Daniil Medvedev.
Proprio durante questo torneo annuncia di aver interrotto la collaborazione con Cyril Brechbuhl alla fine del torneo di Cincinnati. L’obiettivo a breve termine non è quello di cercare un nuovo allenatore ma di prendersi il giusto tempo per maturare una scelta così importante. Fino a questo momento ad accompagnarlo nei tornei ci ha pensato la madre, alla quale il giovane francese è legatissimo. Al Roland Garros perde inspiegabilmente al primo turno contro l’australiano Marc Polmans, in un’insolita edizione invernale che avrebbe potuto favorire il suo gioco robusto e potente. Per Humbert i migliori risultati arrivano sul veloce indoor. A San Pietroburgo viene sconfitto in un match lottatissimo dal padrone di casa Andrey Rublev, autentico mattatore del circuito dopo il lockdown, mentre a Parigi Bercy raggiunge i quarti di finale, sconfitto dal canadese Milos Raonic, dopo aver avuto anche match point a disposizione.
Nel mezzo tra questi due tornei il vero capolavoro: il secondo titolo Atp sul veloce indoor di Anversa. Nella cittadina belga Humbert sembra ritrovare il feeling dei giorni migliori, aiutato anche da una superficie che esalta al massimo le sue caratteristiche. In finale a sorpresa batte l’australiano De Minaur in due set. Ad accompagnarlo durante la settimana c’è il nuovo allenatore Nicolas Copin, tecnico della All In Academy, un progetto innovativo inaugurato da Thierry Ascione e Joe Wilfried Tsonga. In attesa dell’inizio della stagione 2021 il francese chiude al numero 30 Atp.
Ugo Humbert: presente ma soprattutto futuro
Non c’è da meravigliarsi che in Francia seguano assiduamente questo ragazzo. Dei dieci tennisti francesi che frequentano la Top 100 infatti soltanto tre hanno meno di trent’anni. In attesa che Lucas Pouille ritorni ai campi mettendo da parte i suoi problemi fisici e che Corentin Moutet trovi più continuità e maturità, è proprio Ugo Humbert a rappresentare una delle poche certezze dell’intero movimento ma soprattutto una speranza per gli anni futuri. Non bisogna scordarsi che il tennista di Metz ha solamente 22 anni. Nelle retrovie inoltre non si vede molta luce. I giovani francesi che navigano fuori dai primi cento non sembrano infatti avere il gioco necessario per potersi imporre a livello Atp. Tuttavia Ugo sembra avere le spalle larghe e non soffrire la pressione di cui il proprio Paese lo sta caricando.
I margini di miglioramento poi sono ancora innumerevoli. Con il nuovo allenatore sta cercando di colmare una serie di lacune: dal gioco sulle superfici lente alla rapidità delle gambe, dalla resistenza in partite al meglio dei cinque set ad una maggiore ricerca della via della rete. Deve essere infatti lui, con la potenza del servizio e dei colpi da fondocampo che ha a disposizione, a compiere scelte aggressive e coraggiose per chiudere il punto durante lo scambio. Per avanzare ulteriormente in classifica dovrà infine per forza di cose migliorare il rendimento negli Slam, unica grande pecca di quest’annata emozionante.
Enrico Ricciulli