Nft è una sigla che sta per non-fungibile token. Se l’età moderna è l’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte (parafrasando il titolo del famoso saggio di Walter Benjamin del 1936) non è difficile capire come lo sviluppo di questo mercato sia potenzialmente rivoluzionario.

Il filosofo tedesco ne L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica denunciava infatti la perdita dell’autenticità dell’opera d’arte, sua caratteristica propria fondamentale, di fronte alla sua riproducibilità. La trasformazione dell’eccezionale nel quotidiano, dall’irripetibile alla molteplicità infinita. Dato che scriveva questo nel 1936 viene da chiedersi cosa avrebbe pensato Walter Benjamin di fronte al mondo del web, massima applicazione di ciò che aveva già preannunciato. Ipotesi a parte, nel web la riproducibilità di qualsiasi immagine, video e contenuto è pressoché infinita e l’attribuzione di proprietà di un contenuto sembra praticamente impossibile. Ed è qui invece che entrano in gioco gli Nft.

L’11 Marzo 2021 viene venduta all’asta “The First 5,000 Days” di Beeple per 70milioni di dollari. Ma l’opera di cui stiamo parlando non è un’opera fisica, ma un’opera totalmente digitale, la stessa scaricata gratuitamente e posta come immagine qui sopra. La differenza? quella acquistata è “l’originale”. Come si può attribuire l’originalità ad un’opera digitale? con agli nft.

A cosa servono gli nft?

Grazie alla Blockchain è infatti possibile stabilire una sorta di certificato di proprietà. Qualcosa di simile a una firma digitale, unica e irripetibile. Come abbiamo già detto gli nft sono infatti dei token non fungibili, ovvero non interscambiabili tra loro. Mentre quindi l’immagine qui scaricata può essere scaricata e usata da altri, quella acquistata in quell’asta ha con sé una particolare sequenza nella blockchain che la rende unica, non riproducibile. Quale sia il senso di acquistare un’opera digitale a cifre smisurate che milioni di persone fruiscono allo stesso identico modo gratuitamente? Sembra chiederselo ironicamente anche Elon Musk dopo aver messo all’asta su Twitter una canzone techno a tema nft. Successivamente ha infatti aggiunto che non gli sembrava corretto venderla fermando quindi l’asta.

Ironia a parte però i soldi girano davvero e il mercato si è attivato. Basti pensare che solo due opere di artisti viventi hanno superato all’asta il valore dell’opera di Beeple. E continuano a verificarsi acquisti apparentemente folli. Il 19 Febbraio 2021 è stato venduto per 545mila dollari la gif del Nyan Cat, liberamente e gratuitamente visualizzata 187milioni di volte su YouTube dal 2011 a oggi.

Il 21 Marzo 2021 Jack Dorsey, fondatore di Twitter, vende per 2.9 milioni di dollari il primo tweet (o meglio twttr) della storia.

Gli esempi non mancano. L’apparente follia dietro questo fenomeno sembra nascondere un periodo di esplosione iniziale la cui conferma non è assicurata. Potrebbe essere insomma una semplice bolla, simile a quella della dot com dei primi 2000. La possibilità però di garantire l’autenticità in un settore dove il web aveva totalmente distrutto la percezione di unicità potrebbe invece rappresentare la nascita di un nuovo mercato dell’arte, donando nuova forza all’intero mercato. Vizio per pochi o possibilità per molti? Per ora le aste sembrano raggiungere prezzi poco accessibili, ma forse potrebbero rivelarsi degli investimenti importanti in un mercato appena nato e destinato a crollare o confermarsi in futuro.