Niccolò Fabi è un artista sempre fedele a se stesso. Un cantautore nel senso più puro della parola che ha fatto della sua passione per la musica un “mestiere”. Artista a pieno titolo sì, ma anche un artigiano delle musiche e dei testi. Un ricercatore dell’anima, un sommozzatore dell’inconscio, capace di spararti in mezzo alla tempesta dei sentimenti. Un equilibrista di emozioni.
Lo abbiamo conosciuto come un ragazzino stravagante dai capelli in disordine che sapeva giocare con le parole ed i loro significati, prima con Dica poi con la stessa Capelli, giocosamente cantata al Festival di Sanremo 1997. E’ stato immediatamente chiaro che il suo talento non era adatto al mercato discografico tout court. Lo è stato quando abbiamo scoperto che, forte della sua laurea in filologia romanza, era in grado di cogliere la potenza ed il significato di ogni parola. I suoi testi sono territori di scoperta in cui la poesia si incrocia con l’abilità dello scrittore che riesce a lavorare con le parole, così come si fa con una scultura.
Niccolò Fabi: la cura e l’attenzione
Niccolò cesella i testi scoprendo in ogni parola molti significati, girandoci intorno, fino a spogliarla e renderla semplice e diretta. E’ stato così da subito, dal primo album Il giardiniere. Certo il successo di pubblico non è mancato, soprattutto con il ritorno a Sanremo 1998 con Lasciarsi un giorno a Roma e, nello stesso anno, con il grandissimo exploit al Festivalbar di Vento d’estate in coppia con l’amico Max Gazzè. Niccolò da subito comincia a mostrare la sua vera essenza di artista riflessivo. Un outsider al di fuori dei giochi del mercato. Uno che decide, senza ritrosia, di seguire la propria strada, senza fronzoli. Una sorta di vocazione. Una scelta difficile e ponderata ma soprattutto una necessità esistenziale. Un percorso trafficato di pensieri, emozioni, vicissitudini personali.
Difficile elencare solo alcune canzoni. Sicuramente l’album La cura del tempo è anche una dichiarazione di poetica così come nel 2016 Una somma di piccole cose arrivato dopo Ecco che, nel 2012, è una nuova partenza in cui si incontrano le strade di Niccolò, Roberto Angelini e Pier Cortese e arrivano insieme fino ai giorni nostri con Tradizione e Tradimento. Tra le varie esperienze di Niccolò va ricordata anche quella con Max Gazzè e Daniele Silvestri nell’album Il padrone della festa, nel 2014, che è stato anche un tour di grande successo, a testimonianza del grande feeling tra i tre cantautori e fondato sulla loro scanzonatezza e autoironia.
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