Nella notte italiana fra mercoledì e giovedì si è svolta l’edizione 2020 del Draft NBA. Un edizione molto particolare per noi italiani visto che tra le possibili scelte era presente un ragazzo roscio e con qualche lentiggine che da qualche anno fa parlare di sé. Selezionato alla chiamata numero 48 dai Golden State Warriors, Nico Mannion.

Le origini italiane

Guardandolo bene, si può dedurre che non sia 100% americano, come ha dichiarato lui in un’intervista, è 50 e 50 tra Stati Uniti e Italia. Si perché questo ragazzo è nato a Siena, il 14 Marzo 2001, figlio di Pace Mannion e Gaia Bianchi, due sportivi per eccellenza. Lui ex cestista con un esperienza anche in NBA, casualmente ai Golden State Warriors, lei pallavvolista. Dunque nelle vene di Nico scorre agonismo, voglia di vincere e di dimostrare cosa è capace di fare. Nonostante sia nato in Italia, Nico si trasferisce sin da piccolo negli States, ed è lì che nasce il sogno NBA.

College e NBA

Nico Mannion cresce cestisticamente nella Pinnacle High School di Phoenix, in Arizona, dove subito diventa un idolo per tutta la scuola, portando grandi risultati e mostrando tutto il suo talento. Nel primo anno viaggia ad una media di 20 punti a partita, negli successivi anni alla High School incrementa le doti di passatore e penetratore e riesce a portare due titoli statali alla Pinnacle. Le ottime prestazioni portano l’attenzione di vari College, Nico però, da sangue italiano, sceglie di prendere una strada romantica, di rimanere in Arizona e giocare per gli Arizona Wildcats. Scelta che si rivela assolutamente vincente, Nico si mette in mostra come uno dei migliori talenti non solo dello Stato ma dell’intera NCAA, il torneo Collegiale. Nico giocherà solo un anno o poco meno a causa della pandemia Covid-19, ma decide comunque di rendersi eleggibile per il Draft 2020. Dopo numerosi voci sulla posizione che occuperà e chi lo sceglierà, arriva l’incredibile sentenza. Con la chiamata numero 48, del NBA Draft 2020, i Golden State Warriors selezionano Nico Mannion, dall’Università dell’Arizona. Ora sta tutto nelle sue mani, dimostrare di che pasta è fatto, sicuramente 50% italiana.

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