Si chiama Niloufar Mardani, la seconda atleta iraniana che il 6 Novembre ha sfidato il regime di Teherangareggiando senza velo. Da oltre dieci anni è appartenente alla squadra nazionale di pattinaggio.

Ha gareggiato, aggiudicandosi il primo posto, in una competizione internazionale a Istanbul, senza indossare lhijab, obbligatorio per le donne che rappresentano l’Iran all’estero. Gesto di solidarietà nei confronti delle vittime della repressione delle proteste antigovernative, innescate dalla morte di Masha Amini. La 22enne curda deceduta dopo essere stata arrestata per non aver indossato correttamente l’hijab, a cui il governo di Teheran ha reagito duramente.

Il Ministero dello Sport Iraniano non ha approvato il gesto di Niloufar Mardani

Iran, il Ministero dello Sport, non ha approvato il gesto della pattinatrice che non ha indossato il velo. -Photo Credits:open.online
Iran, il Ministero dello Sport, non ha approvato il gesto della pattinatrice che non ha indossato il velo. -Photo Credits:open.online

La ragazza, che ha corso vestita di nero, con una maglia con la scritta «Iran» in persiano, è anche salita sul podio senza velo. Il Ministero dello Sport Iraniano, citato dall’agenzia di stampa Fars, in risposta al gesto della pattinatrice, ha affermato che il suo «abbigliamento non era stato approvato». Inoltre ha dichiarato:

«La sua presenza era a titolo personale, senza la nostra autorizzazione, dato che la squadra iraniana non aveva partecipato alla competizioneNon fa parte della squadra da un mese».

Secondo il Ministero, la pattinatrice ha preso parte a titolo “personale” alla competizione di Istanbul, evento a cui la nazionale iraniana non ha partecipato.

Iran: Elnak Rekabi e Niloufar Mardani, due vicende analoghe

Il caso è analogo a quello di Elnaz Rekabi. Arrampicatrice che aveva disobbedito alla regola lo scorso mese, partecipando ad una gara di arrampicata a Seul, in Corea del Sud, indossando solo una bandana in testa. Elnaz, una volta atterrata a Teheran, ha negato il significato politico, scusandosi per il gesto. Sul suo profilo Instagram, e poi ai microfoni della Tv di Stato, ha spiegato che: non indossare l’hijab è stata una sceltanon intenzionale“, dovuto a “una chiamata improvvisa a scalare“.

Il post ha destato molto scetticismo. Non è la prima volta che in Iran le autorità obbligano atleti, celebrità o singoli cittadini a smentire posizioni prese o a fornire spiegazioni forzate sotto la pressione di minacce e arresti.

Funzionario della Repubblica Islamica: in Iran, “procedimenti penali aperti per almeno 42 prigionieri”

Nella stessa giornata del campionato di Mardani, Saeed Piramoun: la stella della nazionale di beach soccer, ha mimato il taglio di capelli, durante la finale del campionato internazionale. Azione che in Iran è diventata il simbolo delle proteste che da metà settembre stanno travolgendo il Paese. Secondo il portavoce della magistratura iraniana: Massoud Setayeshi, oltre mille persone sono state arrestate durante le manifestazioni.

Come ha fatto sapere il funzionario della Repubblica islamica, procedimenti giudiziari sono stati aperti per “almeno 42 prigionieri a causa del loro ruolo nell’incendio e nei disordini il 15 ottobre presso il carcere di Evin“. Noto come il carcere dei dissidenti nella capitale iraniana, dove è rinchiusa anche l’italiana: Alessia Piperno. Le due giornaliste iraniane: Niloufar Hamedi, fotogiornalista di 30 anni, che aveva pubblicato sul quotidiano Shargh delle fotografie di Mahsa Amini mentre si trovava in coma all’ospedale Kasra di Teheran poco prima di morire, e Elaheh Mohammadi, 35enne, che aveva scritto un articolo sul funerale della ragazza a Saqqez, sono in carcere da un mese. L’accusa è quella di “collusione per crimini contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro il sistema”, per aver coperto il caso di Amibni e le proteste per quotidiani riformisti.

Mariapaola Trombetta

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