Atteso dai fans degli Oasis, invocato da qualche appassionato Beatlsiano, Noel Gallagher non ha tradito le aspettative dinanzi al pubblico partenopeo dell’Etes Arena Flegrea. Due ore di concerto in perfetto stile british, accompagnato dagli 11 elementi della High Flying Birds in un caleidoscopio fatto di rock, icone anni 60 e vecchi ritorni ad una retromania targata Oasis, Beatles e dall’amata Manchester.
Un solstizio d’estate partenopeo tinto dei colori del cosmo, del british rock, e di una bella di tifo Citizen. Un idillo migliore non poteva nascere da un popolo-pallonaro e amante della musica, come quello partenopeo e il maggiore dei fratelli Gallagher. Un atmosfera frizzante, fresca, sottile che tra le timide Union Jack, qualche nostaglico fans degli Oasis e argentati capelli Beatlesiani ha accolto con stile, calore e passione la tappa partenopea del “Stranded on the Earth World Tour” (tour partito da Taormina) di Noel e suoi 11 strumentisti della High Fligh Birds. E se una “Tommorow Never Know ” dei Beatles dal palco ci invita a rillasarci e spegnere la mente, ecco che gli “uccelli’che volano alto” si posano delicamente sul palco alle 21, Noel appare in scena in perfetto aplomb inglese, silenzioso come uno guru ed apre con una “Fort Knox” accompagnato dalle sue splendide coriste, con echi che rimandano a qualcosa di metafisico, cosmico, globale. Un impatto che serve a fare da apripista ai riff oscuri e profondi delle chitarre di “Holy Mountain” e ai temi ambietalistici di “A Beatiful World”, sul ledwall alle spalle che ci invita a porci domande su quale sarà il destino del nostro mondo.Gallagher sembra essere nel suo habitat perfetto, una dimensione musico-cosmica equilibrata, nata nel 2010 con gli High Fligh Bird che lo porta ad elevarsi verso nuovi orizzonti, i riferimenti british-pop sembrano essere lontani, e fanno spazio a tanta musica strumentale e sfaccettature “Carnaby Street” anni 60. E in questo scambio all’unisono il pubblico si scalda su brani come “Ballad of the Might I”, “If I Had a Gun” e la corale “Dream On” con refrain cantato da tutti all’unisono, a ricordare i fantastici tempi di Wembley in cui gli Oasis radunavano 100000 persone.
E’ “Little by little”, in versione acustica, in cui Noel Gallagher approccia il “suo” pubblico partenopeo. Una traccia spartiaque che divide il concerto, e che vede l’autore di Manchester regalare ai suoi “many fans of Oasis” uno dei brani piu’amati dai fans, ma che rappresenta l’ultimo (“Heathen Chemistry” del 2002) album dei fratelli Gallagher. Una retromania direbbe il critico e scrittore Symon Reynolds, una voglia di passato che non abbandona mai gli artisti sul palco e il pubblico musicale, che per maledizione o fortuna, fa riemergere ricordi inesplorati nel cuore di ogni fans. E’cosi’ che un gran canyon rosso alle spalle ci ricorda che Noel è li’ per deliziarci con una versione acustica di “Wonderwall”, una rockeggiante “Go Let It Out”, una “oasissiana” “The Importance of Being Idle” condita da una stupenda “Half the World Away“, e che sopratutto se in quegli anni avevi 15 anni non potevi esimerti da sentirti una “Rock’n’roll star” cantando a squarciagola “Stand by me” guardando quegli ‘sfacciati’ ragazzacci di Manchester rifiutare di esibirsi (da candidati) ad un Brit Awards 96 e auto proclamandosi “la piu’grande “rock’n’roll band mai esistita”.
L’ Arena Flegrea sussurra il suo inno, “slip inide the eye of yuor mind” e Noel imbraccia l’acustica e in un soffio di stelle e polvere magica, si rimande attoniti, dinanzi ad un capolavoro giudicata come la 6 canzone piu’ bella di tutti i tempi, “Dont’ Look Back in Anger” disegnata come una pennellata sul pubblico partenopeo, che aspettava unop dei protagonisti della brit-pop da tanto, troppo tempo.E se persone di mezz’età abbracciano over 30 è perche sul finale Gallagher e gli High Flying regalano una cover di “All you need is love” omaggiando i Beatles e il piu’ grande autore e co-autore del Novecento: Paul McCartney. Tutti in riga Noel e soci, salutano (trasformandosi giocosamente nella band del Sgt.Pepper’s dei Cuori Solitari) i loro fans, che come una magica combinazione, vedono in un solo solistizio d’estate annunciare il nuovo album di Macca (Egypt Station) ed uno dei piu’grandi fan dei Beatles, Noel Gallagher, dedicare un capolavoro assoluto dinanzi ai loro occhi, e pensano che forse quel lontano 5 Giugno 1991 (concerto di Paul McCartney al Palatenda di Napoli) non è mai finito.
Sergio Cimmino