Il 28 agosto 1987 moriva un grande maestro del cinema hollywoodiano: John Huston. Regista, attore e sceneggiatore di incredibile talento il cui fortunatissimo esordio alla regia con “Il mistero del falco” gli fece attribuire la paternità del genere noir.

Femme fatale e protagonisti ‘sui generis’

Il film presenta tutti gli elementi di questo nuovo filone cinematografico: in primis, uno stile visivo di derivazione espressionista (con un eccesso di bianchi e di neri teso ad evidenziare luci e ombre dei personaggi, il bene e il male). In secundis, la ‘femme fatale’ dal carattere dominante (che si distacca dai deboli caratteri femminili della precedente produzione cinematografica). Oltre la rappresentazione di personaggi inquietanti che spesso, come in questo caso, si muovono in coppia e aumentano il pathos letterario, un protagonista che, attenendosi a ruoli di genere, rappresenta un ferreo e cinico investigatore privato con un proprio codice morale. Sam Spade è la personificazione dell’eroe senza tempo che grazie al suo animo da calcolatore ha sempre la meglio in un mondo corrotto, senza però mai cadere nella disonestà.

Hunphrey Bogart - immagine web
Humphrey Bogart e Mary Astor – Credits: web

“Il mistero del falco”, un’ antica statuetta appartenente all’ordine dei cavalieri di Malta

Ambientato in un cupa San Francisco, il film narra le vicende del detective Sam Spade (Humphrey Bogart), pagato dalla misteriosa Brigid O’Shaughnessy (Mary Astor) per indagare sulla scomparsa della sorella. Il rude e solido detective capisce da subito che dietro la richiesta dell’avvenente Brigid si cela un mistero e quando il suo socio Miles viene assassinato non si scompone di una virgola. Distante emotivamente dalla vicenda, non avendo mai stimato il collega, decide lo stesso di andare in fondo all’accaduto perché “ci sono cose che un uomo retto deve portare fino in fondo”.

Si ritrova così a doversi barcamenare in un turbinio di inseguimenti, sparatorie e colpi di scena con al centro della vicenda una statuetta raffigurante un falco. La statuetta sarebbe pagata dai cavalieri di Malta nel lontano 1539 come tributo al re di Spagna dietro concessione dell’isola.
La statuetta, bramata dai diversi personaggi che si susseguono nella vicenda, alla stregua di un più moderno anello della famiglia Baggins, mostra la battaglia combattuta da ciascun personaggio contro la propria oscurità e ,inevitabilmente, la debolezza umana.

Huston e Bogart, la nascita di un’epoca

Il promettente Huston aveva già ottenuto una candidatura agli Oscar per la sceneggiatura del biopic “Un uomo contro la morte” . Tuttavia, è con quest’opera che si consacra al mito, riuscendo a far ottenere il successo meritato al romanzo “Il falco maltese”di Hammett. Questo è infatti il terzo tentativo di trasposizione cinematografica tratta dal romanzo pubblicato a puntate sulla rivista “Black Mask” e giudicato dalla critica come il miglior romanzo poliziesco di sempre.

Grazie a questa pellicola Huston è riuscito ad innescare una piccola rivoluzione, coniando un nuovo genere in modo del tutto inconsapevole, con una regia accurata volta a rendere claustrofobico il girato in interni e con la fotografia di Arthur Edeson, evocatore di pesanti atmosfere nominato tre volte all’Oscar per la fotografia.
Il successo della pellicola è dato inoltre dalla potenza dei personaggi fortemente caratterizzati. I gangster Kasper Gutman (Sydney Greenstreet) e Joel Cairo (Peter Lorre) o lo stesso detective Spade, con il quale Huston crea un nuovo protagonista, che lancerà la carriera di Bogart.

Il regista delinea un carattere che ritornerà in molti dei personaggi interpretati dall’amico che si sovrapporrà all’attore stesso. Bogart è un eroe moderno che non disdegna il romanticismo, come quando nel film cita Shakespeare parlando della “sostanza dei sogni”. Nell’immaginario collettivo Bogart rappresenta l’uomo retto e leale, archetipo dell’uomo carismatico non particolarmente bello che col suo fascino riesce a conquistare i cuori di tutti noi.

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Valeria Lombardi