Non c’è norma per lo stupro in Europa contro la violenza di genere

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Di Maria Paola Pizzonia

Manca lo stupro nella prima direttiva dell’Unione sulla violenza di genere in Europa. Escluse dalla tutela della norma anche soggettività sensibili come le donne migranti.

Il 6 febbraio, il Consiglio europeo ha approvato la direttiva contro la violenza di genere, generando polemiche per l’esclusione del reato di stupro. Il testo finale criminalizza il cyber stalking, le molestie informatiche e l’incitamento all’odio online o alla violenza in tutto il territorio comunitario, ma non include più l’articolo sullo stupro. La bozza originale, presentata dalla Commissione europea nel marzo 2022, definiva lo stupro come sesso senza consenso, senza richiedere prove di forza, minacce o coercizione. Dopo la pressione di diversi stati, l’articolo è stato eliminato, suscitando delusione per l’opportunità persa nella lotta contro la violenza di genere, soprattutto per le vittime. Altre questioni di controversia includono la cancellazione delle tutele per le donne migranti.

La definizione di stupro divide l’Europa:

Il Parlamento europeo e diversi stati membri desideravano includere una definizione di stupro basata sul consenso, ma quattordici stati membri, tra cui Francia, Germania e Paesi Bassi, hanno continuato a bloccare la proposta. La Francia e la Germania sono state critiche per mantenere la minoranza di blocco, sostenendo che lo stupro è questione di diritto penale interno, non internazionale. Per approfondimenti leggi qui.

Esclusioni e controversie sulla tutela delle donne migranti:

La cancellazione delle tutele per le donne migranti e l’eliminazione della formazione contro la violenza di genere per magistrati e forze dell’ordine hanno generato critiche. La direttiva criminalizza altre forme di violenza contro le donne, tra cui il matrimonio forzato e la mutilazione genitale femminile. Tuttavia, le lacune rimangono, ad esempio per la diffusione non consensuale di materiale intimo.

Le donne migranti sono escluse dalle tutele previste dalla direttiva. Il Consiglio Europeo ha priorità le politiche migratorie di controllo alla tutela delle donne vittime di violenza, rifiutando di limitare il trasferimento dei loro dati personali tra le autorità competenti del Paese interessato. La posizione del Consiglio è in contraddizione con il Regolamento generale sulla protezione dei dati, ma giustificata dall’applicazione della direttiva sul rimpatrio, considerata prioritaria.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine