Nuova Scena, il nuovo talent su Netflix: Si, avevamo bisogno di questo reality per scoprire la “lotta del rap”

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Di Alessia Spensierato

Nuova Scena non è un format nuovo, in altri Paesi è già stato sperimentato ma arriva per la prima volta in Italia con 8 episodi lanciati da Netflix in tre parti. Si comincia con la selezione dei migliori rapper emergenti di Roma, Napoli e Milano per poi proseguire con i live sui propri inediti e, infine, la battaglia finale che incoronerà il vincitore con un premio di 100mila euro. Oltre ai tre giudici, sono tanti gli ospiti famosi che compaiono in Nuova Scena, diversi nomi importanti della scena musicale contemporanea da Madame a Rocco Hunt per poi passare a Lazza, Fred De Palma e tanti altri ancora, tutti pronti a esprimere le loro opinioni, dare consigli ai talenti emergenti e aiutare i giudici nella scelta degli artisti più pronti a essere lanciati nel mondo “reale” della musica

Il programma prodotto da Freemantle arriva in onda su Netflix dal 19 febbraio ma era già stato programmato da molti mesi. Nulla a che vedere con l’indimenticato MTV Spit con le rap battle condotte da Marracash. Questo è veramente un talent show ma completamente rap con un premio finale di ben 100mila euro per il vincitore o la vincitrice. Come in tutti i talent che si rispettino ci sono i giudici, e qui la scelta fatta molto tempo fa è stata più che lungimirante.

Nuova Scena, il nuovo talent su Netflix con GeolierFabri Fibra e Rose Villain 

Da una parte c’è Fabri Fibra, forse uno degli artisti più corteggiati dalla televisione che, nel rapporto umano con i concorrenti, si dimostra molto più comprensivo e affabile di quanto non suggerissero i suoi versi; dall’altra c’è Geolier, che specie dopo Sanremo ha dimostrato di avere una grazia e un’eleganza tutt’altro che scontate per un ragazzo di ventitré anni che avrebbe potuto facilmente montarsi la testa dopo il successo; e infine dall’altra ancora c’è Rose Villain, che un po’ patisce l’idea di essere una delle poche donne a essere presa sul serio dalla scena rap italiana.

Per il resto, al di là dei flow e delle barre, a colpire di Nuova Scena sono soprattutto le storie. Storie di vita, di dolore, di riscatto, di periferia, di borghesia, ma soprattutto di voglia di farcela e di tirare fuori qualcosa che la vita di tutti i giorni tende a frenare. Il rap, con la sua effervescenza e la sua capacità di andare dritto al punto, può essere un’ottima valvola per sfogare qualcosa di non detto, e questo il talent show di Netflix lo racconta molto bene.

GeolierFabri Fibra e Rose Villain guidano i giochi, partendo dalle città che hanno dato loro il battesimo artistico, Napoli, Roma e Milano. Qui, scegliendo luoghi simbolici per le rispettive scene – Da Piazza Ciro Esposito alla Scalea del Tamburino, Dal Berlin Cafè fino alla licenza tutta napoletana dello stadio Maradona – hanno incontrato amici, nomi grossi del rap game, che hanno consigliato loro concorrenti da ascoltare seduta stante, per scegliere il gruppo da portare alle Auditions, presso i Magazzini Generali di Milano. Non c’è un numero prestabilito di concorrenti da selezionare, non ci sono squadre o giudici, tutto è costruito seguendo il flow, il sentimento. E la cosa funziona, almeno per i primi episodi.

La musica c’è, ce n’è molta, non è notevole, ma nemmeno di così bassa qualità, come vediamo su trasmissioni di tv private di questi tempi. Il grosso problema sono i concorrenti, che arrivano col personaggio già costruito, la biografia impacchettata alla perfezione, che cercano di strafare prima ancora di attaccare con la prima barra. Lo fanno quasi tutti, è molto strano, e per questo gli consigliamo di studiare lo Zeta di Izi, protagonista nell’omonimo film di Cosimo Alemà, che arrivava tutto timido e musone sul palco del Bomboclat e rompeva il culo a tutti. Era un prodotto di finzione, questo è un quasi reality, eppure lì la costruzione della spontaneità era così ben architettata da essere impercettibile. Il rap game sta provando mettersi a nudo, a raddrizzare la barra (e le barre), non sappiamo se Nuova Scena sia la strada giusta, ma stiamo a guardare, abbastanza fiduciosi.