Palermo: presenti alla conferenza Conte e Salamè, prospettive di stabilità.

La conferenza va avanti per circa dieci ore. Salamè, professore libanese inviato ONU per la Libia, segue la linea di pace tracciata da Conte e spiega la sua strategia:

“Finché si spara il processo politico non può andare avanti. I disordini di Tripoli hanno rallentato tutto, ma la speranza è nel popolo libico, stanco e ansioso di voltare pagina. Tocca ai libici dare una spinta decisiva alla conferenza. Loro sanno che non esiste una terza via: o va avanti il processo politico o ricominciano gli scontri”.

Il premier italiano Conte crede nella trattativa, media la conferenza e fissa un punto decisivo: no a interferenze della comunità internazionale nelle scelte del popolo libico.

“Possiamo solo favorire un processo di stabilizzazione che deve vedere la Libia come esclusiva protagonista. il principio è l’inclusività. E’ capire che sono tutti ugualmente importanti”.

Il presidente Conte è soddisfatto dell’obiettivo raggiunto. Il primo passo per “riavviare il dialogo” tra le diverse fazioni libiche è sancito da una foto che ritrae la stretta di mano, un abbraccio e le espressioni sorridenti del generale Haftar e del presidente del governo di unità nazionale di Tripoli, Fayez al Sarraj. Haftar garantisce una tregua a Sarraj almeno fino alle prossime ipotetiche elezioni. “Non si cambia cavallo mentre si attraversa il fiume”, ribadisce.

L’incontro di Villa Igiea si conclude senza un documento finale, solo impegni non scritti, ma rassicurazioni importanti e tanta fiducia. Attesa una conferenza nazionale su suolo libico a inizio 2019 con elezioni in primavera.

Il vicepresidente turco lascia Palermo con parole polemiche. Deluso per non essere stato coinvolto nella riunione informale del mattino con Serraj e Haftar.

Conte chiarisce:

“Mi è dispiaciuto che la Turchia abbia abbandonato i lavori, ma non ce l’hanno con l’Italia e la loro scelta non altera il clima positivo”.

Benedetta Chieffallo