Nuovo Dpcm: è scontro tra Regioni e governo su bar, scuola e trasporti

Il Governo ha varato un nuovo Dpcm per il mese di ottobre, introducendo stringenti regole per il contenimento del coronavirus, ma in questo modo è scoppiato uno scontro tra Governo e Regioni. In particolare, nel nuovo decreto del Presidente del Consiglio viene imposto l’obbligo di utilizzo delle mascherine anche all’aperto durante il giorno, la riduzione della quarantena da 14 a 10 giorni e nuove regole per i tamponi. Ma il duello Stato-Regioni è tutto giocato sui bar, sulla scuola e sui trasporti. Ecco i nodi da sciogliere.

Nuovo Dpcm: è scontro tra Governo e Regioni

Scatta il confronto tra il Governo – in particolare nelle vesti del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina – e i governatori delle Regioni: la scuola è al centro delle discussioni.

In particolare, i presidenti delle Regioni chiedono un ritorno della didattica a distanza almeno per gli studenti delle scuole superiori, in quanto “se non diminuisce l’utenza per abbassare la capienza dei mezzi, occorre incrementare le linee. Ma non sono all’orizzonte stanziamenti aggiuntivi su questo. Per passare all’azione occorre avere le risorse necessarie”. Attualmente la capienza dei mezzi pubblici è fissata all’occupazione dell’80% dei posti disponibili, ma il rischio di assembramenti è estremamente elevato. I governatori più agguerriti su questa linea sono in particolare Luca Zaia (del Veneto), Giovanni Toti (della Liguria) e Stefano Bonaccini (dell’Emilia Romagna).

La ministra Azzolina, comunque, ha ribadito e replicato alle Regioni che “i contagi non avvengono dentro le scuole, i ragazzi sono felici di essere tornati in classe e ci devono rimanere. A sostenere il “no” della ministra di fronte alle richieste dei governatori, comunque, vi sono anche le posizioni simili dei colleghi Francesco Boccia e Federico D’Incà.

Un attacco frontale è arrivato poi dal governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini che ha sottolineato l’importanza del dialogo nella stesura delle nuove norme di contenimento. “Se l’esecutivo ci avesse dato qualche ora in più di confronto forse si poteva fare meglio”, ha detto Bonaccini. Per quanto riguarda il tema locali notturni – che rimangono chiusi dalle ore 24 e dalle ore 21 potranno servire soltanto ai tavoli o per l’asporto -, Bonaccini ha aggiunto: “La chiusura a mezzanotte dei locali produrrà qualche danno“.