Nuvole Nuove è il titolo del nuovo album del rapper partenopeo Pepp- Oh con la produzione artistica di Speaker Cenzou prodotto da Giuseppe Sica
Pepp-Oh: l’intervista sulla nascita di un progetto “made in Naples”
Il progetto Nuvole Nuove nasce nel lontano 2015 e dopo quattro anni di lavoro, sudore e sacrifici il rapper partenopeo Giuseppe Sica ci parla di come ha trovato le sue “Nuvole Nuove”.
L’ intervista
Il progetto Nuvole Nuove parte dal 2015, come sono stati questi ultimi 4 anni lavorativi sino alla pubblicazione dell’album?
Sono stati anni molto intensi, anni di sacrifici e speranze, di delusioni e di vittorie. Anni condizionati anche da alcune vicende personali che hanno fatto sì che alzassi gli occhi al cielo per cercare queste Nuvole Nuove. In questi quattro anni ci sono stati tanti concerti, tanta gavetta, tanto sudore e la bellezza del dedicarsi del tempo per se stessi. E poi il lavoro di squadra: dalla connessione con Speaker Cenzou a Il Nucleo e alla Babeband, dai Terroni Uniti alla magica esperienza teatrale di “Mal’Essere”, che vi consiglio di andare a richiedere a chi di dovere perché è uno spettacolo intenso e semplicemente magnifico. Diciamo che in questi quattro anni ho studiato molto, ecco.
Nel tuo lavoro discografico ti avvali della collaborazione come produttore artistico di Speaker Cenzou. Com’è nata la tua amicizia con Vicenzo e a quali riferimenti musicali vi siete ispirati per la produzione?
La nostra amicizia si è sviluppata man mano, traccia dopo traccia. Abbiamo cominciato a sentirci durante la lavorazione di “Sono un cantante di rap” e da lì in poi ci siamo trovati sempre di più, sia umanamente che artisticamente. Dalle svariate chat alle videochiamate, fino a mettere piede al Sodo Studio per la registrazione di “Qui|Ora” è ormai passato un bel po’ ma il feeling è sempre lo stesso, anzi forse è addirittura migliorato. Le nostre fonti di ispirazione sono state molteplici: innanzitutto abbiamo entrambe la stessa “capata”, cioè lo stesso modus operandi, quello cioè di raccontare il vero, di scrivere e cantare ciò che si vive, ciò che si è e non ciò che si vorrebbe essere (e già questa mi sembra una fonte di ispirazione niente male!). In ambito musicale abbiamo cercato di essere più spontanei possibili e di ricercare uno stile musicale prettamente nostro, ovviamente figlio dei nostri ascolti e delle nostre influenze. Potrei farti tanti nomi ma non vorrei scomodare nessuno, sta di fatto che James Brown, J-Dilla, Dr. Dre, Kendrick Lamar, Pino Daniele, Enzo Avitabile, tutto il Neapolitan Power sono tutti un po’ fautori di queste Nuvole Nuove.
Come reputi la nuova scena rap ed hip hop internazionale e quale artisti attualmente ascolti e ti piacciono?
La nuova scena Hip Hop ormai è molto variegata e ha perso la sua quintessenza culturale, almeno in Italia. Se parliamo di scena Hip Hop stiamo sempre raccontando di una cerchia purtroppo ristretta che crede ancora in determinati valori. Qui da noi, la famosa “scena” è oramai Mainstream e di Hip Hop ce n’è davvero poco, fidatevi. Esiste questo suono nuovo (per noi, non per altri!) che ha dato un nuovo colore a quella scena di nicchia e che sta conquistando le classifiche ma non stiamo parlando assolutamente di Hip Hop, sarebbe un gravissimo errore. Intanto però il rap o la trap sono ormai costanti in rotazioni radiofoniche e nelle classifiche di streaming quindi va preso atto che almeno questa rivoluzione è stata fatta. Della scena apprezzo chi è vero, chi sa il fatto suo. Andando oltreoceano ti direi che impazzisco per Kendrick Lamar, lo considero il vero e proprio fenomeno artistico e un fortissimo comunicatore dei nostri tempi. Ammiro molto anche J. Cole, altro artistone serissimo, e Andreson .Paak che sta riuscendo a far rinascere il Funk e, essendo musicista, sviluppa sempre più quel sound che piace a me, black, real, avvolgente e pieno di groove, legato alle rime ma che non disdegna il canto soul. In Italia solo un pazzo potrebbe non amare alla follia Fabri Fibra e Salmo. Ammiro molto anche però i prodotti nostrani, parlo di Clementino, Luchè e Ntò, quest’ultimo presente nel mio album. E poi ci sono Willie Peyote e Franco126 che secondo me, attualmente, sono tra i più interessanti del momento, a metà tra l’indie e la trap.
Giuseppe (PeppOh), tra le tue rime c’è tanto soul, blues e jazz. A quali artisti di questi tre generi ti ispiri maggiormente nelle tue composizioni?
Di artisti che si trovano in determinate parti del mio cuore ce ne sono molteplici. Per il Blues, il Maestro ce l’ho in casa. Pino Daniele è un esempio a me vicino di bluesman perché ha cantato di quello che vivo e che forse noi napoletani viviamo quotidianamente e il suo essere prima musicista e poi cantante e comunicatore mi ha sempre affascinato. Invece il riferimento a stelle e strisce può essere un B.B. King o comunque tanti altri che a seconda delle loro canzoni si vanno a mettere in altri generi affini, tipo George Benson, Otis Redding, Al Green o Muddy Waters, lo stesso Chuck Berry.
Parlando di Jazz potrei nominarti Paolo Conte in Italia, o sempre per restare nostrani il Maestro Daniele Sepe (anche lui presente in “Nuvole Nuove”) e l’altro Maestro James Senese, anche se in gioventù è partito dal funky-jazz per sviluppare poi uno stile tendente al prog. Del Jazz americano ammiro ovviamente i baluardi: Coltrane, Davis, Gillespie, la splendida voce di Ella Fitzgerald, i sound di Baker, Chick Corea, Petrucciani e in chiave moderna mi piace molto Glasper, D’Angelo, Esperanza Spalding. Per il Soul la guerra è dura e ardua: in Italia ammiro Giorgia e mi piace molto Al Castellana. Per la storia americana, di soul ce n’è a bizzeffe: da Ray Charles a Stevie Wonder, da Etta James a Erykah Badu, John Legend, Ms. Lauryn Hill, lo stesso Childish Gambino (che secondo me è più soulman che rapper).
Siamo sulla scia del Festival Sanremo, è un esperienza che ti piacerebbe provare oppure reputi un mondo che non ti appartiene?
Da quest’anno in poi credo che nessuno possa più dire che “Sanremo è un mondo che non mi appartiene”. Punto uno, perché ormai di politica se ne fa poca nelle canzoni (e anche oltre le canzoni…) e quindi essendo più generalisti e meno impegnati, anche i “figli dei Centri Sociali” possono ambire o comunque non disdegnano più quella vetrina musicale e, punto secondo, perché ormai il mio genere musicale è ovunque, dalle classifiche agli spot in tv, ormai condiziona anche la musica Pop (e la vittoria di Mahmood, già autore di un certo Marco Mengoni, lo ha confermato). Quindi si, non volterei assolutamente le spalle a Sanremo, anzi. Magari un giorno, salire su quel palco potrebbe essere una bella emozione oltre che una grande esperienza da vivere. Chissà.
Sergio Cimmino