Arnaldo Momigliano definì il 476 d.C. “la caduta senza rumore”. Si tratta dello spartiacque tra Antichità e Medioevo. Mentre l’ultimo Cesare, Romolo Augustolo veniva deposto, appena ragazzo, il generale barbaro Odoacre saliva al potere con la piena approvazione del Senato (433-493). In effetti non si faceva altro che sancire un sistema politico e sociale ormai da tempo collassato.
Le insegne imperiali e la fine di un Impero
Il nuovo generale barbaro, detronizzato Romolo Augustolo, non nomina più alcun successore e invia le insegne del poter alla parte orientale dell’Impero a dimostrazione che in Occidente non vi è più bisogno di un Imperatore. Nonostante non vi siano state lotte aperte o guerre civili – la cosiddetta “caduta senza rumore”- il 476 non può essere considerata solo una data simbolica. Un Impero è tale solo se governato da un imperatore mentre bisogna convenire da questo momento in poi vi sarà solo un susseguirsi di re barbari. Romolo non fu giustiziato ma scortato a Capri dove visse in esilio con una pensione di 6000 solidi annui.
Odoacre, rex gentium Italiae
Deposto l’ultimo Imperatore, Odoacre non assunse il titolo di Imperartor, bensì quello di rex gentium Italiae già usato da molti re barbari che avevano occupato le terre che erano state del glorioso Impero Romano d’Occidente. Ma la posizione di Odoacre era nettamente più delicata, regnando egli su un territorio ancora di rilevanza strategica. Dopo molti accordi diplomatici si fece riconoscere il titolo di rex delle truppe di stanza in Italia e di patricius ovvero rappresentante dell’imperatore in Oriente. Ciò che colpisce di questo re barbaro è la scrupolosa attenzione agli aspetti “legali” circa le legittimazioni giuridiche del suo potere e al rispetto della prassi costituzionale. Non ultimo l’aver risparmiato la vita all’ultimo imperatore concedendogli un esilio lontano dai pericoli.
Alla maniera di Odoacre
Dopo aver ottenuto i necessari riconoscimenti formali Odoacre iniziò a distribuire la terra alle truppe, a comandare e muovere guerra, imporre tributi e stipulare trattati, snellire o complicare la burocrazia, coniare la moneta, intervenire sulle questioni del culto… Egli però non si considerò mai un Imperator, come già detto, ma un patricius e un rex. In quanto il secondo titolo gli fu conferito per espresso volere imperiale orientale. Egli agì sempre su mandato dell’Imperatore d’Oriente Zenone (425–591) considerato ancora simbolo di un’autorità imperiale universale.
Tra elementi barbari e elementi romani, quello di Odoacre era un potere ibrido. Nonostante egli si denominasse Flavius Odovacer rex, Odovacer rex et patricius, gli elementi che lo caratterizzavano da un punto di vista costituzione erano formalmente una modalità per non rompere con i modelli tradizionali passati e nel contempo traghettarsi verso nuove realtà culturali e istituzionali. L’appellativo Flavius, che non aggiunge nulla in termini di potere all’autorità del rex, è il solo retaggio di romanità che troviamo per esempio sulla monetazione.
Una nuova topografia post-classica
Nel V secolo Roma e l’Italia uscivano da almeno due secoli di crisi profonda. Al momento del “colpo di stato” del 476 l’Italia contava poco o nulla, se non al livello simbolico, e l’Occidente era preda dei barbari. Odoacre mirò a restaurare gli antichi splendore imperiali ma il suo potere era circoscritto alla sola penisola. Il re risiedeva a Ravenna, nuova sede della corte imperiale dai tempi di Onorio (395– 423). Dopo le riforme dioclezianee l’Italia aveva perso molti benefici fiscali, politici ed economici che mandarono in sofferenza e in affanno tutto il sistema di città e ville che avevano caratterizzato il mondo romano.
Queste stesse per sopravvivere dovettero adeguarsi alla nuova ideologia della militarizzazione e di conseguenza cambiare assetto e ordinamento. Prima che ciò accada si passa da una fase di transizione in cui le città romane, hanno spesso mura e ed edifici in decadenza, lo spazio rurale penetra in quello pubblico e il centro urbano è lasciato per ampi settori al pascolo, all’abuso edilizio, all’uso cimiteriale, alla rifunzionalizzazione delle vestigia antiche.
Nel contado scomparì la media e piccola proprietà fondiaria, anche a causa della crescente fiscalità. A dominare ora e ancor più nei secoli a seguire saranno le villae, fenomeno che anticipa, con tutte le prudenze del caso, quello dell’incastellamento.