Gigi Datome, a meno di imprevisti, sarà un giocatore dell’Olimpia Milano. Le pressioni sono tante, soprattutto per il calibro del giocatore, ma anche perché la storia recente di Milano ha dimostrato come gli italiani facciano fatica ad emergere in questo ambiente.

Olimpia Milano, Gigi per invertire la rotta

Milano e gli italiani: un rapporto che negli ultimi anni si è rivelato complicato, sia per la squadra, sia per il singolo giocatore. Qualche anno fa, quando in panchina sedeva Luca Banchi e l’Olimpia alzava il suo 26° Scudetto, l’EA7 aveva dato l’impressione di aver trovato la giusta quadra. Daniel Hackett e Alessandro Gentile erano veri e propri trascinatori tanto in campionato, quanto in Eurolega, mentre Nik Melli stava diventando un giocatore sempre più pronto e sempre più maturo. Milano aveva il gruppo di partenza italiano ed era solido. Dopo l’addio di Langford e Jerrels e un inspiegabile smembramento del gruppo, anche le prestazioni dei sovracitati sono calate. Con Danny-boy il rapporto non si è concluso a baci e abbracci, nè tantomeno con Gentile qualche anno dopo. Ale è rimasto nel cuore dei tifosi Olimpia, soprattutto per aver dimostrato un senso d’appartenenza che non ha tributato a nessun’altra squadra nella sua carriera. Melli è stato una delle tante vittime della gestione Proli ed è stato quasi spinto ad andarsene.
Milano ha per anni cercato di colmare un vuoto che aveva già colmato. Questi tre elementi fondamentali anche per la Nazionale erano e sono tutt’ora tra i pochi italiani in grado di far la differenza fuori dalla penisola. Un lusso che la società milanese avrebbe dovuto proteggere e coltivare, ma non è andata così.

Olimpia Milano
I festeggiamenti post The Shot di Curtis Jerrels in gara 6 Scudetto vs Siena del 2014
(photo credits: PasquiPaolo)

Olimpia Milano, le promesse mai mantenute

Dopo innumerevoli rivoluzione (dove per altro Milano aveva avuto in pugno Gigi Datome, per affiancarlo ai tre tenori di cui parlavamo), ci ritroviamo a riflettere sull’impatto degli italiani nella città della moda. C’è da dire che giocatori del calibro di Melli o di Hackett non sono più arrivati e i talenti pronti a sbocciare, non l’hanno mai fatto davvero. Fontecchio e Abass non sono mai stati all’altezza quando chiamati in causa, ma è doveroso ricordare che le chance offerte loro si contano con le dita di una mano. Repesa prima, ma soprattutto Pianigiani poi, hanno in qualche modo limitato la loro crescita senza dargli le giuste occasioni. Colpa loro? Colpa dei giocatori? Non lo sapremo mai, ma rimangono nella storia meneghina come due fallimenti. Cinciarini, arrivato dopo la sorprendente stagione con Reggio, ha sempre dato tutto e di più, ma non si è mai dimostrato all’altezza del livello Eurolega, non a caso ha visto pochissimo il campo con Messina. Della Valle, dopo un anno positivo, è stato ceduto senza troppi problemi. Rimane una crescita avvenuta in età “avanzata”, ma la sensazione è che non ci sia un filo logico nel puntare su un ragazzo e l’anno dopo cambiare totalmente opinione. Ora le speranze sono in mano a Moraschini (29 anni), ma soprattutto a Moretti, giovane e promettente. Brooks si è dimostrato all’altezza e Datome non è mai stato da meno… riuscirà Gigi a invertire la rotta? Nel caso andasse in porto il suo tarsferimento, il campo ci darà la risposta, ma Milano negli ultimi anni è stato il taboo di ogni italiano che ci è passato.

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