Il direttore del team tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Maria Van Kerkhove, è intervenuta al briefing di lunedì 8 giugno presso l’Agenzia dell’Onu. Secondo la dottoressa dell’Oms è molto raro che un paziente asintomatico possa trasmettere il coronavirus, ma gli esperti italiani avrebbero mosso qualche dubbio a riguardo.
Oms, gli asintomatici trasmettono il coronavirus?
Non vi sono certezze sul fatto che un paziente positivo al Covid-19 ma asintomatico possa trasmettere il coronavirus. Poco ancora sappiamo di questa malattia, ma abbiamo certamente compreso l’importanza di scovare le persone che apparentemente non presentano sintomi, ma sono portatori del virus inconsapevoli.
La dottoressa Maria Van Kerkhove dell’Oms ritiene sia molto raro che un paziente asintomatico possa trasmettere il coronavirus. “Dai dati che abbiamo – ha detto Kerkhove -, sembra ancora raro che una persona asintomatica in realtà contagi un altro individuo. Abbiamo diversi rapporti di Paesi che stanno monitorando contatti molto dettagliati. Seguono casi asintomatici, i contatti continuano e finora non si trova alcuna trasmissione secondaria”.
Alcune delle ragioni della rarità nella trasmissione del virus da parte degli asintomatici risiedono nel fatto che questi pazienti potrebbero aver sviluppato forme molto lievi di Covid-19. Le goccioline prodotte da starnuti o colpi di tosse, quindi, sarebbero “meno infette” rispetto a quelle emesse dai pazienti positivi che presentano i sintomi.
La precisazione dell’Oms
Nella serata di martedì 9 giugno, Maria Van Kerkhove ha voluto diffondere una precisazione per evitare i fraintendimenti e le polemiche scoppiate nelle ore successive alle sue prime dichiarazioni. “Posso dire che è un malinteso affermare che a livello globale siano rari i contagi di Covid-19 da soggetti asintomatici” – ha detto Kerkhove. Inoltre, ha voluto anche precisare le sue affermazioni (in risposta a una domanda e quindi non a nome dell’Oms) facevano riferimento a un set di dati limitati.
In conferenza stampa, dunque, la dottoressa ha spiegato: “Ciò che sappiamo sulla trasmissione di Covid-19 è che gli infetti sviluppano sintomi, ma in una parte di loro questo non avviene. Sappiamo che la maggioranza delle infezioni avviene da qualcuno che ha sintomi ad altre persone attraverso le goccioline di saliva infette. Ma c’è una proporzione di persone che non sviluppa sintomi e non sappiamo ancora quante siano, potrebbero essere dal 6% al 41% della popolazione che si infetta, a seconda delle stime. Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus e ciò che dobbiamo chiarire è quanti sono gli asintomatici e quanti di questi trasmettono l’infezione. Ciò che ho detto ieri in conferenza stampa – ha concluso – si riferiva a piccoli studi pubblicati”.
Lo studio cinese
Un recente studio realizzato da un gruppo di studiosi cinesi e pubblicato sulla rivista The Lancet sembrerebbe avanzare qualche perplessità di fronte alle dichiarazioni della dottoressa dell’Oms. Antonio Cassone, ex direttore del Dipartimento delle Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, ha spiegato che la ricerca cinese “ha esaminato una serie di casi nella popolazione, concludendo che la diffusione del coronavirus era avvenuta nel 20% di casi da persone asintomatiche“.
Un ulteriore dubbio emergerebbe analizzando il caso di Vo’ Euganeo, il piccolo comune padovano nel quale è scoppiato uno dei primi focolai italiani. I quasi 3 mila abitanti di Vo’ erano stati sottoposti a un doppio tampone: il primo effettuato nel momento in cui è scoppiato il contagio, e il secondo realizzato quando erano trascorsi i 14 giorni di quarantena. I risultati hanno fatto emergere che il 43,2% dei pazienti positivi era asintomatico, ma contagioso esattamente come i sintomatici.
Cosa dicono gli esperti italiani?
Federico Perno, direttore Medicina Laboratorio Ospedale Niguarda, ha avvertito che le parole della direttrice del team tecnico dell’Oms vanno ben interpretate. Esistono infatti diverse fasi di trasmissione e contagio del virus. “I dati della letteratura ci dicono che una persona può infettare le altre – premette Perno – se la carica virale è tale da poter contagiarle”. La prima quindi è una fase pre-sintomatica, a cui segue poi la fase asintomatica post-guarigione, quando il tampone è positivo. “Secondo un recente studio coreano anche in questa fase non si è contagiosi”, ha aggiunto l’esperto.
Per quanto riguarda invece i pazienti asintomatici “si sa poco perché non ci sono dati, ma anche loro sono poco contagiosi – ha aggiunto ancora Perno -. Quindi c’è una parte delle persone che non hanno i sintomi della malattia che non sono contagiose”.