Ieri è stato sottoscritto al Viminale il nuovo codice di condotta delle Ong per il salvataggio in mare dei migranti. A firmare solo Save the Children e MOAS. 

Le altre Ong non si sono presentate all’incontro, oppure hanno rifiutato di firmare il nuovo codice di condotta. Tra queste troviamo Medici Senza Frontiere e Jugend Rettett, organizzazione non governativa tedesca. MOAS, la più criticata tra le organizzazioni (perlomeno, da parte della politica), ha invece sottoscritto il nuovo codice, mentre Proactiva Open Arms ha annunciato l’intenzione di sottoscriverlo.

Gli elementi più controversi dell’accordo, che hanno spinto molte Ong a rifiutare di firmare il codice sono stati in particolare l’impegno ad accogliere a bordo uomini della polizia giudiziaria e ad evitare di trasbordare i migranti su altre navi. Venerdì scorso sono state accolte alcune richieste di modifiche da parte del Viminale: l’obbligo di non trasbordare i migranti su altre navi è stato mitigato dalla dicitura “eccetto in caso di richiesta del competente Centro di coordinamento per il soccorso marittimo e sotto il suo coordinamento, basato anche sull’informazione fornita dal capitano della nave”, mentre la presenza di uomini della polizia giudiziaria sulle navi avverrà se possibile e per il tempo strettamente necessario.

Oltre a questo, il codice prevede anche che le navi non debbano entrare nelle acque territoriali libiche, non debbano spegnere i sistemi gps che ne permettono l’identificazione e la posizione e che le organizzazioni debbano dimostrare “l’idoneità tecnica, relativa alla nave, al suo equipaggiamento e all’addestramento dell’equipaggi, per le attività di soccorso”.

L’Ong tedesca Sea Watch ha annunciato che metterà presto in mare una nuova imbarcazione da affiancare a quella che sta già operando nel Mediterraneo, e sul codice di condotta messo a punto dal Viminale spara a zero, definendolo “largamente illegale”, e che “non salverà vite umane ma avrà l’effetto opposto. Quello di cui c’è bisogno alla luce degli oltre duemila morti di quest’anno non servono più regole, ma più capacità di soccorso”.

Il Viminale intanto, riferendosi a chi non ha voluto sottoscrivere il nuovo codice di condotta, alza la voce con le Ong: “L’aver rifiutato l’accettazione e la firma del Codice di condotta pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse”.

Manca tuttavia un’indicazione chiara sulle sanzioni in caso di mancato rispetto dell’accordo: la formula prevede, molto genericamente, “la mancata sottoscrizione o l’inosservanza degli impegni in esso previsti possa comportare l’adozione di misure da parte delle autorità italiane nei confronti delle relative navi, nel rispetto della legislazione internazionale e nazionale, nell’interesse pubblico di salvare vite umane”. Una formulazione volutamente generica, a parere di chi scrive, voluta per evitare di andare a punire chi salva vite in mare. 

Lorenzo Spizzirri