Opéra di Parigi, quando la danza incontra l’inclusione

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Di Marianna Soru

Nel nuovo appuntamento con la rubrica Passi di danza, analizziamo insieme la novità che riguarda una delle Scuole di danza più famose al mondo: L’Opéra di Parigi. Infatti, l’École de danse de l’Opéra de Paris si occupa di formare tutti i futuri ballerini della compagnia francese. È considerata la scuola di danza migliore al mondo: non solo le selezioni da superare sono molto rigide, ma lo sono anche i corsi. Fondata nel 1713 da Luigi XIV, e per sua volontà è fortemente orientata alla preparazione dei bambini, comprendendo agevolazioni e affiancamento alla carriera.

I bambini, attraverso una rigida selezione, sono sottoposti a esami e valutazioni continue. Mediamente, su 550 candidati, tra i 30 e i 40 superano la selezione. Inoltre, solo più una dozzina di allievi circa riesce ad arrivare alla conclusione del percorso di studi di sei anni. Ma per i pochi fortunati che concludono la Scuola, sono previsti da uno a quattro posti annuali nel Corpo di Ballo dell’Opéra. Anche li, è prevista una selezione tramite concorso.

La struttura della Scuola

Insomma, che le ammissioni siano rigide e molto dure non è un mistero. Tuttavia, sull’onda della nuova consapevolezza nei confronti delle discriminazioni razziali, si è fatta luce su una questione che riguarda i criteri di selezione e ammissione. È così che, dopo le proteste che sono nate in America, ma che si sono espanse in tutto il mondo, anche nuovo direttore dell’Opéra di Parigi, Alexander Neef, si è ispirato a quello che ha già fatto il Metropolitan Opera di New York: ha deciso di cambiare le regole. 

Qualcosa ha cominciato a cambiare grazie a un manifesto, firmato da cinque artisti. “De la questions raciale à l’Opéra“: tra i firmatari troviamo anche Christian Rodrigue Moungoungou, artista del Gabon. Il documento si pone diversi problemi, riguardanti la modalità di rappresentazione degli stereotipi nelle opere, ma anche nel corpo di ballo, nell’orchestra e nel coro.

L'Opéra di Parigi - PhotoCredit: © giornaledellamusica.it
L’Opéra di Parigi – PhotoCredit: © giornaledellamusica.it

L’Opéra di Parigi e le nuove selezioni

Dunque due esperti sono stati incaricati di condurre una ricerca per formalizzare le difficoltà interne legate alla discriminazione razziale. Successivamente, hanno presentato una serie di soluzioni per risolvere alcune questioni. In primis, l’utilizzo della parola “nègre”, ma anche l’utilizzo in scena di costumi e oggetti adeguati a qualsiasi carnagione. Il direttore Neef si è già mostrato propenso a voler seguire le nuove direttive.

Ma come fare con il repertorio? Ci sono infatti opere come Turandot, Otello, Madame Butterfly, o ancora, balletti come Petrouchka. Non ci saranno censure, ma nuovi adattamenti. Sarà invece vietato tassativamente qualsiasi riferimento e utilizzo del blackface. Si tratta di una barbara pratica di trucco teatrale, dove l’attore veniva truccato marcatamente per assumere le sembianze dello stereotipo di una persona nera. Questa pratica è considerata altamente umiliante, ed è uno degli elementi di denuncia del movimento Black Lives Matter.

L’intenzione del direttore, e della scuola di Parigi stessa, è quello di aprire a tutti i giovani. Anche coloro che provengono dagli ambienti più poveri, che sono spesso esclusi dalle selezioni. Saranno rivisti anche i criteri di selezione fisica, ereditati da quella che viene definita un’antica antropologia. Sull’onda della nuova consapevolezza, è lotta aperta alla discriminazione all’Opéra di Parigi

Marianna Soru

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