“Opera senza autore”: mai coprirsi gli occhi

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Di Redazione Metropolitan

Opera senza Autore, (Werk ohne Autor) è un film diretto e scritto nel 2018 da Florian Henckel Von Donnersmarck regista de Le Vite degli Altri.
Il film è stato presentato alla 75esima edizione della Biennale di Venezia. Ha ricevuto due nomination agli Oscar 2019 come Miglior fotografia e miglior film in lingua straniera. Ben 188 minuti di pellicola digitale, raccontano la Germania del 1937. Attraversiamo tre epoche storiche e la vita del piccolo Kurt Bannert (Tom Schilling).
L’arte può curare i nostri dolori? possiamo ritrovare noi stessi attraverso un percorso introspettivo? la risposta è nella storia.

Opera senza autore: una storia da vedere e basta

Siamo nel 1937 e il piccolo Kurt ha 5 anni. Si trova all’interno di un Museo insieme alla sua bellissima zia Elizabeth May (Saskia Rosendahl). Stanno contemplando dei quadri che durante il regime vengono ampiamente criticati secondo i valori e gli ideali della dittatura instaurata da Hitler. Elizabeth è un personaggio affascinante e ci culla tra le sue braccia per ricordarci di “Non distogliere mai lo sguardo“. La realtà in quanto tale è bella, tutto ciò che c’è di vero è bello.
Kurt cresce seguendo i consigli della zia. Elizabeth nel frattempo verrà a mancare tragicamente per cause che difficilmente si possono spiegare senza incappare in spoiler.

Il personaggio di Elizabenth May

Elizabeth ha una sensibilità sopraffina e cerca di coltivarla nel piccolo Kurt. Vuole sentire la bellezza in tutte le cose, ad esempio nei clacson altisonanti dei pulman ad un capolinea, oppure in una note suonata al pianoforte. Quel che è certo è che Elizabeth vuole sentirsi viva. Kurt dimostra sin dalla tenera età di avere delle doti innate nell’arte del disegno e del ritratto.

La giovane donna è però vittima della sua stessa sensibilità e paga con la sua vita la passione per l’arte del vivere e dell’ascoltare. Da questo momento i ricordi di Kurt ci appaiono come fotografie in bianco e nero, molto sfocate. Una mano dietro l’altra ci allontana dalla prospettiva di quella Dresda cosi antica e ricca di cultura e stimoli, per spostarci in un nuovo periodo storico post bellico e segnato dalla propaganda comunista e l’emancipazione operaia.

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Il piccolo Kurt Barnert con la zia Elizabeth nelle prime scene del film-photo credits: web

Kurt cresce, diventa un uomo e ricorda moltissimo gli occhi e il modo di pensare di Elizabeth che vivrà effettivamente attraverso di lui fino al completamento della sua identità di pittore e artista emergente all’avanguardia. Capisce ben presto di dover fare il pittore e si iscrive presso l’Accademia d’arte di Dresda.

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Tom Schilling in una scena del film-photo credits: web

Il personaggio del dottor Carl Seeaband (Sebastian Koch) è approfondito e reale. E’ un nemico in tutte le sue sfaccettature ma dietro gli sguardi austeri possiamo scorgere la sua fragilità. E’ un uomo duro, rigido, segnato dal terrore della dittatura nazista che lo ha educato a dovere nel suo mestiere di ginecologo. Carl ha degli scheletri nell’armadio che custodisce segretamente tendo al guinzaglio i suoi demoni con molta maestria. E’ un classista ed è pronto a far del male anche alla sua figlia Ellie Seeband (Paula Beer).

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Paula Beer in una scena del film-photo credits:web

Che cosa vuole dirci Opera senza autore?

di non smettere di ascoltare il mondo che ci circonda e di scavare soprattutto in noi stessi per trovare quella che comunemente chiamiamo “ispirazione creativa”. Quando degli eventi segnano la nostra vita, in verità, ci dice il regista, stanno segnando anche la nostra identità, chi saremo, dove andremo e soprattutto cosa ne faremo di quei ricordi e delle nostre sensazioni ad essi legati.

Opera senza autore ha una fluidità indescrivibile. La storia del giovane pittore appassiona come ci si appassiona solitamente al personaggio di un romanzo di formazione.
Personaggi curati nel soggetto contribuiscono ad amalgamare il lasso di tempo narrativo, effettivamente molto lungo ma mai banale o ridondante. La storia d’amore è reale quanto il pericolo di scoprirsi troppo vicini al nemico, a chi ha causato tanto male. Kurt conoscerà l’amore della sua vita presso l’accademia, ma stranamente la donna fortunata ha lo stesso nome della zia e dei ricordi vaghi muovono l’animo del giovane pittore. Una storia d’amore bella, commovente e soprattutto simbolica.

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Silvia Pompi