L’operazione Albania si sta rivelando uno spreco di soldi pubblici, con una spesa pari a un miliardo di euro in cinque anni per ospitare i migranti nei lager: l’opposizione denuncia i costi, la Corte dei Conti valuta possibili danni erariali.
L’Operazione Albania, il progetto del governo italiano che prevede il trasferimento di migranti nel paese balcanico, è finito sotto i riflettori della Corte dei Conti. Tra critiche politiche e possibili danni erariali, il piano da un miliardo di euro sembra destinato a sollevare numerosi interrogativi. Questo sia per i suoi costi elevati che per le implicazioni legali e sociali. Di recente, due esposti sono stati presentati alla magistratura contabile da parlamentari di Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Ciò ha sollecitato un’indagine per accertare se vi sia stato un utilizzo scorretto dei fondi pubblici.
Operazione Albania, costi e motivazioni (e spreco)
Il progetto, avviato formalmente nell’ottobre 2024, ha l’obiettivo di spostare i migranti dall’Italia all’Albania, in strutture appositamente designate. Secondo il Ministero dell’Interno, l’iniziativa si basa su un protocollo con Tirana che prevede lo stanziamento di 134 milioni di euro annui per cinque anni, per un totale di 670 milioni. Questo investimento copre le spese di alloggio e vitto sia dei migranti che delle forze di polizia italiane, incaricate della loro gestione e sicurezza nei centri di Shengjin, principale hotspot per l’accoglienza.
Parte del budget è destinato a fornire alloggi confortevoli per circa 300 agenti italiani. Essi soggiornerebbero in strutture alberghiere della zona, con un costo giornaliero di 80 euro ciascuno. A fine ottobre, Italia Viva e M5S hanno sollevato dubbi sulla legittimità e sostenibilità dei costi dell’operazione, puntando l’attenzione sull’ipotesi di un danno alle casse dello Stato e chiedendo l’intervento della Corte dei Conti.
Per l’opposizione si tratta solo di propaganda, e forse non hanno tutti i torti
L’operazione è stata accolta da forti critiche politiche, con l’opposizione che parla apertamente di “sperpero di denaro pubblico”. Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ha accusato il governo di utilizzare il progetto come strumento di propaganda politica, definendo la spesa “eccessiva e immotivata” per quello che considera un piano volto a rafforzare l’immagine della premier. Bonelli sottolinea, inoltre, l’inutilità della misura rispetto alla reale gestione del fenomeno migratorio, descrivendola come una manovra di facciata più che una soluzione concreta.
Le critiche riguardano anche il rischio di trasferire il problema migratorio all’estero senza realmente risolverlo, mentre alcuni analisti hanno evidenziato come l’Albania potrebbe non avere le strutture o le risorse necessarie per far fronte a una gestione a lungo termine di flussi migratori significativi.
Possibili scenari legali: l’indagine della Corte dei Conti sullo sperpero di soldi pubblici
I due esposti presentati dalla coalizione di opposizione sono stati assegnati alla Corte dei Conti, che sta valutando se aprire formalmente un’inchiesta. La magistratura contabile dovrà stabilire se i costi del progetto siano giustificabili e conformi agli standard di trasparenza e di efficienza finanziaria. Soprattutto, valuterà se vi sia effettivamente un danno erariale. La Procura della Corte, inoltre, sta analizzando documentazioni e testimonianze. Il tutto per verificare se la spesa abbia seguito le normative vigenti e se sussistano elementi di interesse pubblico nella gestione dei fondi.
Secondo alcune fonti governative, l’operazione potrebbe comportare ulteriori esborsi. Ciò, soprattutto se dovessero aumentare i flussi migratori verso l’Albania o se fosse necessario estendere la durata del progetto. In caso di nuove spese, il Movimento 5 Stelle ha già annunciato la presentazione di un esposto integrativo, per chiedere maggiore trasparenza sui costi.
Una gestione a dir poco controversa
L’operazione ha anche implicazioni di natura sociale e internazionale. L’Albania, pur essendo un paese con un’economia emergente, sta affrontando sfide significative per quanto riguarda la gestione delle proprie risorse e l’integrazione sociale. Inviare migranti in Albania potrebbe sollevare questioni legate alla capacità del paese di assorbire i nuovi arrivi senza compromettere il proprio equilibrio economico e sociale. Alcuni esperti in diritto internazionale hanno espresso preoccupazione per il rispetto dei diritti umani all’interno delle strutture di accoglienza, sollevando interrogativi sulla possibilità che l’Italia stia scaricando il problema migratorio su un paese terzo senza adeguate garanzie di tutela.
In questo contesto, il ruolo dell’Unione Europea resta in gran parte passivo. L’UE, infatti, ha lasciato ampio margine di manovra ai singoli stati membri per gestire i propri confini e flussi migratori, mentre l’Albania non è ancora membro dell’Unione, sebbene il paese sia in fase di negoziato per l’adesione. Questo aspetto potrebbe complicare ulteriormente il quadro giuridico e logistico dell’intera operazione.
L’Operazione Albania è (per ora) uno spreco di soldi pubblici
L’Operazione Albania continua a suscitare forti dibattiti e critiche. Mentre il governo difende il progetto come soluzione alla pressione migratoria sulle coste italiane, le opposizioni insistono sulla necessità di trasparenza e gestione oculata dei fondi pubblici, denunciando un costo ingente per un risultato incerto. La Corte dei Conti potrebbe giocare un ruolo cruciale nell’accertare la legittimità delle spese e garantire che il denaro pubblico venga utilizzato in modo appropriato.
Sarà fondamentale monitorare l’evoluzione dell’inchiesta e i prossimi sviluppi politici, per comprendere se il progetto si rivelerà una mossa efficace per il controllo dei flussi migratori o, al contrario, un peso finanziario per lo Stato italiano e un’opportunità mancata per l’Albania.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine