Ricorre oggi 29 Giugno l’anniversario della nascita di una grande giornalista e scrittrice, che ha segnato la storia del giornalismo in Italia: Oriana Fallaci
Era il 1929, quando esattamente in questo giorno di Giugno nasceva Oriana Fallaci, la giornalista italiana più conosciuta al mondo. Con la sua immagine stereotipo che la ricorda con occhiali grandi e sigaretta in mano, Oriana ebbe una vita particolarmente differente dal resto dei giornalisti del tempo. Affermò la sua personalità in maniera forte e decisa in contesti difficili e differenti tra loro, dimostrando caparbia, scaltrezza ed intelligenza. Dalla guerra del Vietnam alla Grecia dei colonnelli, dalle matriarche che vivono nella giungla della Malesia alla geische di Kyoto, dalle vicende in Libano alla sua quasi morte in Messico, da Hollywood alla NASA. Difficile o quasi impossibile definire la storia di questa grande scrittrice in modo breve e veloce.
Fiorentina di nascita e nell’animo, Oriana si è sempre definita così: <<Mi ritengo una fiorentina pura. Fiorentino parlo, fiorentino penso, fiorentino sento. Fiorentina è la mia cultura e la mia educazione. All’estero, quando mi chiedono a quale Paese appartengo, rispondo: Firenze. Non: Italia. Perché non è la stessa cosa». Così racconta le sue origini ne “La vita di Oriana narrata da Oriana stessa” per i lettori dell’«Europeo», un testo inviato al collega Salvatore Giannella e destinato ai lettori della rivista con cui collaborava.
Dopo aver vissuto in prima persona i drammi della guerra e partecipato da giovanissima alla resistenza italiana, quando i nazisti occuparono Firenze, ricevette il suo primo “riconoscimento d’onore” da parte dell’esercito italiano, per aver svolto il ruolo di “staffetta”, trasportando munizioni da una parte all’altra dell’Arno attraversando il fiume nel punto di secca dal momento che i ponti erano stati distrutti dai tedeschi. Il tutto mentre il padre, fu catturato e torturato dai fascisti, e in seguito rilasciato. Un’esperienza che ha segnato profondamente la formazione della sua personalità. Dice lei stessa nel suo libro “niente e così sia” <<io conosco bene la guerra>>.
La sua famiglia non viveva in condizioni agiate, tuttavia i pochi risparmi venivano spesso investiti in libri, per cui ha sempre provato un grandissimo interesse. Nonostante la militanza della resistenza, non lasciò mai gli studi, si diplomò al liceo classico e si iscrisse in seguito all’università di medicina, dalla quale si ritirò poco dopo per iscriversi alla facoltà di lettere e filosofia, senza tuttavia concludere gli studi. Inizia la sua carriera giornalistica per necessità,con la quale sostituisce molto presto gli studi intrapresi perché sovrastati da una vera e grande passione per la scrittura.
Esordisce lavorando per un quotidiano fiorentino “Mattino dell’Italia centrale”, dal quale viene licenziata perché si oppone di scrivere un articolo contro Palmino Togliatti. In seguito lavora per “Epoca”, il settimanale della Mondadori, per passare poi all’Europeo. Si occupa inizialmente di mondanità e modernità, e anche di cronaca nera. Nel 1956 atterra per la prima volta a New York, di cui si innamora. Qui scrive di divi e mondanità. Intervista Orson Welles, e a seguito dell’esperienza newyorkese scrive il suo primo libro: I sette peccati di Hollywood.
Nonostante le tantissime esperienze estreme che possono risultare straordinarie, Oriana soffrì molto, ma fu anche molto felice, dichiara infatti spesso di “essere follemente innamorata della vita”.
Nel 1960 il direttore dell’Europeo le chiede un’inchiesta sulla condizione della donna nel mondo, che inizialmente pensa di rifiutare. Parte come inviata per un lungo reportage che la porta a viaggiare per l’India, il Pakistan, l’Indonesia, Hong Kong e il Giappone. Da questa esperienza ne trae un libro: Il sesso inutile, attraverso il quale si fa raccontare la vita delle donne che incontra e allo stesso tempo racconta la sua. Con questa sua impresa emerge il suo essere femminista, si batte con tutte le sue forze per rendere la condizione della donna uguale a quella dell’uomo. diventando un’ispirazione ed un aiuto per molte di queste, grazie alla sua forza e la sua tenacia.
Lei stessa si mostra come una delle prime donne ad emergere nella realtà italiana. Prima di lei il giornalismo femminile era indubbiamente diverso. Infatti è la prima donna giornalista ad essere inviata all’estero e soprattutto ad essere inviata al fronte.
Torna negli Stati Uniti per la vigilia dello sbarco americano sulla luna, incaricata di intervistare astronauti e tecnici della NASA, da cui trae in seguito un libro, nel 1965, Se il sole muore.
Alla fine degli anni Sessanta si impone con il capo dell’Europeo per essere incaricata di essere inviata al fronte, in Vietnam. In sette anni si reca in Vietnam 12 volte per raccontare la guerra, criticando sia vietcong che comunisti, sia statunitensi che vietnamiti. Definisce la guerra come una sanguinosa follia. Raccoglie le esperienze di questa guerra nel libro: Niente e così sia.
Tutta la sua vita è stata una lotta continua tra lei e la morte. Nel ’68 è in Messico per documentare i Giochi Olimpici, si trova coinvolta in una manifestazione oggi nota come il massacro di Tlatelolco, in cui morirono centinaia di giovani. Oriana rimase ferita sotto una raffica di mitra a Città del Messico, venne creduta morta e portata in obitorio, dove un prete si accorse che era ancora viva.
Nel ’73 incontra Alexandros Panagulis, leader dell’opposizione greca, perseguitato, torturato ed incarcerato ingiustamente per molto tempo. Inviata per intervistarlo, se ne innamora e ne resta la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta misteriosamente a causa di un incidente nel ’76.
India, Pakistan, Sud America, Medio Oriente, e molto altro ancora. Scrive circa una ventina di libri.
è stata uno dei personaggi che hanno rivoluzionato il mondo del giornalismo, non solo per la sua qualità di donna, ma anche per la sua tecnica. La pianificazione delle interviste era studiata a tavolino, ogni articolo doveva essere scritto nella giusta maniera, non esiste uno standard che va bene per tutti. In una delle tante volte in cui si racconta dice chiaramente: << io non ho studiato giornalismo, io l’ho fatto>>. Il suo contributo nell’ambito del giornalismo è stato fondamentale, è diventata un modello che molti oggi sono intenzionati a seguire e studiare, un modello a cui appassionarsi.
Dopo il 1990 e l’uscita di Insciallah, la scrittrice si isolò in un appartamento nell’Upper east side di New York, per scrivere un altro libro. In questo periodo scopre di avere un cancro ai polmoni che definirà “l’alieno”. Interrompe il periodo di silenzio durato per tutti gli anni 90, l’11 Settembre 2001, a seguito dell’attentato alle torri gemelle. I suoi libri e articoli riguardanti quest’avvenimento hanno avuto riscontri contrastanti, elogi e molte critiche. Esprime la sua opinione sulla decadenza della civiltà occidentale che è incapace di difendersi dalle minacce del fondamentalismo islamico. Il suo ultimo articolo è appunto: La rabbia e l’orgoglio, pubblicato sul corriere della sera a seguito dell’attentato, da cui svilupperà anche un libro.
Muore dove tutto è cominciato, a Firenze, all’età di 77 anni, il 15 Settembre 2006. Fu un suo preciso desiderio morire nella sua città: <<Voglio morire nella torre dei Mannelli, guardando l’Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà>>.
Marina Lombardi