L’autobus è fermo. L’autista legge il giornale. Ma, alla richiesta di Ornella Muti di partire, Adriano Celentano innesca la marcia al famoso 29. Che inverte rotta e curva verso Fontana di Trevi. È la scena del film “Innamorato pazzo“, una di quelle cult, non solo per chi, come me, è tesserato Atac, ma per gli amanti della giovane Ornella. È l’inizio di un innamoramento, recitato, nel film. Ma tradiscono la passione, di quelle vere, gli occhi di Barnaba, il ‘tranviere‘, come si dice nella capitale per indicare l’autista dei mezzi di trasporto. Che se sono più di uno si chiamano ‘auti‘, ma solo a Roma.
Erano gli anni ’80. Vecchie ferraglie dai sedili lucidi color avorio, erano gli autobus giallo scuro; il colore della gelosia, che forse, avrà fatto impazzire Claudia Mori e Federico Facchinetti, i rispettivi coniugi dei due attori. Ma Ornella Muti era la dea che tutti abbiamo visto. Fatta di quella naturalezza, addolcita dallo sguardo, e per nulla scalfita da quel sorriso, dove si affacciavano due denti lontani tra loro.
Ornella rende innamorati e bisbetici
In “Bisbetico domato“, Elia, alias Celentano, attacca una corda al letto della Muti, ospite nella sua fattoria. E con il suo trattore, villano anche nei modi, la traina fino in piazza, alla ricerca di un nuovo alloggio per lei. In un film in cui Shakespeare, viene riveduto e corretto, in cui la ‘bisbetica’ della commedia, diventa lo scorbutico contadino Celentano. La pellicola fu fuoco e fiamme, nelle trama del film e nella realtà; la ragazza milanese è conquistata dal campagnolo sul set, come Ornella è vinta dal molleggiato. Il ballerino di via Gluck, il trainatore di “Azzurro“, lui che prometteva “24.000 baci” a tempo di rock, e cantava “Una carezza in un pugno“. Titolo profetico, questo. Quantomeno, per il loro rientro a casa finito di girare il film.
La scoprì per il cinema, a quattordici anni, Damiano Damiani, il regista specializzato in gialli e polizieschi. A Francesca Romana Rivelli, suggerirà il nome d’arte che rese ‘universale’ la fanciulla nata da padre napoletano e madre russa. L’incontro tra un giornalista e una scultrice, l’unione di culture differenti che, forse, la renderanno anticonformista, sempre. Fino a farle abbracciare la religione Buddista.
La Muti, l’azzurro negli occhi
Da principessa Aura in “Flash Gordon“, Ornella Muti si ritrova a recitare con Carlo Verdone in “Io e mia sorella“. “Ma che, andate a letto alle dieci e mezza?! Sì, si va a letto alle dieci e mezza noi. Silvia, mica stiamo a Parigi, a Rio…stamo a Spoleto!“. La Muti interpretava la sorella sventata di Verdone, ed era anche incinta del suo terzo figlio durante le riprese del film. Anche in “Stasera a casa di Alice“, diretta dallo stesso regista, porterà lo scompiglio nell’agenzia di viaggi religiosi “Urbi et Orbi”, gestita dai due cognati Castellitto e Verdone. Che perderanno il lavoro nella casta società di proprietà delle mogli, per la troppe attenzioni ad Alice, malcapitata doppiatrice di film porno.
Quando lo scapolo operaio milanese interpretato da Ugo Tognazzi, sposa Vincenzina Rotunno, che ha tenuto a battesimo 18 anni prima, nasce l’opera di Monicelli, “Romanzo popolare“. Il dramma della gelosia, della classe operaia, dove la Muti è una ragazza del sud, doppiata nella voce. “Vincenzina, davanti alla fabbrica“, canta Enzo Jannacci, in sottofondo al film, con dolore, amarezza ma anche con l’inconfondibile sua ironia.
Il suo bacio è come un rock..
C’è una famosa serenata che Adriano Celentano, allestisce in piena notte sotto il balcone di Ornella Muti, nel film “Innamorato Pazzo“. Vestito come Rugantino, s’improvvisa direttore d’orchestra. Con una bacchetta, con le sue movenze di reni fuori posto e di menisco roteante, dirige una banda sulle note di una romanza lirica, fino a far risvegliare la sua bella. Anche se sono passati degli anni, ed era soltanto un film, e tutto è stato superato con una gran risata, resta l’omaggio più bello, che si possa fare alla bellezza della Muti. Difficile da descrivere a parole, meglio cantarla e consegnarla al tempo, custode di ogni verità.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici sempre!