Ostia: con il 9,1%, i “fascisti del terzo millennio” di CasaPound saranno l’ago della bilancia al ballottaggio del X Municipio. Ma da che parte verranno dirottati quei voti non è facile prevederlo. In lizza ci sono Monica Picca, del centrodestra, e la candidata M5s Giuliana Di Pillo. E poi resta da far luce non solo su dove sono diretti ma anche da dove arrivano quei voti. E sui rapporti col clan Spada.
Il candidato di CasaPound a Ostia, Luca Marsella credits: Tabloid.itAlle elezioni di Ostia non si può non parlare dell’exploit di CasaPound e di quello che significa. Luca Marsella, il candidato della Tartaruga Frecciata per la presidenza del X Municipio di Roma, ha incassato ben il 9,1% dei voti. Quasi il quadruplo di due anni fa. Un risultato non da poco, che lo colloca al quarto posto, a circa quattro punti e mezzo di distanza dal candidato Pd, Athos De Luca. E chi tifa o si occupa di calcio lo sa: una classifica corta e senza un vero dominatore da il la a una gara aperta.
Le elezioni di Ostia dipendono molto da chi avrà in dote i voti del Pd e quelli dei “fascisti del terzo millennio”. Nessuno dei due partiti ha dato indicazioni. Non resta, allora, che fare supposizioni. Mentre CasaPound festeggia l’essere riusciti a portare uomini in Consiglio e quindi di iniziare a “pesare politicamente” nel municipio, ci si interroga. Sarebbe facile supporre, per “assonanza ideologica” che molti consensi si spostino su Monica Picca, del centrodestra, esponente di Fratelli d’Italia. Ma non è affatto così semplice.
Perché CasaPound non vuole avere nessun rapporto con Fdi, che, oltretutto, ha proposto un proprio candidato proprio per per arginare l’attesa affermazione della Tartaruga Frecciata. Sull’altro versante, è da considerare che il partito di Marsella cattura anche voti antisistema generici, di solito attirati dal Movimento Cinque Stelle, e quindi papabili consensi per Giuliana Di Pillo. Una situazione complessa, considerando che per i voti di De Luca il discorso è molto simile. Il responso? Lo avremo, ma solo a ballottaggio concluso.
CasaPound: da Ostia a Montecitorio
Parlando del risultato delle elezioni di Ostia, Luca Marsella ha detto: “Non è un punto di arrivo ma è una nuova partenza e il prossimo stop, ne siamo certi, sarà Montecitorio”. E sembrerebbe una possibilità non remota, visto il 9,1% del X Municipio, preceduto dal quasi 8% incassato alle comunali di Lucca. Risultati che rendono possibile il superamento della soglia del 3% per entrare in Parlamento.
Ma come si spiega il successo elettorale di CasaPound ad Ostia? Si può motivare con un salto di qualità preparato da tempo, con la presenza sul territorio di un partito che si fa percepire come un sindacato popolare. Parole chiave: acqua, casa, abusivismo, migranti, distribuzione di pacchi alimentari ai più disagiati. E una campagna elettorale permanente, oltre a un candidato, Marsella, che ha saputo far fruttare le qualità di grafico e comunicatore.
Ma oltre a tutti questi elementi, resta il sospetto che una parte dei voti arrivino dalla famiglia di Roberto Spada, membro di una famiglia sinti considerata vicina al clan dei Casamonica. I rapporti tra Roberto, che smentisce tutto, considerato da molti il nuovo capo del clan, e CasaPound andrebbero oltre la famosa fotografia che lo ritrae con Marsella, e che tante polemiche ha suscitato. E alle quali il candidato ha sempre risposto in maniera evasiva e un po’ nervosa.
Ci sarebbero altri legami, più “concreti”. Come la società costituita nel 2012 da Ferdinando Colloca, allora leader di CasaPound, poi condannato in primo grado per corruzione, e il genero di Armando Spada. Quest’ultimo, con la complicità dell’ex direttore dell’Ufficio Tecnico del Municipio, prese un lido, l’Orsa Maggiore, sottraendolo ai legittimi concessionari.
Legami che gli avversari politici, M5s in testa, hanno sottolineato in campagna elettorale.
Federica Macchia