Ostia, sentenza storica: la Cassazione riconosce la presenza di clan mafiosi nella Capitale

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La Cassazione ha respinto il ricorso di 10 dei 12 imputati, riconoscendo una radicata presenza mafiosa nel territorio di Ostia

Il collegio presieduto da Giovanni Diotallevi non ha ritoccato, se non in minima parte, quanto previsto dalla sentenza dell’appello bis dello scorso 4 febbraio. Le pene comminate ai membri del clan Fasciani fanno un totale di oltre 160 anni di carcere. Un verdetto durissimo, che arriva dopo 6 anni dall’arresto di don Carmine Fasciani, avvenuto con l’operazione Alba Nuova nel 2013.

Sentenza storica a Roma: per la prima volta si riconosce l’esistenza di una mafia che nasce nel territorio romano, e che si sviluppa per piegarlo al suo dominio. Non era successo nemmeno nel caso della banda della Magliana.

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La corte di Cassazione ha respinto 10 dei 12 ricorsi – Photo Credit: Flickr.com

Le condanne al clan Fasciani

Il boss dell’associazione mafiosa dovrà scontare 27 anni di reclusione. La moglie Silvia Bartoli 12 anni e 5 mesi. Le due figlie Sabrina e Azzurra rispettivamente 11 e 6 anni. Confermata la condanna di 8 anni e mezzo per Terenzio Fasciani, fratello di don Carmine. Previsto inoltre il risarcimento per le parti civili, tra le quali rientrano il Comune di Roma, la Regione Lazio, e le associazioni antimafia tra cui Libera e Sos Impresa.

I commenti sulla sentenza

Il legale di Libera Giulio Vasaturo ha commentato la sentenza dicendo che il riconoscimento di una nuova mafia segna un nuovo corso nella storia della giurisprudenza capitolina. Il presidente della commissione antimafia Nicola Morra invece ha affermato:” La città di Roma è più libera indubbiamente. Ma non posso festeggiare per una sentenza che sancisce solo oggi l’esistenza della mafia”.

La Raggi invece dopo aver letto la decisione della seconda sezione penale è andata ad abbracciare la giornalista Federica Angeli, sotto scorta per le minacce arrivate da Ostia. Poi ha annunciato che da oggi si può voltare pagina. A Roma c’è stata e c’è la mafia. Per iniziare la cura era fondamentale riconoscere la malattia.

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