Non credo che qualcuno non si sia chiesto, ad un certo punto della sua vita, quale fosse il compito della nostra generazione, se fosse in grado di comunicare e tramandare qualcosa, se l’essere così liquido e incerto di una generazione in bilico tra valori e nuove aperture potesse prende realmente acquistare una forma. Chi come me ha a cuore il patrimonio artistico ha trovato una risposta in questa settima edizione dell’Outdoor festival al Macro di Testaccio.
Ci eravamo (tanto) sbagliati, ebbene sì, noi dubbiosi non potevamo immaginare che la nostra generazione fosse un grado di trasmettere qualcosa a chi verrà.
In realtà è tutto il contrario di quello che pensavamo, per spiegarvi il perché questa edizione ci ha riempito di risposte basta leggere il titolo della manifestazione: “Outdoor festival Heritage”, una mostra dedicata al patrimonio culturale per l’appunto, che porta come locandina un grande punto di domanda, in segno di un grande interrogativo che dovremmo porci tutti quanti: Cosa e a chi lasceremo la nostra cultura?
La manifestazione che ha aperto i battenti il 14 Aprile e chiuderà al pubblico il 12 Maggio è organizzata in due padiglioni, con una parte dedicata alla TELEVISIONE, una all’ARTE ed una alla MUSICA. All’esterno il Wave Market che ospita periodicamente l’artigianato, l’editoria e manifestazioni come Roma Vinyl Vintage organizzato dagli artisti contemporanei dove è possibile trovare prodotti rari e di qualità e per finire una parte allestita per le conferenze.
In questa settima edizione Nu Factory, l’agenzia che organizza l’outdoor ha puntato molto sul coinvolgimento degli spettatori invitandoli ad essere parte del processo artistico e creativo dell’Outdoor.
Il percorso che ci propone inizia con tre progetti, Art of Null, un progetto dello IED di Roma, Franz Rosati e la Scuola di Arti Visive con il tentativo di creare una mappa metafisica di emozioni umane, pensieri ed azioni e tutto ciò che viene elaborato nella fase R.E.M. In questo progetto è possibile vedere come non tutte le attività umane debbano necessariamente avere un senso, ma possono organizzarsi tra di loro in sistemi definiti e autonomi.
La seconda parte del padiglione è molto grande, un senso di vuoto iniziale pervade chi ci entra, colmato subito dalle tante scritte che piano piano riusciamo a leggere sui muri, Express Yourself è infatti una grande stanza che da vita, a mio parere, al senso più stretto di questa edizione sul patrimonio culturale, quale miglior modo di coinvolgerci ed esprimerci se non quello di darci una bomboletta e lasciarci sfogare dando anche il nostro contributo?
Infine, il primo padiglione è chiuso da un progetto molto innovativo in collaborazione con Google Stories che mostra le realtà più periferiche della Capitale. Ostia, Corviale e Tor Pignattara si raccontano attraverso una serie di scorci, ripresi e fotografati, che più li rappresentano. Cosa significa tutto ciò? Senza dubbio anche l’immateriale (immagini e suoni) è un qualcosa da raccontare e testimoniare alle generazioni future con degli strumenti che molto probabilmente loro useranno nel quotidiano.
Per riflettere sul primo padiglione e prepararci al secondo è consigliabile fare una pausa al Wave Market, creato per dare un impulso alle giovani e piccole attività, adatto per spingere gli amanti dell’arte a diventare imprenditori di se stessi.
In questo momento l’outdoor cede il wave market ad una manifestazione altrettanto famosa della Capitale quale il Roma Vinyl Village, una miniera d’oro per gli amanti della musica e per i collezionisti che qui possono trovare anche pezzi singoli. Abbiamo chiesto a due commercianti le loro esperienze e abbiamo capito che passione era la parole chiave per poter intraprendere un discorso con loro, si aprono a racconti di esperienze fatte sul campo, il primo, un libraio, ci ha raccontato di come in passato e anche oggi si addentra nei mercati di libri e dischi italiani e all’estero, di come non sia un mestiere con cui ci si guadagna sempre da vivere, ma se si trovano i libri o i dischi giusti diciamo che si può stare tranquilli per due tre mesi. Il secondo invece è un ragazzo che insieme ad un suo amico ha creato uno stabilizzatore di dischi in vinile, quando vengono messi sul piatto i vinili ottengono un maggiore risultato e tra le tante cose il dj riesce a mixare di gran lunga meglio, si tratta di un blocco in acciaio che viene poggiato al centro del disco.
Tra i tanti e curiosi dischi che possiamo trovare il Roma Vinyl Village ci propone due dj set di cui possiamo godere nel mentre, uno all’interno del mercato ed uno al suo esterno, entrambi rigorosamente con vinili!

Ci aspetta quindi il secondo padiglione, la parte più sostanziosa dell’Outdoor perché contiene le opere di tutti gli Street artist. Al suo ingresso ci vengono date delle cuffie con tre tracce, la prima è una spiegazione più che teatrale della mostra, la secondo e la terza contengono frasi, musiche e sketch dei nostri tempi.
La mostra è divisa in quattro percorsi tematici:
• DISOBEDIENCE: che raccoglie tutti gli artisti dal 1968 fino ad oggi, persone che hanno spezzato gli schemi di società che imponevano regole di vita, immaginando invece città dove era possibile disegnare ovunque e sentirsi liberi, gli artisti provano a farti vivere questo senso di libertà attraverso video e foto.
• LIGHSPEED: un movimento di suoni e luci attivato dagli artisti tra cui il romano UNO, l’inglese KID ACNE.
• TOTAL RECALL: in nome di una società che mai come la nostra ha ripreso molti spunti dal passato per due motivi principali: nostalgia ed ironia. La scelta del titolo deriva da un film con lo stesso nome del 1990 che richiama quindi un ricordo. Sono artisti che in modo nostalgico si approcciano al patrimonio culturale cercando di riusarlo in maniera ironica per descrivere la società moderna. Quindi vedremo un TONY CHEUNG che riprenderà la società giapponese, con vestiti e usanze di un tempo, rappresentandola nel pieno di un turbo capitalismo dove la mercificazione del corpo è nulla in confronto. MADAME icona della Street art parigina inserisce nei suoi collage urbani dei forti richiami alla cultura dell’800 e del ‘900. LEONARDO CRUDI con i suoi poster sparsi nella città crea un corto circuito tra estetica ed arte.
• RETROMANIA: la passione per il vestiario, la moda, la cultura streetwear della prima generazione che indosserà scarpe da ginnastica dalla nascita fino alla morte. Una vetrina di scarpe che rappresenta uno degli oggetti che abbiamo sempre con noi. Un insieme di foto in queste teche che ricordano i maggiori artisti della cultura pop e underground. Un ritorno al circa quaranta anni fa, riuscito in pieno perché mentre osservate tutti questi ricordi, nelle cuffie che indossate passeranno canzoni di quel tempo, musiche come quella di Super Mario e altri cartoni.
Outdoor festival non è più una manifestazione che chiude il suo interesse alla Street art, è un ritrovo di creatività che si mescola con altre tecniche, c’è una sezione dedicata alla televisione in collaborazione con Rai Cultura, una alla musica con molti artisti e uno spazio che il sabato sera diventa anche un ottimo luogo dove poter ballare con ottimi dj set di ospiti rilevanti.
Perdersi l’Outdoor significa non aprire un libro, non comprare un album, non aprirsi al mondo.