Il 25 ottobre del 1881 nasceva Pablo Picasso, pittore, scultore e drammaturgo di origine spagnola. Primo genito di Josè Ruiz y Blasco e di Maria Picasso y Lopez de Oñate, di origine genovese, si dimostrò sin da subito un bambino prodigio che tenne la sua prima mostra a La Coruña a soli 14 anni ed a 19 anni, grazie al suo quadro “Scienza e Carità”, tutta Barcellona lo conobbe come artista eccellente. Il genio si manifesta nella sua carica di umana passione nei primi quinquenni del novecento quando dà vita ai periodi cosiddetti blu e rosa.
Secondo il celebre critico d’arte, Giulio Carlo Argan, Picasso è l’unico tra gli artisti moderni la cui opera, non solo per qualità, ma anche per la quantità, l’ampiezza e la profondità dei contenuti, si può paragonare ed eguagliare ai grandi maestri dell’antichità, come Raffaello e Michelangelo. La storia di Picasso è la storia dell’arte moderna del suo periodo, una magnifica e inquietante avventura. Le premesse di questa avventura si rintracciano negli anni delle prime ricerche parigine, quando Picasso dà prova del suo straordinario talento grafico. Indubbiamente carismatico, controcorrente e geniale, ricordiamo quell’artista che, come sosteneva lui stesso: a quattro anni dipingeva come Raffaello, per poi impiegare una vita ad imparare a dipingere come un bambino.
Il malinconico periodo blu di Pablo Picasso
Il periodo blu è caratterizzato da raffigurazioni in cui predominano i toni freddi ed in particolare proprio il colore blu. A dare inizio a questo periodo è stato il dolore per il suicidio del suo migliore amico Carlos Casagemas nel 1901, poiché si diceva che si fosse perdutamente innamorato di una prostituita del Mouline Rouge che non ricambiava il suo amore. Alcuni ritenevano che il giovane avesse messo fine alla sua vita, poiché la donna amata aveva avuto una relazione proprio con Picasso e che quest’ultimo, preso dal senso di colpa, abbia trovato nel suo periodo blu un modo per esorcizzare il dolore.
I soggetti sono sempre personaggi sofferenti, gli ultimi, emaciati, che esprimono l’afflizione di Picasso sia per la perdita dell’amico, ma anche per la sua dura condizione di sopravvivenza in quanto artista. Il disegno è privo di ornamenti decorativi per poter denunciare la decadenza del mondo intorno a sé. Un dipinto particolarmente significativo è “La vita” del 1903, in cui si raffigura una coppia di giovani amanti che rivolgono lo sguardo verso una donna con in braccio un bambino su cui l’uomo, che dai lineamenti sembra l’amico Casagemas, punta il dito. Picasso non spiegò mai il simbolismo dietro questo quadro, seppur alcuni lo ritengono una riflessione sulla vita, sulla morte e sull’amore.
Il periodo rosa: le sfumature dell’allegria
Il periodo rosa , basato più sull’introduzione che sull’osservazione, cominciò nel 1904, quando l’artista superò la sua depressione e si innamorò di una donna di nome Fernande Olivier. Il colore prevalente di varie sfumature di rosa si accede per una nuova luce. Questo periodo rappresenta temi più piacevoli come: pagliacci, arlecchini o artisti di carnevale. La miseria e il dolore, manifestati nel periodo blu, sono sostituiti da una gioia apparente degli artisti di strada che non sono altro che un espressione meno brutale, ma comunque amara, dell’esistenza.
Dipingere diventa un modo per introdursi nel cuore segreto della realtà. In seguito, Picasso modifica il suo stile, concentrandosi sempre di più sui nudi e sui volumi, con un rosa sempre più intenso. Tra le opere più significative si ricorda: “Ragazzo che conduce un cavallo”. Un quadro realizzato tra il 1905 ed il 1906 senza fronzoli con toni del grigio, del marrone e del rosa. Picasso con questo dipinto stava per concludere il periodo rosa per iniziare l’iconico periodo cubista, il capostipite di quasi tutti i movimenti artistici moderni.
Mariachiara Sgadari
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