Palermo, Il nuovo clan dello Zen tra violenza, pizzo e Covid-19

Foto dell'autore

Di Stefano Delle Cave

16 persone sono state arrestate per mafia a Palermo. Disarticolato il nuovo clan dello Zen comandato dal boss Giuseppe Cusimano. Questi avrebbe cerato di creare un sistema distribuzione alimentare durante il lockdown nel suo territorio. Scoperta un’intensa attività estorsiva ed armi per fare la guerra ai dissidenti poi fermata dalle forze dell’ordine.

La mafia dello Zen e il Covid-19

L’operazione Bivio dei Carabinieri ha portato alla luce l’attività del nuova famiglia mafiosa dello Zen-Pallavicino. 16 persone, tra cui il boss dello Zen Giuseppe Cusimano, sono state arrestate per ordine della procura di Palermo. Le accuse di cui dovranno rispondere sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni consumate e tentate aggravate, danneggiamento seguito da incendio, minacce aggravate, detenzione abusiva di armi da fuoco. Gli indagini hanno portato alla luce una complessa struttura mafiosa che tentava di radicarsi nel territorio dopo lo scontro tra la vecchia Cosa Nostra e la nuova cupola che ha portato alla vittoria dei vecchi boss e l’arrivo al vertice della commissione di Giulio Caporrimo, già agli arresti lo scorso giugno.

In particolare gli inquirenti hanno documentato la nascita del nuovo clan dello Zen-Pallavicino comandato da Giuseppe Cusimano Tra i suoi affari mafiosi è emersa la volontà di ricercare il consenso sociale in un territorio affamato dal Covid-19. Cusimano ha cercato infatti di diventare il referente per una distribuzione alimentare nello Zen durante il primo lockdown del 2020. Come spiegano gli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De LucaCosa nostra è sempre alla ricerca di quel consenso sociale e di quel riconoscimento sul territorio, indispensabili per l’esercizio del potere mafioso”.

gli arresti di Palermo. fonte Palermo Live

Le estorsioni e gli assalti armati

Il nuovo mandamento mafioso dello Zen esercitava sugli imprenditori locali un forte racket di estorsioni con minacce di danneggiamenti e incendi. Gli inquirenti hanno fatto luce su questo sistema mafioso estorsivo grazie anche alla denuncia di 5 imprenditori coraggiosi. Sono venute così alla luce 13 estorsioni effettuate con metodo mafioso e due incendi a scopo ritorsivo. Lo scopo principali di queste estorsioni, tre tentate e dieci riuscite, era quello da un lato di imporre affiliati mafiosi nelle attività edili e dall’altro imporre un pizzo capillare.

Scoperte inoltre dagli inquirenti armi automatiche da guerra ed esplosivi al plastico con cui erano stati pianificati due assalti. Il primo ad un furgone portavalori e il secondo contro una pompa di benzina con vigilanza armata che il clan di Cusimano non avrebbe esitato a sopprimere. Lo scopo di queste rapine era la liquidità per gli affiliati sia liberi che detenuti. Pianificata e poi sventata dalle forze dell’ordine anche la soppressione dei cosidetti cani sciolti ribelli al clan.

Stefano Delle Cave