Una tabella impazza sul web da questa mattina, preoccupando il mondo della pallavolo. Pubblicata su diversi editoriali come Il Fatto Quotidiano e La Repubblica, rappresenta una sintesi del Report “Lo sport riparte in sicurezza”. Una doccia fredda che lascia interdetti molti appassionati della Pallavolo. Uno sport solitamente considerato “non di contatto” improvvisamente diventa il più pericoloso.

Cos’è il Report “Lo sport riparte in sicurezza”?

Un documento redatto dal Politecnico di Torino e inviato da Malagò al Ministro delle politiche giovanili e dello sport, Vincenzo Spadafora, al fine di determinare i fattori di rischio delle discipline sportive e fornire indicazioni e azioni di mitigazione per una ripresa dell’attività agonistica in sicurezza, considerando la specificità di ciascuna disciplina.

Le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate e gli Enti di Promozione Sportiva, d’intesa con il Comitato Paraolimpico sono state chiamate a rispondere ad un questionario di autovalutazione, prodotto su modello di analisi di rischio, basato su rilevanze tecnico-scientifiche.

Il modello prende in considerazione distanza, possibilità di utilizzo di dispositivi di protezioni o di tecnologie applicate allo sport (cosiddetta digitalizzazione), rapporti tra giocatori e spazi di movimento e molti atri fattori di criticità. È stato chiesto di indicare per ogni fattore il livello di rischio con 0 = inesistente; 1 = scarso; 2 = medio; 3 = alto; 4 = elevato. Il documento è composto da più di quattrocento pagine e la tabella rappresenta solo una sintesi dei risultati.

La pallavolo, risulta uno sport di intenso contatto, insieme al rugby e alle discipline di combattimento.

Il punto di vista di un esperto

Molti i passaggi che risultano poco chiari. Abbiamo approfondito il dibattito con Marcello Albanesi, allergologo-immunologo, assegnista di ricerca al Politecnico di Bari nonché ex-pallavolista

“Il questionario è stato redatto su base scientifica ma chi ha risposto (la Federazione, ndr) ha interpretato in modo arbitrario molte voci. Prendo di esempio la possibilità dell’utilizzo della mascherina. Il basket, in tabella a rischio zero è uno sport aerobico e c’è più possibilità di alcalosi rispetto alla pallavolo, indicato alto rischio, che è uno sport “stop and go”. È sicuramente scomodo giocare con la mascherina, ma non impossibile.”

Pallavolo, contatti tra giocatori e con il tecnico

Tra i fattori che hanno influito maggiormente sul punteggio alto nel volley (4) c’è sicuramente il rapporto giocatori-metri quadri occupati. Ad alzare il rischio anche nel contatto con i tecnici, nella pallavolo è l’alta frequenza con cui l’allenatore riunisce i giocatori rispetto agli altri sport.”

Giudici, cronometristi, raccattapalle

L’arbitro di calcio (1), ad esempio corre con i giocatori all’interno del campo di gioco e respira in modo affannato, rappresentando un pericolo maggiore rispetto a quello di pallavolo (3) in posizione rialzata.

Lo spogliatoio del nuoto è un ambiente umido, che favorisce il diffondersi del virus. Non può avere un punteggio più basso di quello della pallavolo. Lo stesso clima umido ha determinato la maggior diffusione in alcune regioni del Nord rispetto a quelle del Sud. Per risolvere la problematica è possibile prevedere un sistema di turni e un protocollo di sanificazione per tutti gli sport, indipendentemente dal numero di giocatori.

Un pò esagerato anche il punteggio rispetto agli altri sport relativo al contatto pubblico e accompagnatori. Si consideri l’ampia distanza tra la linea del campo e la prima fila di spettatori. Il campo di pallavolo risulta addirittura contenuto in quello di basket.

Per quanto riguarda infine la Telemedicina, che si riferisce al sistema di assistenza medica da remoto, non c’è differenza. Si dovrebbero analizzare le percentuali di infortuni nei rispettivi sport, per capire la necessità di supporto medico. Ma in ogni caso il sistema di teleassistenza utlizzato per uno sport, è valido per gli altri.

Gli atleti professionisti o di carattere nazionale sono considerati microcomunità, rappresentano una selezione di popolazione e in quanto tale è più semplice da controllare, limitando i contatti e organizzando il monitoraggio. Gli alloggi degli atleti sono spesso quelli societari e la vita quotidiana può essere regolata in spazi comuni.

Il report rappresenta soltanto un riferimento di partenza per il Comitato tecnico-scientifico, che avrà l’ultima parola sulla valutazione finale e sulle linee guida della ripresa dello sport.

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