Julio Velasco e Marco Mencarelli hanno parlato a La Gazzetta dello Sport delle possibili soluzioni per tornare in campo. I due tecnici dei settori giovanili della pallavolo italiana hanno spiegato come le misure di prevenzione del contagio si possano applicare anche agli allenamenti, permettendo così agli atleti di tornare a giocare in piena sicurezza.
Pallavolo, la soluzione per riprendere: “Creare comunità chiusa”
In un momento di estrema incertezza per lo sport italiano (e non solo), c’è chi lavora per trovare il modo per poter tornare in campo. Tra questi Julio Velasco, che certo non ha bisogno di presentazioni. Il dt delle Nazionali maschili giovanili non si è mai nascosto, come dimostrano le sue critiche allo studio del Politecnico di Torino sulla rischiosità della pallavolo, e ora cerca soluzioni per far riprendere le attività giovanili.
“Dobbiamo creare una comunità chiusa. E allora dico ai genitori dei nostri atleti che questi saranno molto più “sicuri” con noi durante gli allenamenti che a casa… Facciamo una premessa che vale sempre: noi ci muoveremo solo in assoluta ottemperanza delle leggi di autorità superiore siano esse governative o sanitarie. Detto questo quando si potrà vogliamo essere pronti a tornare in campo. Stiamo lavorando a un protocollo federale, per poter riprendere l’attività giovanile: la nostra idea è quella di creare una sorta di quarantena per il gruppo che lavorerà in vista degli Europei di categoria.“
“Ci va bene anche un albergo a due stelle, non abbiamo pretese. Anzi. Faremo noi le pulizie delle stanze, puliremo noi i palloni per l’allenamento e faremo noi la lavanderia della squadra. Vivremo in una sorta di comunità: una esperienza importante anche dal punto di vista umano e non soltanto tecnico. Ecco perché dico ai genitori che con noi i loro figli sono più “sicuri”. Chi viene in ritiro non potrà uscire, ma sarà in “comunità” per tutto il periodo. Coloro che restano in famiglia davvero non usciranno mai? Stiamo anche studiando un ritiro che sia il più vicino possibile alle esigenze delle famiglie: dato che non saranno possibili i trasferimenti con i mezzi pubblici cerchiamo delle località che siano funzionale ai convocati. E se i genitori non li potranno accompagnare in auto, saremo noi ad andare a prendere i ragazzi, magari a metà strada.”
Dello stesso avviso è Marco Mencarelli, allenatore di Firenze e della Nazionale Cadette. Mencarelli ha spiegato come il Centro Pavesi potrebbe costituire il luogo ideale per costruire la comunità chiusa intesa da Velasco.
“Come la maschile ha già fatto da un po’ anche noi del femminile inizieremo allenamenti attraverso le piattaforme digitali per cominciare la preparazione fisica e qualche esercizio tecnico da soli contro il muro. Poi quando sarà possibile ci si ritroverà in un collegiale con le stesse modalità del maschile. Una comunità chiusa: il centro Pavesi? Sarebbe una soluzione perfetta anche perché una volta sanificati gli ambienti all’inizio del ritiro potremo svolgere una parte della attività all’aperto (nel Centro milanese c’è un campo di calcio, ndr) e un’altra in palestra. Poi se la federazione individuerà un’altra struttura non ci saranno problemi. L’importante è che si possa tornare ad allenarsi.”
Pallavolo, “Allenamenti con mascherine? Si può fare”
Il tema mascherine è centrale per il nostro Paese da diversi mesi ormai e ora lo sta diventando sempre di più nello sport. Anche nella pallavolo dunque ci si chiede se vedere atleti in campo con le mascherine sia fattibile o si tratti di pura utopia. A rispondere all’importante quesito sono sempre i due tecnici dei settori giovanili.
“Rispetto ad altre discipline la pallavolo non ha certi problemi di alcalosi. Le azioni durano in media 6-8 secondi, ci sono 4-5 scambi sopra la rete. Si possono affrontare anche con le maschere sul volto, ne abbiamo parlato anche con Velasco. Dipenderà poi dagli allenatori interrompere gli allenamenti un po’ più di frequente per consentire agli atleti di rifiatare, fra un’azione e un’altra. Ma mi spingo oltre: credo che forse con una maschera ad hoc, si potrebbe anche affrontare una manifestazione ufficiale. E’ chiaro che bisogna studiare la cosa, ma non è una ipotesi da scartare. Anche perché nella pallavolo l’unico momento di rischio è quello attacco-muro, per il resto molti degli altri esercizi, tipo battuta e ricezione, non prevedono nessun rischio, il distanziamento sociale è già implicito” (Marco Mencarelli)
“Ci sono giocatori che hanno giocato finali olimpiche anche con maschere molto più pesanti. Quindi credo che si possa affrontare anche un allenamento con una di queste mascherine che si vedono oggi” (Julio Velasco, con riferimento ai Giochi di Atlanta 1996 quando Vigor Bovolenta giocò con una maschera protettiva per una frattura al naso)
“Dopo stop così lungo, necessarie 8 settimane di lavoro”
Al “come” e “quando” (non prima di giugno) sarà possibile tornare agli allenamenti di squadra, si aggiunge l’incognita relativa alla condizione atletica dei giocatori. Uno stop forzato così lungo potrebbe portare un rischio d’infortuni maggiore alla ripresa, aspetto che bisogna ben valutare prima di tornare alle competizioni.
“Dopo un periodo di interruzione così lungo credo che siano necessarie almeno 8 settimane di lavoro anche per prevenire tutti quegli inconvenienti dovuti appunto a una lunga inattività. Non mi riferisco solo a rischio di prevenzione degli infortuni, ma anche a questioni più semplici come dolori muscolari o tendinei. Poi molto dipenderà se la Confederazione Europea confermerà le date delle manifestazioni o meno. Le prime sono previste a fine agosto, mentre gli Europei Cadetti e Cadette sono più avanti nella stagione, quando in teoria saranno già iniziate le scuole. Quindi in questo caso dovremmo fare un periodo di preparazione comune in estate, poi concordare una preparazione con i club e quindi un piccolo periodo di ritiro subito precedente alla partenza. A pochi giorni dalla competizione. Ma di tutto questo ci occuperemo più avanti quando la Cev avrà confermato le date. Noi ci dobbiamo fare trovare pronti se ci verrà dato il via” (Marco Mencarelli)
“Anche perché, purtroppo, la prossima estate saranno tanti gli alberghi che forse non avranno clienti. Noi non pretendiamo molto ci va appunto bene un due stelle, senza persone che fanno le pulizie…” (Julio Velasco)
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