Pane e Petrolio al Teatro Rasi, una coproduzione Teatro delle Albe e Teatro delle Ariette
Pane e petrolio. di e con Paola Berselli, Luigi Dadina, Maurizio Ferraresi, Stefano pasquini. Una coproduzione Ravenna Teatro e Teatro delle Ariette di Castello di Serravalle (Bo).
Al centro del palco la Madonna col bambino, in una insolita edicola devozionale sopra la quale campeggiano falce e martello. Attorno, la tavolata a ferro di cavallo dove viene fatto sedere il pubblico per mangiare il cibo contadino preparato dagli attori del Teatro delle Ariette e dal Teatro delle Albe.

In scena mercoledì sera per l’ultima replica al Teatro Rasi, “Pane e petrolio“. Quattro attori un po’ contadini, un po’ artigiani, ma soprattutto, un po’ servitori di questo cibo, il semplice pane, rivestito di tutta la sacralità che gli si può attribuire, fino ad elevarlo al di sopra di Dio stesso, perché frutto del lavoro dell’uomo.

PANE E PETROLIO
Attori che servono il pubblico con il cibo e le parole. Quelle degli amarcord familiari, piccole cose lasciate fuori dalla storia e recuperate insieme a nostalgia e rimorso per le promesse che la storia stessa non ha mantenuto. “Quando hanno iniziato a dire ‘Vogliamo tutto e subito- dice Paola Berselli nei panni della mamma di Luigi Dadina- forse è iniziata la fine”.

Perché la voglia di libertà, di vita e di cambiamento desiderata dai ragazzi, decenni dopo, forse è stata tradita. Il mondo è andato avanti lo stesso, con teoremi efficienti e funzionali alla società che si stava profilando.

La società del petrolio. Che alimenta ogni cosa, nelle vite sempre più frenetiche, che sia a Roma o nel più sperduto paese di provincia, non importa. Ora le persone sono davvero tutte uguali. Rese tali dalla pubblicità e dagli oggetti ai quali ognuno è ormai legato visceralmente, per poter vivere e comunicare.

E LUIGI DADINA (C) RAVENNA TEATRO
Il petrolio sazia quasi come il pane. Un rapporto di subalternità a cui l’uomo si è sottoposto forse per arrivismo, forse per superficialità, poche volte per necessità.E’ il baratro a cui l’uomo della società post industriale va incontro più o meno consapevolmente. Che Pier Paolo Pasolini intuisce e denuncia con parole graffianti nell’opera incompiuta Petrolio, lette durante la rappresentazione.

Una cena-spettacolo che diventa condivisione e celebrazione di un rito che è laico e sacro al tempo stesso, legato all’essenza della vita, che è nostra eppure va oltre noi stessi. Ma anche una riflessione sul passato, sulle scelte del passato e su ciò di cui scegliamo di nutrirci, oggi, anche in senso figurato.
Anna Cavallo