Paolo Cevoli, il comico di Zelig ospite alla rassegna Classe al chiaro di luna. Viaggio semiserio negli amarcord romagnoli

“Scusi ma lei dove va al mare, dai nudisti o da quelli normali?”. Paolo Cevoli arriva da Riccione nella landa dei lidi ravennati, “fatti un po’ così alla buona”, prima tappa Lido di Dante, dove c’è la spiaggia naturista, e si sente fare questa domanda dall’uomo che vende la piadina. Capisce così, ancora una volta, che il romagnolo tipico non si smentisce mai: è uno che non sa fare a parlare, ma se la cava sempre.

PAOLO CEVOLI (C) RAVENNANTICA
PAOLO CEVOLI (C) RAVENNANTICA

Elogio della terra romagnola e dell’uomo medio che la abita, lo spettacolo di ieri sera al Museo archeologico di Classe, a due passi dalla basilica di Sant’Apollinare. Lo spettacolo, una produzione di Accademia Perduta Romagna Teatro, è una sequela di amarcord e di battute spinte sui grandi amori del romagnolo: il lavoro (che si trasforma in una vera ossessione, tipo ripulire ripetutamente i fagiolini pur di non stare senza far niente), la famiglia, con una devozione religiosa alle azdore e la buona tavola, che ha la sua apoteosi creativa nella tagliatella.

PAOLO CEVOLI A CLASSIS (C) RAVENNANTICA
PAOLO CEVOLI A CLASSIS (C) RAVENNANTICA


Paolo Cevoli: “Non c’è niente da fare, il romagnolo è un patàca”


Cevoli parte dagli ultimi mesi trascorsi in lockdown ma arriva poco dopo al dopoguerra, alla fame e all’emigrazione in Australia di suo padre, che ha imparato l’inglese di notte e dopo cinque anni è tornato a casa e ha aperto la pensione Cinzia, a zero stelle, d’estate piena di tedeschi. Che quando c’è stata la partita Italia-Germania tifava per i tedeschi purché gli comprassero la birra. Che gli chiedeva: ma da chi hai preso che non riesci mai a finire un discorso?

“Da lui ho preso. Non c’è niente da fare, siamo fatti con lo stampino. Grande entusiasmo per il fare, ma zero capacità con le parole. E il patàca – spiega – nasce così, da un entusiasmo incontenibile, come una diga che tracima. Il patàca non può fermarsi, non ci riesce. Tutti, nelle regioni italiane, sono un po’ patàca, ma il romagnolo lo è al massimo livello”.

PAOLO CEVOLI A CLASSIS (C)  RAVENNANTICA
PAOLO CEVOLI A CLASSIS (C) RAVENNANTICA


La scalata sociale del patàca. Cronache di una cena importante


Basta guardare – precisa – come si comporta quando riesce a progredire nella scala sociale. Il top è quando viene invitato alle cena di gala dei vari Lions, Rotay e via dicendo. Prima di tutto deve raccontarlo al bar, dove arriva con gli abiti nuovi con il cartellino del prezzo ancora appeso. Poi fa le raccomandazioni alla moglie che deve star zitta e lasciar parlare lui, tranne poi notare, prima di arrivare alla cena, che si è messa l’abito fucsia e le calze a rete. A tavola servono i cappelletti in brodo. Ed è a questo punto, racconta, che c’è una regressione all‘uomo di Neanderthal: si piega sul piatto, lo avvolge con un braccio e si isola immerso nel piacere del brodo.

PAOLO CEVOLI (C) RAVENNANTICA
PAOLO CEVOLI (C) RAVENNANTICA

Le tagliatelle? Una sinfonia. Le minoranze etniche? Sanmarinesi e ferraresi…

“Se piadina e prosciutto sono una polka, la tagliatella è una sinfonia, per l’insieme di elementi che la compongono: la farina, che viene dalla terra, l’uovo che, per ironia di Dio, viene dal didietro della gallina ma è la cosa più perfetta che esista e dal lavorio incessante dell’azdora” che Cevoli considera un patrimonio culturale inestimabile. Tanto da dire che “la nostra Regione unisce con un trattino due nomi di donna, come il gancio del reggiseno unisce le due coppe”. Non risparmia le frecciatine campaniliste: “Siamo gli unici che hanno accolto due minoranze etniche: i sanmarinesi e i ferraresi che non li vuole nessuno e noi ce li siamo tenuti“.

PAOLO CEVOLI - ARENA CLASSIS (C) RAVENNANTICA
PAOLO CEVOLI – ARENA CLASSIS (C) RAVENNANTICA

Amarcord a Riccione


Non potevano mancare gli aneddoti sulla sua Riccione, dove da ragazzini si passava il tempo aspettando le valchirie tedesche che arrivavano in estate e i quattro cinema dove si andava due o tre volte la settimana, non importava a vedere cosa. Niente social, niente cellulare, “ma non è vero che fosse più bello prima, non c’era niente, adesso è meglio e domani lo sarà ancora di più”. E dopo una chiosa così, non poteva che aggiungere queste parole:

“Prendetevi con leggerezza. Come gli angeli. Sono loro che inventano le barzellette. Perché se ci fate caso, nessuno sa chi le inventa. Sono loro che ci insegnano che darsi del peso (in romagnolo significa “darsi delle arie”) ci spinge verso il basso. Se vogliamo volare, ridiamo”.

Classis e la rassegna Classe al chiaro di luna

La rassegna di eventi e spettacoli Classe al chiaro di luna è organizzata all’esterno del museo archeologico di Classis, un ex zuccherificio poco distante dalla basilica di Sant’Apollinare in Classe, costruito fra il 1899 e il 1900, dove sono raccolti i reperti archeologici che raccontano la storia di Ravenna, dalle origini etrusco-umbre all’antichità romana, dalle dominazioni dei Goti e dei Bizantini per arrivare all’Alto Medio Evo.

ARENA CLASSIS (C) RAVENNANTICA
ARENA CLASSIS (C) RAVENNANTICA

Una tappa che completa la visita alla celebre basilica e dove all’esterno, in estate, grazie all’ampio spazio all’aperto di oltre 2800 mq, si può assistere agli spettacoli della rassegna Classe al chiaro di luna, promossa da Fondazione RavennAntica e Comune di Ravenna.

Anna Cavallo


Info su museo: info@ravennatica.org
Info su spettacoli della rassegna: consultare il sito classealchiarodiluna.it