Pappagalli a Roma: mistero nella Capitale

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Di Andrea Mari

Specie esotiche. Animali tanto belli quanto particolari. Creature che, un secolo fa, si potevano ammirare solamente negli zoo oppure in un documentario trasmesso alla televisione. Questa volta svesto i panni dello sportivo per raccontarvi un aneddoto di questi miei giorni romani.

Mi spiego meglio, nulla di preoccupante. Tranquilli. Camminavo allegramente per il mio quartiere, Cinecittà Est precisamente, diretto verso la zona Tuscolana. Un po’ di shopping, non fa mai male. Mentre attraversavo il parco antistante il centro commerciale Cinecittà Due, complesso edificato vicino ai famosissimi Studios, la mia attenzione è stata calamitata da uno stormo di uccelli, rumorosi ma bellissimi da vedere, di colore verde. Ora, sono sempre stato abituato ai passeri, ai merli, alle antiestetiche cornacchie, al menefreghismo fastidioso dei piccioni ed, ultimamente, alla migrazione feroce e prepotente dei gabbiani arrivati dalle sponde del Tevere.

Ma questi? Da dove sono usciti questi pennuti sgargianti? Spinto dalla mia spiccata curiosità, ho cercato informazioni sull’argomento: chiedendo in giro ad amici e leggendo su internet, sono venuto a conoscenza di questa invasione di pappagalli in tutto il territorio dell’Urbe. Dove ho vissuto in questi giorni? L’argomento, almeno per il sottoscritto, è interessante ed ho deciso, quindi, di ricostruire le vicende dei pappagalli romani. In molti li hanno avvistati, assistendo al volteggiare ipnotico di piccoli stormi cinguettanti ma in pochi conoscono l’origine di questa storia, ormai quasi leggendaria, dei nuovi inquilini di Roma. Pappagalli parrocchetto e monaco, questo l’identikit delle due specie di uccellini che stanno colonizzando le cime degli alberi romani; la prima originaria dell’Asia Minore, la seconda del continente sudamericano. Come diavolo sono finiti qui?

Pappagalli a Roma

Pappagalli a Roma: come prosperano?

Come riescono a prosperare nel clima romano specie abituate al caldo estremo? Una risposta alla volta, cerchiamo di andare per gradi. In realtà la storia dei volatili esotici nasce negli anni ’90: cani, gatti, conigli e criceti non soddisfacevano più l’amore di molte famiglie della Capitale. Troppo comuni forse, poco d’impatto per chi doveva stupire ospiti, amici e parenti durante le cene. La scelta, in quegli anni, cadde sui pappagalli per una strana, inusuale, moda derivata da Hollywood: le star degli Studios americani (Richard Gere e George Clooney per citarne due) avevano lanciato la moda dei pappagalli; potevamo farci sfuggire la possibilità di apparire trendy? Chiaramente no, che razza di domande?! Una moda, però, come tutti voi saprete nasce, arriva al suo folle apice, diviene scontata e lentamente muore sparendo dalle nostre vite. Un vestito si getta, va bene. Una macchina si può permutare, posso capirlo. Un animale, mi chiedo, che destino deve patire? Il più vigliacco ed aberrante di tutti: l’abbandono.

Pappagalli a Roma: ville invase

Abbandonando uno, un altro ed un altro ancora si è creato un effetto boomerang indesiderato: i pappagalli in questione, infatti, hanno una spiccata propensione all’accoppiamento ed in breve tempo gli esemplari ‘liberati’ si sono moltiplicati a vista d’occhio. I volatili, incredibilmente, hanno manifestato una resistenza inaspettata ai pochi giorni di freddo della Capitale (la nevicata di qualche anno fa non ha scalfito la nuova popolazione) adattandosi perfettamente alla vita cittadina. Pappagalli fortunati, certamente. In soccorso dei volatili, infatti, è arrivato il progressivo cambiamento del clima (Roma pian piano sta assumendo fattezze tropicali) e la resistenza allo smog. Pazzesco. Sono ormai a centinaia: le ville romane, i piccoli giardini periferici e gli alberi solitari sono stati colonizzati senza pietà. La prima colonia consistente avvistata sul territorio di Roma, abitava nel parco della Caffarella! Oggi Villa Torlonia, Villa Pamphjli, Villa Borghese, il parco degli Acquedotti ed il laghetto dell’Eur sono diventati i territori di nidificazione dei “pappagalli romani”.

Gli ‘invasori’ vivono in gruppi di venti, trenta esemplari e scandagliano gli alberi in cerca di frutta, bacche o datteri. La Capitale italiana, però, non è l’unica città dello stivale che ha assistito al flusso migratore di questa specie: molti agglomerati urbani fuori dal Lazio, infatti, hanno dovuto fronteggiare il nuovo inquilino. Questa specie può entrare in competizione con le nostre? Potrà soppiantare gli storici volatili romani? Esiste un rischio ambientale? Raggiunta da Adnkronos, Isabella Pratesi (responsabile conservazione internazionale Wwf Italia) ha parlato dei pappagalli.

“Non sono pericolosi!”

“Ormai si trovano migliaia di coppie! Non è una specie autoctona ma non rappresenta una minaccia per nessuno. Sono vivaci e colorati, contribuiscono alla nostra biodiversità!”

Non sono pericolosi per il nostro ecosistema e contribuiscono all’arricchimento della nostra fauna. Personalmente trovo questi nuovi inquilini meravigliosi: colori, cinguettio e formazioni di volo. Vederli, sentirli rallegra certamente le passeggiate romane. Abbiamo qualcosa in più di cui andar fieri, eliminare questa nuova specie sarebbe sbagliato: i pappagalli, abbandonati come sacchi della spazzatura, hanno risposto orgogliosamente ad un’ingiustizia dell’uomo. Benvenuti a Roma piccoli pappagalli, lo stupore dei romani nell’ammirarvi, liberi e felici, è la vostra più grande rivincita.

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