Roberto Bolle, “Parole che danzano”

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Di Redazione Metropolitan

In uscita il 24 Novembre 2020, Parole che danzano è il nuovo libro di Roberto Bolle. Spesso è chiamato l’etoile dei due mondi per indicare la contemporanea collaborazione con il Teatro Alla Scala di Milano e con l’American Ballet Theatre di New York. Durante il primo lockdown italiano a causa dell’epidemia da Covid-19 era quasi sparito, facendo preoccupare non poco i fan. Oggi sappiamo che si stava dedicando al suo nuovo progetto: Parole che danzano.

Il sogno della Scala

Roberto Bolle entra a circa 11 anni all’Accademia del Teatro Alla Scala, lasciando la piccola cittadina piemontese Casal Monferrato. Spesso il danzatore ha raccontato di sperare di non venir preso in accademia, temendo di dover precocemente lasciare la propria famiglia. Ma il fuoco della passione che gli bruciava nel petto l’ha completamente trasportato, dandogli grande forza per andare avanti in quel difficile percorso di studi. Il suo grande talento emerge da subito. A soli 14 anni viene notato da Rudolf Nureyev in veste di coreografo, una delle personalità più influenti del mondo della danza del tardo ‘900. Ha inizio così la sua scalata verso i teatri più importanti del mondo. Dopo il diploma accompagnerà Alessandra Ferri in Romeo e Giulietta al Teatro Bolshoi.

Il giovane Roberto decide così di lasciare il suo posto nel corpo di ballo del Teatro Alla Scala per girare il mondo. La sua carriera diventa così una montagna russa tutta in salita, scalando tutte le cariche che ogni danzatore aspira a rivestire. Oggi Roberto Bolle è un punto di riferimento internazionale del mondo della danza, anche grazie alla sua sempre costante presenza sui social ed in televisione.

Parole che danzano

Il grande etoile sceglie così di condividere con tutti la sua storia. Il suo libro Parole che Danzano, edito da Rizzoli, uscirà il 24 Novembre in tutte le librerie.

Sollevai la cornetta e composi il numero. Il tempo di dire: ‘Mamma, mi hanno promosso primo ballerino’, e scoppiai in lacrime. Eravamo una gioia sola. Era la realizzazione di tanti sacrifici, di un percorso voluto, sofferto, travagliato, che mi aveva visto andar via di casa da ragazzino. In quell’istante non percepii tanto la mia gioia quanto la loro. Di questo sarò sempre grato alla danza.

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a cura di Chiara Ricci