Nei giorni di Pasqua agli italiani è consentito spostarsi per raggiungere un aeroporto da dove partire per turismo, mentre qualsiasi altro spostamento tra regione dovrà essere comprovato da un valido motivo di salute, lavoro o rientro al proprio domicilio e/o residenza. E’ quanto prevede l’ultimo decreto Covid, firmato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Una decisione che ha fatto esplodere non poche polemiche: “Gli alberghi e tutto il sistema dell’ospitalità italiana sono fermi da mesi, a causa del divieto di spostarsi da una regione all’altra. Non comprendiamo come sia possibile autorizzare i viaggi oltre confine e invece impedire quelli in Italia”, ha protestato il presidente di Federalbeghi, Bernabò Bocca, alla notizia delle nuove regole che sanciscono il via libera alle vacanze pasquali all’estero. “Se è vero come è vero che le persone vaccinate o con tampone negativo sono a basso rischio di contagio – ha aggiunto – allora questa logica deve essere applicata anche ai viaggi in Italia, così come alla possibilità di frequentare terme, impianti di risalita, riunioni, congressi e manifestazioni fieristiche”.

Ma facciamo un passo indietro: il 3 marzo l’Astoi, associazione dei tour operator italiani, si è rivolta al Viminale per sapere se – sulla base delle restrizioni imposte dal Dpcm del 2 marzo – fosse possibile recarsi in aeroporto “in caso di viaggi per turismo verso destinazioni estere non interdette”. Con una nota del gabinetto della ministra Luciana Lamorgese è stato chiarito che “sono giustificati gli spostamenti finalizzati a raggiungere il luogo di partenza di questo tipo di viaggi che, in quanto generalmente consentiti, non possono subire compressioni o limitazione al proprio svolgimento”. Dunque risposta positiva, purché “muniti di autocertificazione” e diretti verso i cosiddetti Paesi C: Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Fear Oer e Groenlandia), Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra e Principato di Monaco, con tutte le restrizioni del caso, e sottoponendosi ad un tampone obbligatorio al rientro in Italia. Per tutti quelli che, invece, rientrano dall’Austra, dal Regno Unito e dagli Stati Uniti è obbligatoria la quarantena di 14 giorni. Isolamente fiduciario in Italia anche per chi va in Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia.

Turismo in Italia

In Italia rimane il divieto di spostamenti tra regioni fino al 30 Aprile, se non per motivi di lavoro, salute e necessità. In particolare, per chi si trova in zona arancione è vietato uscire dal proprio comune di residenza, mentre in zona rossa non si può uscire dalla propria abitazione. Dal 3 al 5 aprile, inoltre, tutta Italia sarà in zona rossa, dunque i divieti saranno gli stessi per tutti, con l’unica eccezione delle visite a parenti e amici, consentite ad un massimo di 2 adulti con minori di 14 anni e obbligo di rientro a casa entro le 22.

Seconde case

Il rientro alle seconde case – anche se in zona rossa – è consentito unicamente al nucleo familiare, dimostrando di averne titolo prima del 14 gennaio 2021 e purché la casa non sia abitata da altri. Alcune regioni hanno imposto ulteriori limitazioni, come nel caso dell’Alto Adige, in cui è vietato andare nelle seconde case se non si è residenti. In Campania e Puglia il divieto è esteso anche ai residenti nella regione. In Toscana e Valle d’Aosta non possono entrare i non residenti. Mentre in Sardegna e Sicilia possono entrare solo i residenti che esibiscano un tampone negativo effettuato nelle 48h precedenti, o il certificato di avvenuta vaccinazione anti Covid.

Francesca Perrotta