La sostenibilità rimane uno dei temi fondanti per la crescita del luxury, che, dopo 20anni, riporta all’attenzione di brand e consumer la questione della tracciabilità. Le origini dei tessuti, l’uso delle tinture naturali, e l’utilizzo di macchinari ecocompatibili sono solo alcune delle parti che contribuiscono a completare il quadro verde del fashion, e che permettono la crescita ed il consolidamento di una catena produttiva sostenibile. E per abbattere sempre più la distanza tra produzione e consumo, l’Europarlamento ha introdotto un nuovo mezzo: il Passaporto Digitale dei prodotti di lusso, il quale permetterà ai consumatori di acquistare più consapevolmente, essendo a conoscenza di tutto il percorso di realizzazione del capo.

Passaporto Digitale del Prodotto: tutte le informazioni che contiene

Il PPD e le borse - Photo Credits firstonline.com

Il consumo di prodotti tessili, dopo gli ultimi studi che approfondiscono il suo riscontro ambientale, duplicato tra il 2002 ed il 2010, ritorna ad essere uno degli argomenti più dibattuti dalla Commissione europea per la crescita ambientale. La Commissione, che si è già attivata con nuove strategie di sensibilizzazione in tema di fashion sustanibility, ha deciso di introdurre un nuovo mezzo utile ai consumatori e ai brand per tracciare i propri prodotti. Si chiama Digital Product Passport, DDP, ed è il passaporto digitale dei beni di lusso. Consiste in un codice qr che scansionato darà accesso ad informazioni sulle caratteristiche di sostenibilità e riciclabilità del capo, nonché il suo processo di produzione e la sua provenienza. Più specificamente le parti che comprenderà saranno la carta d’identità del prodotto, il peso, la società di produzione, il luogo d’origine dei materiali usati e le fonti. Importanti saranno poi le informazioni riguardanti l’ecologia, la proprietà, e delucidazioni in merito a garanzie, riparazioni e riciclaggio. Anche se tutto questo sembra appartenere ad un lontano futuro, la sua validità è già stata comprovata da alcuni brand.

I brand scelgono il DDP

Di recente brand come Fendi e Mugler hanno comunicato di aver inserito in alcuni modelli di accessori il nuovo DDP. Quest’ultimo è stato usato per i modelli iconici di borse dei brand come la Spiral Curve 01 e 02, scansionabile con un qr code dagli acquirenti, collocato sullo scomparso interno. Ma dove porta questo codice? Ad un profilo personale della borsa presente online. Ma non finisce qui, perché ai compratori verrà permesso di accedere a servizi personalizzati. L’amministratore delegato del brand, Adrian Corsin, in merito alla nuova tecnologia, dice:

‘’per noi si tratta di investire su quello che sarà alla fine un vincolo governativo, rendendolo un’opportunità’’

aggiungendo, poi, che il lusso ha il dovere di durare nel tempo, e questa durabilità è data dal suo processo costruttivo che se tracciato aumenta di valore. Come detto da Corsin, il Passaporto Digitale dei prodotti di lusso rappresenta un’opportunità di crescita e valorizzazione del rapporto tra luxury e consumer: uscendo dal solco della tradizionale dinamica unidirezionale da brand a consumatore, rende quest’ultimo protagonista della relazione, ponendolo come parte attiva della vita della maison. Ma il brand parigino non è il solo. Anche il Gruppo Prada è promotore, insieme a Cartier, di una blockchain Aura, ideata per convogliare altri brand in un nuovo percorso di digitalizzazione, interconnesso e sostenibile. Ultimamente anche Dior ha inserito il DDP prodotto da Aura, nel suo ultimo modello di scarpe ginniche B33. Ma Aura non è la sola produttrice di Passaporti Digitali, altri brand si rivolgono alla tecnologia di EON per realizzare i proprio PPD a garanzia dei propri capi.

Le opportunità e le criticità

Ma dietro queste nuove opportunità si celano alcune criticità, che vanno dalla sicurezza delle informazioni sensibili al segreto industriale. È quest’ultimo e la sua riservatezza ad allontanare alcune maison dall’uso del DDP, che preferiscono studiare nuove modalità di tracciamento. Secondo quanto detto da Sarah Willersdorf, responsabile della parte lusso del Boston Consulting Group, i brand stanno ricevendo sempre più richieste di maggiori informazioni sui prodotti dal pubblico, che vuole poter ‘’leggere le etichette chiaramente’’, così da poter acquistare un capo di cui conosce la storia e i valori. Ed è proprio su questi valori condivisi che si pongono le fondamenta del futuro della produzione tessile, la sua lavorazione e successiva vendita.

Luca Cioffi

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