Finalmente notizie positive in arrivo: lo studente egiziano dell’Università di Bologna, Patrick Zaki, in carcere da quasi due anni con l’accusa per diffusione di false informazioni attraverso articoli giornalistici, è libero, ma non è stato assolto.
Lo studente sarà rilasciato in attesa della prossima udienza che si terrà il primo febbraio.
Patrick Zaki è stato da poco trasferito dal carcere cairota di Tora, dove ha trascorso quasi tutta la sua custodia cautelare, ad una prigione di Mansura.
Il giudice monocratico di una Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori della città natale di Patrick, oltre ad eventualmente replicare alla memoria nel corso della seduta, deciderà se aggiornare ancora l’udienza ovvero pronunciare una sentenza di condanna o assoluzione inappellabile.
Patrick Zaki finalmente è libero
La delegazione dell’Unione europea, due diplomatici italiani e funzionari delle ambasciate di Stati Uniti, Spagna e Canada hanno preso parte all’udienza. Come a ogni appuntamento in tribunale dopo l’arresto dello studente egiziano dell’università di Bologna, l’attenzione della rappresentanza straniera rimane alta per monitorare il corretto svolgimento delle udienze, prima quelle di rinnovo della detenzione e, successivamente, del processo stesso, e il rispetto dei diritti umani e civili. Presente “per la prima volta” anche “un pm”, ha notato una fonte in aula. Uno dei diplomatici italiani ha potuto avvicinare il ragazzo e scambiare qualche parola con lui: alla richiesta su come stesse il giovane ha risposto “bene, bene, grazie” alzando il pollice e ringraziando l’Italia per l’attenzione riservata al suo caso. Parole che sembrano allontanare definitivamente l’ipotesi di violenze nei suoi confronti circolata ieri e poi smentita dall’associazione ‘Patrick Libero’. Anche se sulle sue nuove condizioni detentive, dopo il trasferimento dal carcere di Tora a quello di Mansura, una fonte informata sulle condizioni carcerarie ha spiegato che “si sta meglio a Tora, dove almeno c’è il bagno in cella. Qui a Mansura dopo le 4 del pomeriggio si può usare solo il bugliolo, il secchio usato come latrina dentro la cella”. In aula ci sono fra gli altri anche George, il padre di Patrick, e la madre Hela con i quali un diplomatico italiano si è intrattenuto brevemente.
In particolare, Nasrallah ha chiesto di poter acquisire le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto del Cairo, i verbali redatti da un agente della Sicurezza Nazionale e da uno della polizia, oltre alle copie di verbali di un processo civile e la convocazione di un teste. Le registrazioni video servono per dimostrare che Patrick fu arrestato all’aeroporto del Cairo e non a casa propria, a Mansura, come invece sostenuto dalla Procura, ha aggiunto la fonte. I verbali richiesti sono quelli del funzionario della sicurezza nazionale che documentò l’arresto al Cairo e quello dell’agente di polizia che ha registrato il fermo a Mansura, ha precisato uno dei legali del giovane, aggiungendo che i due documenti dovrebbero dimostrare l’illegalità del fermo.