Zingaretti e Renzi sembrano sempre più distanti, spianando la strada ad una scissione del Pd. Bettini nel frattempo ha proposto una via alternativa che prevede un’alleanza Pd-M5S. Grillo, ritornato in politica, non concorda.

“Il Pd è finito. Così com’è è finito sicuramente. Dopodiché può decidere di andare oltre sé stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso”. Parole dure, che non danno scampo a equivoci e non vogliono addolcire la pillola. Carlo Calenda, europarlamentare del Pd, ha le idee molto chiare sulla situazione del suo partito. Lo scontro tra le parti sembra davvero impossibile da risolvere mantenendo l’unità che oggi Nicola Zingaretti ha auspicato:

“Non è credibile l’ipotesi di un governo per fare la manovra economica e portare poi alle elezioni, sarebbe un regalo a una destra pericolosa che tutti vogliono fermare. Apriamo la crisi e vedremo con il presidente Mattarella qual è la forma migliore e più credibile per contribuire a salvare l’Italia. Di fronte ai pericoli che ci sono per la democrazia sarebbe sbagliato dividerci”.

Con la crisi di governo alle porte e il clima elettorale favorevole all’avversario principale, questo appello pare del tutto ragionevole (almeno per quanto riguarda la coesione interna). Ma il punto di scontro è troppo importante: la formazione o meno di un governo senza andare al voto. Matteo Renzi vorrebbe formare un’alleanza per realizzare la manovra ed evitare gravi ripercussioni finanziarie, mentre Zingaretti vuole gestire al meglio la crisi di governo per poi andare subito al voto. Questa pare una scelta azzardata, considerando il clima del tutto favorevole a Salvini e la figura tutt’altro che carismatica che il segretario del Pd si è costruito.

C’è una terza via?

Risale alle ultime ore una proposta di Goffredo Bettini, figura ben accetta da entrambe le parti: un’alleanza con i 5 Stelle. L’obiettivo sarebbe quello di creare un governo in grado di durare almeno fino al 2022, quando si dovrà eleggere un nuovo Presidente della Repubblica. Individuato un premier in grado di fare da ponte (forse Raffaele Cantone), i punti salienti sarebbero la manovra economica e l’abolizione del decreto sicurezza bis.
Calenda ritiene questa opzione la più probabile, poiché le parti coinvolte avrebbero i numeri per una maggioranza e potrebbero guadagnare tempo, di cui entrambe necessitano. Ma qui subentra un ulteriore problema: le dichiarazioni di Beppe Grillo. Dopo aver annunciato il suo rientro in politica, il garante del Movimento ha escluso anche la possibilità di un dialogo con Renzi, da lui stesso definito un avvoltoio su Twitter. La figura di riferimento sarebbe Zingaretti, che però pare non avere interesse a dialogare con i pentastellati.
L’intreccio a sinistra è dunque molto complesso, visti i numeri e i protagonisti coinvolti. Forse, più che dalle mosse di Salvini, il futuro governativo del paese dipenderà da questo.