La tennista cinese Peng Shuai è scomparsa a inizio novembre dopo aver denunciato su Weibo di aver subito dieci anni prima una violenza sessuale da parte di Zhang Gaoli, ex vicepresidente della Cina e esponente di spicco del Partito Comunista. Spuntano ora foto e video che la ritraggono, ma sorgono dubbi se sia davvero libera di muoversi e parlare. Il quotidiano ufficiale del governo assicura che è in salute, ma dalla Women’s Tennis Association arrivano richieste di spiegazioni.

Chi è Peng Shuai e perché il mondo si sta preoccupando per lei?

Vincitrice nel doppio al Grande Slam, a Wimbledon nel 2013 e al Roland Garros nel 2014, il nome di Peng Shuai fa di nuovo il giro del mondo. Stavolta, però, non per meriti; o meglio, un merito lo ha avuto: ha trovato il coraggio di denunciare. Questo però le è costato l’inimicizia del governo cinese. Ma andiamo con ordine.

Il 2 novembre su Weibo, il Twitter cinese, ha rivelato con un lungo post di aver subito, circa tre anni fa, molestie sessuali da Zhang Gaoli. La relazione con lui, sposato, era intermittente e andava avanti da dieci anni. Dopo anni senza vedersi, Gaoli invita la tennista a casa sua e della moglie e in quell’occasione le usa violenza. Zhang Gaoli però non è solo un uomo sposato e di cui Peng Shaui è stata amante, ma anche esponente di spicco del Partito Comunista cinese. 75 anni, vicepresidente della Cina dal 2013 al 2018 e dal 2012 al 2017, è stato uno dei sette membri del Comitato permanente del Partito Comunista cinese, il gruppo che di fatto detiene il potere nel Paese, retto dal presidente Xi Jinping.

Una figura importante, dunque, che non può permettersi di essere coinvolta in scandali, pena la credibilità propria e dell’apparato dirigente della Cina. La replica non tarda ad arrivare, decisa e definitiva: il post della tennista viene cancellato e di lei si perde ogni traccia. Censurati post di discussione sull’argomento, bloccata la ricerca del suo nome sui social e persino della parola “tennis”; il suo profilo resta attivo, ma senza possibilità di lasciare commenti.

Prove “da non credere”: prima l’email…

La tennista sempre scomparire in una nuvola di fumo, fino al 18 novembre, quando la tv cinese Cgtn Europe diffonde lo screenshot di una sua presunta mail. Non reca data, intestazione o firma, ma sarebbe il mezzo scelto dalla tennista per smentire le accuse di violenza sessuale e le voci secondo le quali sarebbe in pericolo. Il comunicato sarebbe stato inviato al presidente della Women’s Tennis Association, Steve Simon, tra i primi a dubitare della sua autenticità. «Siamo a un bivio del nostro rapporto con la Cina e della nostra attività laggiù» ha dichiarato Simon. La minaccia della WTA è quella di boicottare i tornei di tennis in Cina nel 2022, in mancanza di reali prove circa un buon stato di salute e sicurezza della donna.

L’intero mondo del tennis si stringe attorno alla sua collega. Serena Williams, che ha lanciato l’hashtag #WhereIsPengShuai si dice devastata, « La censura non va mai bene » ha detto la tennista giapponese Noemi Osaka e Novak Djokovic ha chiesto al tennis di rimanere unito di fronte al caso Peng Shuai.

…poi video e foto

Shen Shiwei, giornalista della televisione di stato cinese CCTV, ha postato sabato pomeriggio tre foto che ritraggono la tennista in casa sua. Queste, secondo Hu Xijin, direttore del quotidiano di partito Communist Party’s Global Times, mostrerebbero che la donna è in casa di sua volontà e in salute. Lo stesso Hu avrebbe la stessa sera diffuso su Twitter un video che la mostra a cena con il suo allenatore e alcune donne a Pechino e in cui viene citato il 21 novembre come data dell’indomani. La conversazione sembra tanto innaturale e forzata da destare sospetti. «Anche se vederla è una cosa positiva, continua a essere poco chiaro se sia libera di muoversi e fare ciò che vuole» ha detto Simon «Questo video da solo non è abbastanza per provarlo».

Un secondo video riprende una donna con una maschera, forse Peng, mentre entra in un ristorante eun terzo, pubblicato l’indomani, la vedrebbe partecipare a un evento per ragazzi.

Foto e video arrivano i giorni subito successivi alla richiesta da parte della Casa Bianca di prove verificabili circa il benessere della donna. L’Onu ha invece domandato un’indagine trasparente delle accuse volte a Zhang. La Cina difatti si è concentrata solo sulla tennista, commentando la scomparsa con post di singoli giornalisti, sia pure affiliati al regime, ma mai con una dichiarazione ufficiale.

Quello di Peng Shuai è il primo caso di #WoYeShi a denunciare un membro del governo

Nato dal coraggio della ricercatrice accademica cinese Luo Xixi, il #WoYeShi è il corrispettivo cinese del #MeToo. Si tratta di un contributo importante: tra l’abitudine cinese alla censura e la composizione quasi interamente maschile del Partito Comunista, ogni goccia rischia di travolgere l’intero apparato con la forza di un’onda. Peng Shuai ha denunciato un membro del governo, mostrando un lato della amministrazione che ora si cerca di far passare sotto silenzio. Ma ce lo hanno insegnato troppe donne che hanno avuto il coraggio di denunciare e troppe altre che non sono qui per gioire delle nostre battaglie. Così muore la giustizia: in silenzio.