“Pensieri nella Metropoli”: fu un venerdì come tanti

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Di Redazione Metropolitan

Fu un venerdì come tanti.
Il cielo era grigio che quasi non si capiva se dovesse venire a piovere.
Io mi trovai a lavoro, sulla mia solita tratta aereoportuale.
Cominciai a fare il mio solito giro di controllo a bordo del treno.

Iniziai a controllare tutti i viaggiatori partendo dalla coda del rotabile.
Arrivai quasi a metà convoglio e la vidi;
Una bellezza rara, almeno per me. Era una meravigliosa donna. Credo avesse qualche anno sopra i 30.
Bionda, alta.
Ricordo aveva un tailleur beige ed un trench ed era seduta con le gambe accavallate.
Come quelle donne di ufficio che si vedono nei film americani.
Arrivai da lei a controllarle il titolo di viaggio ma non ebbi il coraggio di parlarle. Un po’ perché indossai una divisa, un po’ per la mia timidezza nei suoi confronti.
Lei mi guardò ed accennò ad un timido sorriso.

Pensai:” quante donne vedo ogni giorno sul treno e che anche in maniera spudorata ci provano anche.. cazzo questa mi piace veramente”.

Dovetti, ahimè, salutarla e la ringraziai.
Proseguii il mio giro fino ad arrivare a termine treno verso la testa.
La pensai, sapendo che lei fosse ancora sul mio rotabile. Poi pensai che per quella maledetta uniforme non fosse possibile conoscerla, a meno che non fosse venuta lei.
Arrivammo a destinazione.

I passeggeri scesero dal treno, e scesi anche io.
Tornando verso l’estremità del treno la vidi di nuovo.
Ci guardammo per almeno 5 secondi in maniera intensa ma nessuno dei due ebbe l’iniziativa di parlare all’altro.

Quando la passai chiusi gli occhi come per sperare di sentirmi dire:”ciao posso disturbarti”.
Feci altri due tre passi e mi girai come per cercare il suo sguardo, e lei si girò per cercare il mio.
Ci trovammo ancora con lo sguardo, ma niente con le parole.
Ora, tutte le fantasticherie che pensai nei confronti di quella donna potrebbero essere prese dai libri di Bukowski quindi ma non mi limitai a pensarle.
Poi, una volta ripartiti, mi immaginai che quella donna una volta seduta al suo posto sull’aereo,
mi stesse pensando, rimproverando se stessa di non essermi riuscita a parlarmi,così come io feci per il resto della giornata.

Gli sguardi che mi scambiai con quella donna quella mattina furono quasi meglio di un rapporto sessuale.

Francesco Sergio