In quel periodo feci un sacco di incontri.
Molti li dimenticai il giorno stesso, altri mi rimasero impressi per parecchio tempo e soprattutto, mi fecero riflettere.

Fu una sera come tante, ma l’umidità quella notte entrava nelle ossa.
Mi trovai sempre nella mia metropoli e precisamente in stazione aspettando di far partire il mio treno.

Qualche mezz’ora prima cenai al mio solito ristorante di lusso. Molti potrebbero pensare:”e a me che importa che cosa hai fatto prima”.
Ma tenete a mente questa cosa per dopo.

Partimmo, e dopo qualche minuto incontrai una persona . Lo descrivo: un uomo credo sulla quarantina, grassottello e con vestiti molto vecchi.
Stava mangiando un pacchetto di crackers già aperto. Probabilmente lo aveva aperto in giornata.
Capii subito che fosse un senza tetto poiché aveva con se diversi sacchetti con vestiti e cianfrusaglie di vario genere.
Mi disse che doveva arrivare all’Aereoporto per andare a dormire.
In quel periodo furono tanti i senza tetto che si rifugiavano all’Aereoporto in cerca di un posto caldo dove dormire.
Iniziammo così la nostra chiacchierata.
Mi raccontò in modo solare che il giorno stesso riuscì a mangiare un piatto caldo ed anche un secondo. Era una cosa che non capitava molto spesso.
Io gli chiesi:”come si mangia in quelle mense”.
Lui mi rispose:”la verità molto bene, anche se ci sono delle volte in cui le mense fanno 3000 coperti e quindi il cibo non è ottimo”.
Io, forse preso dalla curiosità di sapere un po’ di più il suo trascorso, mi feci avanti con delle domande. Lui mi rispose dettagliatamente.
Gli chiesi che Lavoro facesse prima, e lui mi rispose che lavorava come corriere.
Mi disse che un giorno gli venne fatta una sanzione sul suo carro di 2000 € che lui non riuscì a pagare. Perse la patente per il camion e venne licenziato da lavoro.
Mi disse che fu anche sposato ed io gli chiesi se avesse figli. Lui mi guardò, e quasi con una smorfia di dolore mi disse di no.
Ma la sua ex moglie si, ne aveva due avuto da un altro uomo.
Mi dispiacque molto vedere quell’espressione e quegli occhi che simboleggiavano la resa di un uomo tanto che mentre io pensai a lui e alla sua vita, quest’ultimo mi disse:” Francesco è dura”.
E come potetti dargli torto.
Però mi venne da confortarlo; giuro su Dio era come se avessi visto mio padre abbattersi.
Perché tutto sommato potrebbe capitare ad ognuno di noi .
L’unica cosa che mi Venne da dirgli fu:”non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.
Questa fu una frase che io ed un mio amico recitavamo sempre quando giocavamo alla play station con i giochi di calcio e magari uno dei due perdeva. Allora per non demoralizzarsi e provare a recuperare la partita dicevamo questa frase e la prendevamo sempre a ridere.

Ma qui non si trattò di una partita alla console.
Qui parlammo della vita vera.
Del non sapere se il giorno dopo ci sarebbe stato e se ci fosse stato avrebbe dovuto sopravvivere per non morire di fame.
Riprendendo il punto di prima riguardo al fatto di aver mangiato al ristorante di lusso, mi sentii quasi sporco al pensiero di sapere che io ero lì seduto al caldo a mangiare il mio bel piatto a base di pesce e lui metaforicamente fuori a guardarmi dalla vetrina del ristorante pensando se il giorno dopo sarebbe riuscito a mangiare.
Prima di arrivare a destinazione guardai nello zaino per vedere se avessi qualcosa da mangiare o da bere per cederlo a lui ma il risultato fu negativo.
Lui mi disse di non preoccuparmi quasi intimidito.
Gli regalai un buono pasto per fare la spesa al supermercato.
Mi sorrise e mi ringraziò.
Notai che lo mise all’interno della sua giacca come per paura di non volerlo perdere.
Gli strinsi la mano, lo salutai e prendemmo due direzioni diverse.

Lui a sinistra, ed io a destra.. proprio come fa la vita con noi le sue scelte.

Francesco Sergio