Lo dice l’UE che per le donne il lavoro è più difficile rispetto agli uomini: in Italia i dati non sono rassicuranti.

Le donne non riescono a lavorare in Italia con la stessa facilità degli uomini. Se poi hanno figli, la situazione è ancora peggiore. Per quanto riguarda il lavoro il divario di genere in Italia è doppio rispetto all’Europa.

In tutta Europa le donne lavorano meno degli uomini, ma non è una questione di pigrizia (ovviamente). Da dati Eurostat, vediamo occupato l’80% dei maschi contro il 69,3% delle femmine, per una differenza di tasso di occupazione nei due sessi del 10,7%.

Il primato spetta alla Grecia ma ’Italia segue subito con una percentuale non rassicurante ovvero il 19,7% (che è letteralmente il doppio rispetto alla media).

Per le donne il lavoro di cura non viene valutato:

Inutile nascondere che il lavoro di causa sia ancor gravato sulle spalle delle donne, e questo influisce pesantemente sui dati citati. Citando i dati Ocse le donne usano circa 4,73 ore delle loro giornate per il lavoro domestico e di cura., per un contro degli uomini di circa 1,84 ore. Ovviamente sarebbe da valutare che questo tipo di lavoro è un lavoro a tutti gli effetti per il quale non si percepisce un salario: infatti le donne lavorano alla casa in maniera del tutto gratuita (che sarebbe anche normale) ma in maniera soprattutto sproporzionata e questo influisce sulla loro possibilità di accedere adeguatamente al tempo del lavoro.

Chiaramente appare chiaro che le più penalizzate siano le donne con figli. Questo è ironico, perchè gli uomini che hanno famiglia sono sono maggiormente occupati: il 90,1% a fronte dell’81,1% di quelli che non ne hanno, inoltre lavorano molto e hanno meno impieghi part-time.

Un basso tasso di occupazione femminile ha ovviamente effetti concreti a livello pubblico sul benessere delle nazioni e sulla natalità: una donna che lavora moltissimo e viene pagata meno di quanto potrebbe ha meno stabilità economica per poter permettersi una famiglia.

Parliamo di famiglia e lavoro:

Non è difficile capire quindi che se i tassi di occupazione femminile sono più bassi in alcuni Stati, lo sono anche quelli con i minori tassi di fecondità.

In base ai dati Inps (analisi ‘Natalità e occupazione femminile: un confronto internazionale’ citato da Androkos), l’Italia è tra i Paesi meno fecondi d’Europa, mentre la Francia grazie a politiche ad hoc stabili è il Paese europeo col tasso più alto.

Inoltre in 22 Stati europei su 27 le donne con 3 figli hanno tassi di occupazione superiori a quelle italiane con un solo figlio. Ad esempio in Slovenia lavora l’82,8% delle madri con 3 figli tra 20 e 49 anni, in Portogallo l’80,4%, in Danimarca il 79,1% e in Svezia il 79%. I Paesi con le peggiori performance di natalità sono anche quelle con i minori tassi di occupazione femminile.

L’Italia utilizza male (se effettivamente le sta utilizzando) delle risorse importanti al livello di economia e politiche sociali. Queste risorse potrebbero effettivamente generare benessere e crescita, con la quale aumenterebbe l’uguaglianza sociale. Tuttavia appare chiaro che siamo carenti di politiche specifiche che rendano possibile per le donne conciliare vita e lavoro.

Cosa serve? Serve iniziare a pensare a come pianificare degli investimenti che vanno dai servizi all’infanzia (e per la cura degli anziani) ad più alto coinvolgimento degli uomini nelle attività domestiche. Penalizzare le donne che lavorano non porta nessun beneficio.