Perché Danilo Sacco ha lasciato i Nomadi, le sue scelte e quell’infarto che lo cambiò

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Di Redazione Metropolitan

Danilo Sacco, 47 anni, 19 anni come cantante dei Nomadi, un primo posto in classifica e un infarto alle spalle ed è contento della sua vita e delle sue scelte: «Sì, contento delle decisioni che ho preso. Uscire dal gruppo è stata una necessità, psicologica e fisica: il mio corpo mi ha detto che era ora di smettere». Non che sia stato semplice, abbandonare una storia così importante e probabilmente unica: Sacco era uno sconosciuto cantante folk rock quando nel 1993 si trovò a sostituire il leggendario Augusto Daolio che dei Nomadi era la voce e il volto. Il gruppo aveva perso da qualche anno il favore del pubblico grosso: «Tutti mi sconsigliavano di accettare, sembrava una scommessa persa», ricorda ora. Invece, la scommessa fu vinta: la seconda vita dei Nomadi ha conosciuto un successo nuovo e sorprendente, fatto soprattutto di concerti, centinaia l’anno, in tutta Italia, di un’identificazione assoluta con il pubblico, di un seguito appassionato che ha abbracciato anche le nuove tecnologie per stare vicino ai suoi eroi.

«Il 10 agosto – racconta lui – misi tutti al corrente della mia decisione. “Ne parliamo con calma?”, mi chiesero gli altri. Così, ci siamo dati una settimana per pensarci, poi ci siamo detti: ok, il 1° gennaio 2012 facciamo uscire un comunicato in cui annunciamo la separazione. Tornato a casa, comincio a pensare: che diranno i fan il 1° gennaio? Che me ne sono andato di mia iniziativa, alla chetichella, come un ladro? Così, la notte del 23 novembre ho scritto sulla mia pagina Facebook quel che pensavo, ho spiegato le mie motivazioni. Sono felice di averlo fatto, i concerti dopo quel giorno (i Nomadi hanno suonato fino a fine anno, ndr) sono stati belli, ho sentito l’affetto che mi circondava». Si tratta, ovviamente, di una decisione che viene da lontano, almeno da quel 2009 in cui il cuore malato fermò la sua corsa. Per poco: «È chiaro che la malattia è stato uno scossone forte, anche se sono ripartito molto presto, contro il parere dei cardiologi, che mi avevano consigliato sei mesi di riposo assoluto. A tre mesi dall’infarto ero già sul palco. Mi sentivo bene, avevo soppesato i rischi e poi ero ripartito a testa bassa, come faccio di solito. Però ho capito subito che non avrei potuto sostenere il ritmo di prima, ho chiesto di ridurre il numero delle date e il ritmo degli spostamenti. Quando ho saputo che qualcuno, dal suo punto di vista, si era lamentato, perché fare meno concerti significa fare meno quattrini, mi sono sentito una palla al piede. E non potevo accettarlo». Ora Danilo suona con un nuovo gruppo («Grandi musicisti e grandi amici») e sta preparando album e tour. Dice di divertirsi molto, come non gli accadeva da tempo: «Tra dicembre e gennaio ho pensato seriamente di smettere, di dedicarmi ad altro. Poi una notte mi sono svegliato all’improvviso: avevo sognato una sequenza di accordi. Mi sono alzato, ho fatto saltare il gatto giù dal letto, ho preso in mano la chitarra e ho suonato ciò che avevo sognato. E in quell’istante ho capito che ero fregato, non avrei mai abbandonato la musica».