La Svizzera, annoverata fra i Paesi più abbienti del pianeta, gode di una ricchezza pro capite da record. Ma come può una nazione così piccola, e dotata di scarse risorse naturali, ad aver accumulato una tale ricchezza? Scopriamo i motivi storici e culturali di un’evoluzione dal sapore unico.
La Svizzera, prima classificata per ricchezza media
Conosciuta da sempre come uno dei Paesi più facoltosi al mondo, la Svizzera vanta una ricchezza pro capite da primato, classificandosi prima al mondo per ricchezza media.
Secondo i dati più recenti, resi noti dall’edizione 2024 del Global Wealth Report di Ubs, il patrimonio medio di un adulto svizzero ammonta a 709.612 dollari, superiore di 100mila dollari rispetto alla media del Lussemburgo, e di 120mila se rapportato alla media di Hong Kong.
La popolazione elvetica è la più ricca al mondo, anche se sono gli Stati Uniti a detenere il maggior numero di milionari presenti sul territorio.
Come può un Paese povero di materie prime svettare fra i più abbienti?
Grazie a un’economia fiorente, la Svizzera si assicura il secondo PIL, prodotto interno lordo pro capite, più elevato al mondo. Un risultato estremamente interessante se si considera la superficie ridotta di una nazione prevalentemente montana, che non dispone di un accesso al mare e vanta un numero ridotto di risorse naturali.
Ma come può un Paese così povero di materie prime, dalla superficie esigua, con soli 8,7 milioni di abitanti, una conformazione prevalentemente alpina, risultare fra i più ricchi al mondo? Troppo spesso si pensa erroneamente che la Svizzera sia ricca grazie al tenore del settore bancario, e alla tipica condizione di paradiso fiscale. Niente di più sbagliato perché queste caratteristiche, che risultano anche più favorevoli in altri luoghi della terra come la prevalenza delle isole caraibiche, da sole non fanno la differenza.
L’evoluzione del Paese è trainata da motivi storici e culturali La Confederazione è cresciuta quale conseguenza di tutta una serie di scelte, compiute negli anni, che hanno collocato al centro la libertà politica, la decentralizzazione, la competizione e la concorrenza fiscale fra Cantoni, il libero mercato, e la neutralità.
Il segreto dell’economia Svizzera è nella sua storia
Il segreto dell’economia Svizzera è contenuto nella sua storia, fatta di stabilità politica, autonomia monetarie e federalismo fiscale, così come nell’aver saputo internazionalizzare l’economia, e investire nel capitale umano.
Lo sviluppo della Svizzera è stato facilitato dall’ingresso nei secoli di un’ampia forza lavoro, essendo da sempre un paese di immigrati. La Svizzera dei giorni nostri può ancora contare su un’ampia presenza di stranieri, che si assesta intorno al 25% della popolazione.
Attraverso i secoli la Svizzera si è concentrata sull’accoglienza di manodopera straniera, e sull’arrivo di un costante flusso di capitali, elementi che hanno dato vita a una fiorente rete di aziende. Prova ne è che nel 1862, con la prima legge sull’esenzione d’imposta emanata nel Cantone di Vaud, si consentiva agli stranieri con residenza stabile di avviare senza difficoltà una propria attività economica.
Ancor prima, nel ‘700, la storia racconta che grazie all’arrivo degli ugonotti francesi, in fuga dall’oppressione in patria, nacquero le prime banche elvetiche. I primi istituti bancari divennero in una fase iniziale depositari dei capitali dei regnanti e degli appartenenti all’aristocrazia, e in un secondo momento anche dei beni dell’alta borghesia, dando il via nel 1713 alla nascita della prima legge a difesa del segreto bancario.
Si deve a Henrich Hentsch, figlio di un pastore e precettore prussiano e a Jean-Gédéon Lombard, commerciante di origini italiane, nel 1796 la nascita della prima banca privata a Ginevra, che oggi individuiamo con il nome di Lombard Odier Hentsch & Cie.
È opera dell’ingegno di immigrati anche la realizzazione della prima azienda di dadi per cucina, nel 1880 ad opera di Julius Maggi, di chiara origine italiana, e dell’invenzione del latte in polvere per neonati, messa sul mercato da Heinrich Nestlé, d’origine tedesca.
Si deve alle risorse e ai talenti internazionali anche lo sviluppo dell’industria orologiera svizzera, grazie all’operato del tedesco Hans Wilsdorf, creatore della gamma Rolex, e a quello del polacco Antoni Norbert Patek e del francese Adrien Philippe, che agli albori del ‘900 diedero vita alla Patek Philippe.
Oggi la Confederazione elvetica registra un’elevata densità di aziende, soprattutto se rapportata al numero degli abitanti.
L’evoluzione culturale
La ricchezza accumulata, e il livello decisamente basso d’indebitamento, hanno permesso alla Svizzera di evolversi anche dal punto di vista culturale, investendo sulla creazione di numerose università pubbliche. La fiorente rete universitaria ha consentito ai tanti immigrati, e alla loro progenie, di studiare e crescere culturalmente per mettere la conoscenza anche a disposizione del settore economico e di quello sociale.
In Svizzera assume grande rilevanza il patrimonio culturale immateriale, che si tramanda di generazione in generazione, dando un importante senso di continuità e di identità ai suoi abitanti. Di questo patrimonio culturale, in continua evoluzione, sono parte integrante le leggende e le fiabe, la danza e la musica, i rituali festivi, le usanze e le conoscenze tradizionali.
A influenzare la cultura della Confederazione elvetica, e a renderla una realtà decisamente variegata, è da sempre l’incontro fra culture e tradizioni diverse, che coinvolgono da vicino la produzione artistica, l’architettura, il design e la moda, il cinema e la fotografia, la letteratura e il teatro, la musica e la danza.
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