Un nuovo Piano anti-violenza contro le donne è stato presentato dalla ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. L’Italia aveva già adottato, nel 2017, un Piano Antiviolenza: il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne. Alla scadenza del vecchio piano, il quale registra come noto dalle vicende di cronaca un’efficacia relativa, una nuova bozza per il 2021-23 è in corso di approvazione. Si tratta ad oggi, comunque, soltanto di una lettera di intenti che andrà declinata in norme concrete.
Cosa prevede il nuovo piano anti-violenza?
Il piano antiviolenza contro le donne si ispira alle linee guida della Convenzione di Istambul. Si tratta, in pratica, delle famose 3 P. Prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire i crimini. Il nuovo piano, però, prendendo atto delle falle del piano precedente si propone di migliorarne l’efficacia. Oltre alle 3 P, già presenti nel vecchio piano, si aggiunge un nuovo pilastro, l’assistenza e la promozione.
Tra le novità vi è, poi, la promozione di un’educazione finanziaria delle donne con tirocini retribuiti che favoriscano l’inserimento nel mercato del lavoro. In tal modo si punta a combattere le situazioni di dipendenza economica delle donne. Si intende estirpare il luogo comune del rimanere accanto ad un compagno violento perché non si è economicamente autosufficienti.
Il piano prevede, inoltre, la creazione di un sistema integrato che contribuisca ad accendere i riflettori sul fenomeno della violenza contro le donne. Statistiche, realizzate in collaborazione con l’Istat, forniranno un quadro dettagliato sui dati che purtroppo coinvolgono episodi di violenza.
Tra gli obiettivi perseguiti dal piano vi è la necessità di aumentare il livello di consapevolezza nella pubblica opinione e nel sistema educativo e formativo sulle radici strutturali, sulle cause e sulle conseguenze della violenza maschile sulle donne e promuovere la destrutturazione degli stereotipi alla base della violenza.
Centri anti-violenza assenti dalla stesura della bozza
Nella stesura del piano antiviolenza contro le donne i centri antiviolenza avrebbero potuto rivestire un ruolo attivo. Lamentano, invece, di non essere stati coinvolti nella concertazione. In una lettera aperta dell’associazione “Dire-Donne in rete contro la violenza” si legge:
“Il nuovo Piano antiviolenza anticipato a mezzo stampa, senza alcuna partecipazione delle associazioni anti-violenza. Consultate, ma non non ascoltate. Con una lettera aperta, ci rivolgiamo quindi alla ministra Elena Bonetti. Pensiamo si sia persa l’importante occasione di riconoscere ai centri antiviolenza, definiti tali dalla Convenzione di Istanbul, il ruolo centrale del sistema antiviolenza. Da oltre un trentennio promuoviamo formazioni e progetti volti alla conoscenza del fenomeno. Se oggi della violenza si parla e si scrive un riconoscimento va dato al movimento delle donne, da cui D.i.Re ha origine, che ha tolto dal silenzio e dall’omertà il fenomeno”.
Probabilmente è proprio partendo dal coinvolgimento dei centri antiviolenza che il nuovo piano potrebbe giungere a risultati differenti. Come sottolineato in apertura si tratta, ad oggi, di una bozza il che fa presumere che il tempo necessario all’approvazione sia -purtroppo- ancora lungo. Il fenomeno della violenza contro le donne, che troppo spesso degenera in femminicidi, ha bisogno di un apparato legale stabile che tuteli le donne. Le donne che vivono una condizione di fragilità, piegate emotivamente, hanno bisogno di trovare nelle istituzioni una difesa che consenta la creazione di una vera e propria rete, solida, cui potersi aggrappare.
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