Piano nobile di Simonetta Agnello Hornby

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Di Redazione Metropolitan

Uscito il 15 ottobre per Feltrinelli, Piano nobile è l’ultima fatica di Simonetta Agnello Horbny, la scrittrice italiana naturalizzata inglese. È forte in chi vive all’estero, e la scrittrice è andata via dalla Sicilia e da Palermo quando aveva vent’anni, il ricordo dei colori della propria terra. Con la ricerca della luce infatti, desiderio di un uomo morente che di luce vuole che sia inondata la sua stanza e per l’ultima volta i suoi occhi, inizia la storia di una saga familiare: quella della nobile famiglia Sorci. Attraverso l’oro e il viola del cielo di Palermo al tramonto, assistiamo alla morte del barone, il capofamiglia; al racconto di quella che è stata la sua vita, adesso carica di rimorsi e rimpianti.

Presenta ai nostri occhi, attraverso quelli di un pittore, personaggio realmente esistito che ha ritratto la nonna della scrittrice che vediamo in copertina, tutta la sua discendenza legittima e illegittima. E poi la moglie, tutte le altre donne che ha voluto nella sua vita, e ancora le nuore e i nipoti. La sua successione è legittimata dalla presa del capotavola al piano nobile durante il pranzo di congedo dalla vita voluto da lui stesso.

Piano nobile di Simonetta Agnello Hornby copertina libro-fonte feltrinellieditore.it
Piano Nobile di Simonetta Agnello Hornby copertina libro-fonte feltrinellieditore.it

Nulla dura, tutto si sperpera, meno l’amore

Il contesto storico che fa da sfondo è quello della Sicilia durante gli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Gli anni dei bombardamenti e della successiva liberazione/occupazione, come la chiama la Horbny, da parte degli americani. La storia però fa solo da sfondo, protagonista è “la famiglia” e quei componenti a cui lei da voce capitolo dopo capitolo. Ci appare maestra nella descrizione della psicologia dei personaggi, da Cola, il primogenito, che succede al padre pur non avendone la tempra e il carattere, ad Andrea fragile di mente, cattivo e violento. Cola, uomo mite, sentimentale, amerà per tutta la vita solo la moglie di Andrea e nuora prediletta del padre : Laura.

Le famiglie sono famiglie, e chissà ancora per quanto impediranno, nasconderanno, confonderanno

È il tempo dei matrimoni combinati e senza amore, il tempo del “panno freddo” metodo con cui venivano uccise, lentamente, subito dopo la nascita, le creature non desiderate; e le creature non desiderate erano sempre femmine. È il tempo in cui i “panni sporchi” si lavano in famiglia, mantenendo fuori quella facciata di perbenismo necessaria ai nobili e al potere. Il tempo delle violenze e delle umiliazioni subite e inconfessate, dei tradimenti nascosti di cui tutti sanno, degli amori fra cugini, della fedeltà cieca alla famiglia che deve e rimane comunque sempre unita. La famiglia come valore, negativo quanto positivo, è al centro di tutto il romanzo, anche quando si fa riferimento alla politica. “La politica è ciò che tiene assieme qualsiasi aggregazione umana e non c’è nulla di più politico di una famiglia”.

Simonetta Agnello Hornby ritratto-fonte unive.it
Simonetta Agnello Hornby ritratto-fonte unive.it

Una saga familiare come tante già lette

La sessualità descritta in tutta la prima parte del romanzo, lo fa sembrare scritto più da un uomo che da una donna, dal momento che manca di quella delicatezza che certe questioni meriterebbero, di quella sensualità che la penna femminile sa esprimere. Ma la Agnello Hornby scivola soprattutto su questioni politiche, descrivendo, per esempio, gli americani solo come invasori che nulla di buono hanno apportato alla nostra cultura. Per il suo sguardo, la nostra civiltà, deve il suo meglio solo agli arabi, dimenticando quanto abbiamo fatto e subito per liberarcene, per diventare il popolo libero che siamo.

Altro scivolone clamoroso e offensivo, riguarda la frase che fa pronunciare a Laura. Quest’ultima afferma che nel mondo di Cristo, come adultera, sarebbe stata lapidata, cancellando di fatto il “chi è senza peccato scagli la prima pietra” che mise fine più di 2000 anni fa , a una barbarie che vige come legge, ancora oggi, in quel mondo arabo a lei tanto caro.

Dal momento che, da avvocato, in Inghilterra, si occupa di problematiche legate proprio alle donne musulmane, appare davvero singolare il suo attacco “bugiardo” alla radici cristiane del suo paese d’origine e dell’Europa tutta. E ancora più singolare appare il fatto che finga di non essersi accorta che le società più arretrate sono proprio quelle in cui le donne sono sottomesse. Risulta quindi oltremodo sgradevole il pensiero che chi scrive possa pensare di rivolgersi ad un pubblico incolto, o solo al suo pubblico più affezionato, connivente con le sue affermazioni mistificatorie. Si dice che i libri ti scelgano, e nonostante la cassa di risonanza che i media le hanno sempre riservato, avevo ogni volta scelto di non leggere i suoi. Avevo fatto bene.

Cristina Di Maggio

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